Sicet Palermo-Trapani: serve cambio di paradigma nelle politiche abitative
«L’avevano sfrattato perché non riusciva a pagare l’affitto, nonostante avesse un lavoro regolare, ma lui non si è arreso e per mesi ha cercato casa pubblicando annunci sui social. Nessuno gli ha però risposto e lui non ha detto nulla a nessuno e non ha chiesto aiuto, forse vergognandosi della sua situazione. Così non gli è rimasto che andare a vivere e dormire in un garage: dove è morto lunedì, forse stroncato dal freddo che potrebbe aver aggravato il problema cardiaco di cui soffriva». Questo l’inizio di un articolo pubblicato oggi dall’ANSA.
Non serve commentare, ma probabilmente può servire sapere che non si trattava di un immigrato clandestino né di un senza fissa dimora, un extracomunitario o un altro “paria contemporaneo”; era un italiano come ce ne sono tanti, con un lavoro regolare e uno stipendio. Ma uno stipendio troppo basso per pagare l’affitto. Il rapporto 2024 della Caritas su povertà ed esclusione sociale in Italia dedica un intero capitolo (il terzo) alle (mancate) politiche abitative ed alla nuova forma di povertà che si sta diffondendo nel paese. Questi nuovi poveri sono impiegati ed operai che pur regolarmente inseriti nel mondo del lavoro vedono erodere il reddito familiare da un’aliquota sempre maggiore delle spese per l’abitare: ormai questa voce incide per circa il 40% sul reddito delle famiglie.
Appare quindi sempre più anacronistico e antistorico continuare a parlare di “emergenza abitativa”, quando l’assenza di soluzioni strutturali e il definanziamento degli strumenti socio-assistenziali di sostegno delineano uno scenario di consapevole abbandono della questione. Basti pensare alle risorse poste in bilancio (nazionale, piuttosto che regionale o territoriale) per le politiche di inclusione. In Sicilia le somme individuate per progetti di “Contrasto ai fenomeni del disagio abitativo” nell’ambito del PR FESR Sicilia 2021-2027, alla data del 28 novembre, rappresentano l’1 % del totale (24 Milioni a fronte di un totale di 1.650 milioni).
E non sono rivolte ai Comuni, ma a potervi accedere saranno esclusivamente gli Istituti Autonomi Case Popolari, una limitazione che condiziona capacità progettuale ed efficacia realizzativa. In un contesto come questo la notizia dell’Ansa, nella sua drammaticità, rappresenta una terribile conferma del disastro che stiamo vivendo e, senza un immediato cambio di paradigma nell’affrontare le politiche abitative, per dirlo con le parole della Caritas: «L’abitare sarà la nostra occasione di scandalo verso i poveri e verso la nostra stessa fede».