Sintesi dell'intervento del segretario generale Fabrizio Esposito all'evento Sicet-Anolf
Il segretario generale del Sicet Cisl Fabrizio Esposito è intervenuto nei giorni scorsi ad un incontro promosso dal sindacato inquilini insieme all’Anolf Cisl sul tema «L’abitazione luogo e bene comune». Un tema, quello della casa, che riguarda molto da vicino proprio gli stranieri e «tutti coloro che hanno la necessità di integrarsi socialmente e invece rischiano di rimanere emarginati perché economicamente svantaggiati», ha rimarcato nel suo intervento Esposito. «L’Istat – ha ricordato il segretario del Sicet – ci dice che il 45% delle famiglie in povertà assoluta (983.000 su oltre 2 milioni di famiglie) vive in affitto, mentre se guardiamo a tutta la popolazione solo il 20% circa vive in affitto. Quindi c’è un collegamento stretto fra la povertà e il fatto di vivere in affitto. Il paradosso è queste famiglie, soprattutto nelle grandi città, spesso sono costrette a pagare affitti che sono più alti di quella che sarebbe la rata del mutuo e spesso finiscono in emergenza abitativa, oppure sono costretti ad andare a vivere molto lontano da dove lavorano o ad affittare abitazioni sotto standard o, in alternativa, si punta sulla coabitazione con altri nuclei familiari».
Se si restringe il campo alla sola popolazione straniera, la correlazione tra povertà e status di inquilino diventa ancora più marcata e stringente: «L’Istat ci dice che gli stranieri in povertà assoluta sono oltre 1,7 milioni e che tra le famiglie composte esclusivamente da stranieri il 33% è in povertà assoluta, per quelle miste e con all’interno almeno uno straniero si passa al 29%, mentre per quelle composte da soli italiani si scende fino al 6,4%. Tra le famiglie povere con stranieri il 75% vive in affitto e solo il 16% ha una casa di proprietà, mentre le famiglie povere composte da soli italiani che vivono in affitto sono il 32%, mentre la restante parte ha la fortuna di avere quanto meno una casa di proprietà (il 53,5%) o in comodato gratuito».
Esposito ha anche ricordato che il Sicet chiede da tempo «una politica sociale che garantisca ai ceti popolari abitazioni dignitose e a costi sostenibili», in primis aumentando l’offerta di case popolari che in Italia sono solo 800 mila mentre in Francia sono 5 milioni. «Case popolari che invece sono sempre più abbandonate a sé stesse perché richiedono investimenti pubblici sia per la manutenzione, cosa che spiega lo sfitto per mancati ripristini, che per sostenere un’utenza che è molto spesso disagiata attraverso un ampliamento dell’offerta di case popolari che invece viene sacrificata a favore dell’housing. Non si costruiscono più case popolari per i più poveri ma al limite per quelli che hanno una capacità economica maggiore e che pongono meno problemi sul piano sociale attraverso il cosiddetto housing sociale con affitti che sono poi quasi di mercato. E intanto le vecchie case popolari vengono facilmente vendute per fare cassa o addirittura c’è chi vorrebbe trasferirle direttamente ai fondi immobiliari privati per liberarsi della patata bollente».