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Firenze, Tognoni (Sicet Toscana): «Serve un piano strutturale per il diritto all’abitare»

«La situazione degli sfratti a Firenze è preoccupante», avverte Fabio Tognoni, segretario regionale del Sicet, che in un’intervista del quotidiano La Nazione denuncia la crescita dell’emergenza abitativa. Secondo il sindacalista, nel 2024 sono stati registrati circa 600 nuovi provvedimenti di sfratto nella provincia, con oltre 550 esecuzioni tramite forza pubblica. Un trend che «per il 2025 pare confermato». La causa principale, spiega Tognoni, è la morosità incolpevole: «Le difficoltà non derivano da cattiva volontà degli inquilini, ma dall’aumento del costo della vita e dagli affitti troppo alti rispetto ai redditi». Oggi, in città, «un monolocale costa in media 800 euro, un bilocale 950, un trilocale circa mille e un appartamento più ampio supera facilmente i 1.200 euro al mese”» In alcuni casi, aggiunge, «per un appartamento vengono chiesti anche 1.500 euro». A pesare sul mercato è anche la crescita degli affitti turistici che, secondo Tognoni, «hanno drogato il mercato rendendo sempre più difficile trovare un alloggio a buon prezzo».

Un ulteriore nodo riguarda le case popolari. Nel 2023 in Toscana sono arrivate ai Comuni 17.699 richieste di alloggio popolare, di cui 4.798 escluse. Gli appartamenti assegnati sono stati 1.306 (979 tramite graduatoria e i restanti per emergenze), con una copertura pari appena al 6,3% dei richiedenti. Spiega Tognoni: «Attualmente, a livello regionale, ci sono circa 4.400 alloggi popolari sfitti, di cui 500 già ristrutturati. Ma le famiglie in difficoltà abitativa sono circa 200 mila». I nuclei più colpiti, sottolinea, “sono quelli con redditi medio-bassi, lavoratori precari, donne sole con figli, ma anche pensionati e over 65 senza casa di proprietà. E il problema non risparmia né italiani né stranieri». Ma c’è anche qualche buona notizia: «Il Comune di Firenze ha riattivato il bando per l’emergenza sfratti e sono attive misure di sostegno all’affitto e alloggi di transizione». Tuttavia, gli strumenti messi in campo non bastano: secondo il sindacalista, «la portata del problema richiede un piano strutturale sul diritto all’abitare».

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