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Casa, la Cassazione dà il via libera alla cedolare secca sulle locazioni da parte di imprese

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Con la sentenza n. 12395/24 la sezione tributaria della Corte di cassazione ha risolto un contrasto interpretativo tra l’Agenzia delle entrate e alcune commissioni di giustizia tributaria circa la possibilità di usufruire della cedolare secca nel caso di contratti ad uso abitativo in cui il conduttore è un’impresa. Lo rende noto il segretario generale del Sicet Cisl Fabrizio Esposito. Come è noto, la norma (art. 3, co. 6 del Decreto legislativo 23/2011) stabilisce che la possibilità di utilizzare la cedolare secca è riservata soltanto alle persone che non affittano nell’ambito di un’attività professionale o di impresa. Ora la Cassazione risolve la questione nel senso che nessun problema si pone invece nel caso in cui il conduttore sia un’impresa.

Secondo Esposito «la decisione avrà ripercussioni non indifferenti sul mercato del lavoro e su quello delle locazioni», in particolare «in quei contesti territoriali dove l’offerta di lavoro rimane parzialmente insoddisfatta, sia a causa dell’elevato costo degli alloggi che disincentiva la mobilità dei lavoratori, sia per la tendenza della proprietà ad affittare soltanto in presenza di forti garanzie di solvibilità. Sotto questo punto di vista si rafforza una convergenza di interessi fra il mondo del lavoro e i sindacati degli inquilini stante la necessità di ottenere condizioni contrattuali migliori a fronte di un’assunzione diretta degli obblighi da parte delle imprese».

Oltre alla necessità di monitorare e rafforzare in generale la contrattazione sindacale prevista dalla legge 431/98, il sindacato inquilini della Cisl sollecita appositi benefici fiscali a favore delle imprese che stipulano contratti di locazione a canone concordato per alloggi da destinare a lavoratori fuori sede. «Essendo intervenuta questa sentenza che di fatto estende gli sgravi fiscali in favore delle imprese che stipulano contratti ad uso abitativo – sottolinea Esposito – siamo chiamati ad intervenire concretamente poiché occorre contrastare la diffusione dei contratti ad uso foresteria del tutto deregolamentati e che notoriamente si prestano a fenomeni speculativi e/o ritorsivi non soltanto da parte dei proprietari, ma a volte anche di coloro che assumono formalmente e giuridicamente la veste di conduttore».

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