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Lombardia, confermata sentenza del Tribunale di Milano: non si possono discriminare i cittadini stranieri per case popolari

La Corte d’Appello conferma la sentenza del Tribunale di Milano sulla discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri nell’assegnazione delle case popolari. Le norme regionali dovranno essere obbligatoriamente modificate, togliendo ogni disparità di trattamento tra cittadini italiani e stranieri. L’unica discriminante dovrà essere la condizione di bisogno e non il Paese d’origine di chi fa la domanda. Il nuovo Assessore Regionale Paolo Franco convochi subito il Sindacato per un confronto sulle urgenti modifiche alle norme regionali sulle case popolari.

Abbiamo perso il conto sul numero di volte che la Regione Lombardia è stata condannata a rimuovere norme specifiche sull’accesso alle case popolari perché incostituzionali e/o discriminatorie. Quest’ultima Sentenza della Corte di Appello – Sezione delle Persone, dei Minori e della Famiglia – ha suggellato in modo definitivo quanto già ordinato dal Tribunale di Milano, cioè di modificare Regolamento delle assegnazioni, sia nella parte relativa alla residenza quinquennale (già dichiarata incostituzionale dalla Corte nell’ambito dello stesso procedimento), sia nella parte che pone in carico ai soli cittadini stranieri la presentazione di documentazione sull’impossidenza immobiliare, estendo tale condizione anche a quelli titolari di permesso umanitario, protezione internazionale o altri “casi speciali”.

Ora la Regione dovrà obbligatoriamente cambiare le norme regolamentari per l’accesso alle case popolari. Per dare un peso specifico alla disfatta regionale basterebbe andare a riprendere le dichiarazioni compiaciute di qualche Assessori regionale e, perfino, del Presidente Fontana, in sede di approvazione e presentazione del Regolamento 4/2017, su quelli che erano i capisaldi del nuovo modello lombardo dell’edilizia popolare: alla prova dei fatti si sono tutti dissolti perché illegittimi o, più semplicemente, inapplicabili alla realtà.

E’ avvilente dovere constatare, ancora una volta, come dietro il paravento del populismo più sciocco, della discriminazione più becera e della malcelata voglia di punire ed escludere i più poveri, si nasconde l’inconsistenza politica più banale e l’assenza di cultura istituzionale. Spiace che molti Comuni, anche importanti, non abbiano sentito nel tempo la necessità di contrastare, pur avendone la competenza e la necessità, le sciagurate scelte regionali, ma le abbiano accettate supinamente e, qualche volta, anche condivise. Ora ciò che serve è che il nuovo Assessore alla Casa trovi il coraggio di prendere finalmente atto del fallimento di queste politiche e inizi un confronto serio con il Sindacato per riformare integralmente la legislazione regionale sull’edilizia residenziale pubblica e, più in generale, sulla casa, per rispondere a una domanda sociale di alloggi che coinvolge decine di migliaia di cittadini.

Roberta Vaia - Segretaria Cisl Lombardia
Leo Spinelli - Segretario generale Sicet Cisl Lombardia

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