A Modena aumenta del 24,7% il ricorso agli affitti a canone concordato
Il diritto alla casa è il pilastro di ogni Comunità e di ogni progetto di vita. Senza casa non può esserci famiglia, senza casa non c’è dignità. E’ evidente che dal rapporto tra stipendi magri e affitti alle stelle non possano che nascere distorsioni e situazioni di emarginazione. Lo dimostra la ricerca del Sole 24 Ore, dai cui numeri si vede come il mercato del mattone continui ad alimentare una bolla che colpisce come una mannaia il reddito delle famiglie.
Considerando il reddito complessivo netto di una famiglia modenese pari a poco meno di 39.000 euro, qui mediamente occorrono quasi 10.000 euro solo per sostenere il costo di un affitto. Se quella famiglia dell’ex classe media avesse anche un figlio al nido, dovrebbe sottrarre altri 5.000 euro. E così via con tutto il resto delle spese domestiche massacrate dall’inflazione. E’ così che risparmiare diventa una missione (quasi) impossibile e i consumi, nel loro insieme, rallentano.
La mano pubblica assume, quindi, un ruolo fondamentale. Sia innovando le soluzioni, sia rendendole accessibili. Come? Lo spiega Eugenia Cella, che non solo è la Segretaria generale del Sicet, il sindacato inquilini di Cisl Emilia Centrale ma è anche una dei protagonisti della modernizzazione che ha messo le ali al canone concordato 2.0 sul territorio: “Guardiamo bene i dati del Sole. A Modena abbiamo avuto un salto in avanti del 24.7% degli affitti a canone concordato rispetto al 2018. E’ il secondo dato migliore d’Italia dopo quello di Ascoli Piceno – spiega Cella –. Significa che abbiamo vinto una scommessa insieme a tutto il territorio e che i nuovi accordi territoriali per sostenere il canone concordato stanno funzionando. Accordi che sono partiti il 1° settembre 2023 nel Capoluogo e che da inizio anno sono operativi in tutti e 47 i Comuni della provincia”.
COME FUNZIONA IL CANONE CONCORDATO E QUANDO CONVIENE
Chi affitta a canone concordato viene premiato con meno tasse da pagare. I soldi guadagnati con l’affitto non si cumulano con gli altri redditi, sono tassati solo al 10% con la cedolare secca e non al 21%. Facciamo un esempio: su 6.000 euro di entrate da locazione in un anno, il proprietario pagherebbe 600 euro e non 1.260 euro. In aggiunta a questo, viene applicato di default uno sconto del 25% sull’Imu. Ciò è possibile in tutti e 47 i Comuni della provincia di Modena, grazie agli accordi sottoscritti. Per i contratti sotto cedolare secca non andranno pagate l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione.
Il canone concordato conviene fiscalmente anche a chi prende in affitto un alloggio: può disporre di detrazioni maggiori rispetto al contratto classico 4+4 anni.
E’ dimostrato, inoltre, che il canone concordato riduce in modo drastico i casi di morosità anche per le spese condominiali: l’inquilino che non è strozzato con un affitto fuori portata avrà meno problemi a sostenere anche le spese condominiali. Infine, il contratto di affitto a canone concordato dura meno (3+2 anni) rispetto al classico contratto 4+4 del mercato ordinario.
ALCUNI ESEMPI MODENESI
In zona Policlinico l’affitto di un alloggio a canone concordato di 70 mq con aria condizionata, ascensore, garage, balcone e porta blindata, costa il 45% in meno: dai 430 ai 520 euro al mese, a fronte degli 800 euro di canone sul mercato privato. Un monolocale di 45 mq a Baggiovara costerebbe in affitto a canone concordato da 435 a 560, a fronte di 8-900 euro sul mercato immobiliare.
COSA CHIEDE SICET CISL AI COMUNI PIU’ GRANDI:
IMU SMART PER CHI AFFITTA A CANONE CONCORDATO
Lo sconto del 25% sull’Imu è una condizione di default, uguale in tutti e 47 i Comuni della provincia che applicano l’accordo per il canone concordato. “Ma si può fare di più, come dimostra Modena capoluogo, che ha introdotto una aliquota Imu agevolata al 7.6% per chi affitta a canone concordato – prosegue Cella –. E’ il caso più virtuoso e chiediamo ai Comuni ad alta densità abitativa (Sassuolo, Castelfranco, Formigine, Carpi e Campogalliano) di adottare questa soluzione light. L’impatto sul bilancio sarebbe ampiamente assorbito da un maggior numero di famiglie con un affitto a prezzi ragionevoli e ciò permetterebbe di calibrare ancora meglio le scelte di Edilizia residenziale sociale”.
A MODENA L’AFFITTO AGEVOLATO PER UNA SOLA STANZA
Questa è una novità testata per primi a Modena rispetto a tutta Italia, prevede l’affitto a stanza ammobiliata (si può anche avere il bagno esclusivo) per studenti (da 6 mesi ad un massimo di 36 mesi, rinnovabili), lavoratori, per chi è trasfertista (da 1 mese fino ad un massimo di 18 mesi).
Tradotto in euro, col canone concordato uno dei 50 postini che nel 2023 sono arrivati a Modena con un contratto di 6 mesi avrebbe pagato 280 euro anziché 600 euro per la sua stanza. Evitando di dormire in auto, come è accaduto spesso. Uno studente, in zona semicentrale, a Modena pagherebbe la sua stanza 280 euro al mese (330 con il bagno esclusivo). Un gran risparmio.
UNA CITTADELLA UNIVERSITARIA DIFFUSA SUL TERRITORIO
“Invitiamo tutti i comuni confinanti con Modena a promuovere l’opportunità dell’affitto per una sola stanza a favore degli studenti. In questo modo si realizzerebbe una cittadella universitaria diffusa, capace di alleggerire il carico sul capoluogo e di dare risposte ai ragazzi e alle ragazze che scelgono Unimore. Parliamo di territori come Formigine, Carpi, Castelfranco, Sassuolo a pochi minuti di treno da Modena. Anche in questo caso, sarebbe opportuno che venisse seguito il modello del capoluogo, che applica il beneficio ulteriore di un Imu smart al 7.6% per le stanze affittate per più di 12 mesi”, evidenzia la numero uno del Sicet di Cisl Emilia Centrale.
IN PARTENZA IL NUOVO BANDO PER IL FONDO AFFITTO
Se il canone concordato può essere la grande risposta per il diritto alla casa della classe media, lo strumento del fondo affitto è dedicato alle situazioni più fragili.
Tra il 19 settembre e il 15 ottobre usciranno i bandi nei vari comuni e, per la prima volta, la Regione ha tenuto conto in modo rilevantissimo dell’incidenza dell’affitto sul reddito, prevedendo un importante assegno annuale a favore di chi ha un Isee fino a 8.000 euro. Sostenere questi nuclei significa evitare che scivolino verso una situazione di crisi grave che potrebbe essere affrontata solo con un numero extra di alloggi popolari oggi mancanti.