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Violenza domestica, Falotico: “Niente casa popolare a chi si macchia di delitti familiari è norma di civiltà”

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Niente casa popolare per chi si macchia di delitti di violenza domestica. È quanto prevede la legge n. 4/2018, entrata in vigore lo scorso 16 febbraio, che modifica alcune norme del codice civile, del codice penale e del codice di procedura penale. La nuova norma dispone che, in caso di condanna, anche non definitiva, o di applicazione della pena su richiesta delle parti per i reati, consumati o tentati, contro la famiglia e contro la persona, il condannato assegnatario di un alloggio di edilizia residenziale pubblica decade dalla relativa assegnazione. La norma stabilisce anche che le altre persone conviventi subentrano nella titolarità del contratto conservando così il diritto di abitazione. 

Per il segretario nazionale del Sicet Cisl, Nino Falotico, “si tratta di una norma di civiltà che sana finalmente una palese ingiustizia e mira a tutelare gli orfani e i coniugi superstiti vittime di violenze e reati domestici che fino ad oggi, oltre al danno della violenza subita, pativano anche la beffa dell’allontanamento in strutture protette, mentre l’abitazione restava nella disponibilità del reo. Ora chi si macchia di violenza domestica - spiega Falotico - perde il diritto alla casa anche solo in caso di condanna in primo grado. È un passo avanti importante nel nostro ordinamento civile e penale perché introduce una tutela reale della parte più debole dei nuclei familiari, come le donne oggetto di violenza da parte dei coniugi o i figli, minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti, rimasti orfani di un genitore a causa di un crimine commesso dall’altro genitore”.

“Se consideriamo che oltre la metà delle violenze contro le donne si consuma tra le mura domestiche per mano del coniuge o convivente - conclude il segretario del Sicet Cisl - l’auspicio è che questa norma, oltre a sanzionare i comportamenti violenti, contribuisca a far maturare nella società italiana, in particolare tra le nuove generazioni, quella cultura del rispetto che è alla base di ogni pacifica convivenza”.

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