Il presente Decreto Legislativo è stato modificato
dal Decreto Legislativo
8 novembre 1997, n. 389
Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22
Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi
e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che lo Stato italiano si è assunto il dovere di recepire nell’ordinamento
interno le direttive dell’Unione Europea e che, per effetto degli articoli 10 e
11 della Costituzione, le norme contenute in dette direttive, se di applicazione
incondizionata, prevalgono nei settori di competenza, sempre nel rispetto dei principi
fondamentali dell’ordinamento e dei diritti inalienabili della persona umana garantiti
dalla Costituzione;
Viste le direttive CE 91/156, 91/689 e 94/62, che costituiscono un sistema compiuto
di disciplina del settore dei rifiuti, al quale è necessario fare riferimento per
rinvenire le linee di intervento cui il legislatore nazionale è comunque tenuto
ad adeguarsi nel recepimento delle direttive stesse;
Visto l’articolo 1 della legge 22 febbraio 1994, n. 146, recante delega al Governo
per l’attuazione delle direttive 91/156/CEE, del Consiglio del 18 marzo 1991, che
modifica la direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti, e 91/689/CEE, del Consiglio
del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi, come modificata dalla direttiva
94/31/CE, del Consiglio del 27 giugno 1994;
Visti gli articoli 2, 36 e 38 della legge 22 febbraio 1994, n. 146;
Visto l’articolo 1 della legge 6 febbraio 1996, n. 52, recante delega al Governo
per l’attuazione della direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
del 20 dicembre 1994, sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio;
Visti gli articoli 3, 6 e 43 della legge 6 febbraio 1996, n. 52;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione
del 20 settembre 1996;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari della Camera dei deputati
e del Senato della Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 30
dicembre 1996;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’ambiente,
di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato, della
sanità, dei trasporti e della navigazione, delle risorse agricole, alimentari e
forestali, dell’interno, delle finanze, per la funzione pubblica e gli affari regionali,
degli affari esteri, di grazia e giustizia e del tesoro;
In applicazione degli articoli 76 e 87 della Costituzione;
Emana il seguente decreto legislativo:
TITOLO I
GESTIONE DEI RIFIUTI
Capo I
Principi generali
Art. 1
Campo d’applicazione
- Il presente decreto disciplina la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi,
degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi, fatte salve disposizioni specifiche
particolari o complementari, conformi ai principi del presente decreto, adottate
in attuazione di direttive comunitarie che disciplinano la gestione di determinate
categorie di rifiuti.
- Le regioni a statuto ordinario regolano la materia disciplinata dal presente
decreto nel rispetto delle disposizioni in esso contenute che costituiscono principi
fondamentali della legislazione statale ai sensi dell’articolo 117, comma 1, della
Costituzione.
- Le disposizioni di principio del presente decreto costituiscono norme di riforma
economico - sociale nei confronti delle regioni a statuto speciale e delle province
autonome aventi competenza esclusiva in materia, le quali provvedono ad adeguare
i rispettivi ordinamenti entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
Art. 2
Finalità
- La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è disciplinata
dal presente decreto al fine di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente
e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi.
- I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute
dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio
all’ambiente e, in particolare:
- senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e
la flora;
- senza causare inconvenienti da rumori o odori;
- senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati
in base alla normativa vigente.
- La gestione dei rifiuti si conforma ai princìpi di responsabilizzazione e
di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione,
nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nel rispetto dei
princìpi dell’ordinamento nazionale e comunitario.
- Per il conseguimento delle finalità del presente decreto lo Stato, le regioni
e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze ed in conformità alle
disposizioni che seguono, adottano ogni opportuna azione avvalendosi, anche mediante
accordi e contratti di programma, di soggetti pubblici e privati qualificati.
Art. 3
Prevenzione della produzione di rifiuti
- Le autorità competenti adottano, ciascuna nell’ambito delle proprie attribuzioni,
iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione
della produzione e della pericolosità dei rifiuti mediante:
- lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un
maggiore risparmio di risorse naturali;
- la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di eco-audit,
analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione
dei consumatori, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini
della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente
durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo;
- la messa a punto tecnica e l’immissione sul mercato di prodotti concepiti
in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione,
il loro uso od il loro smaltimento, ad incrementare la quantità, il volume e
la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di inquinamento;
- lo sviluppo di tecniche appropriate per l’eliminazione di sostanze pericolose
contenute nei rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti;
- la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino le capacità e
le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti;
- la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione
ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti.
Art. 4
Recupero dei rifiuti
- Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono
la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:
- il reimpiego ed il riciclaggio;
- le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti;
- l’adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto
che prevedano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire
il mercato dei materiali medesimi;
- l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo
per produrre energia.
- Il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima debbono essere
considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero.
- Al fine di favorire e incrementare le attività di riutilizzo, di riciclaggio
e di recupero le autorità competenti ed i produttori promuovono analisi dei cicli
di vita dei prodotti, eco-bilanci, informazioni e tutte le altre iniziative utili.
- Le autorità competenti promuovono e stipulano accordi e contratti di programma
con i soggetti economici interessati al fine di favorire il riutilizzo, il riciclaggio
ed il recupero dei rifiuti, con particolare riferimento al reimpiego di materie
prime e di prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata con la possibilità di
stabilire agevolazioni in materia di adempimenti amministrativi nel rispetto delle
norme comunitarie ed il ricorso a strumenti economici.
Art. 5
Smaltimento dei rifiuti.
- Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza
e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti.
- I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile
ridotti potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di riciclaggio
e di recupero.
- Lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il ricorso ad una rete integrata
ed adeguata di impianti di smaltimento, che tenga conto delle tecnologie più
perfezionate a disposizione che non comportino costi eccessivi, al fine di:
- realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non
pericolosi in ambiti territoriali ottimali;
- permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati
più vicini, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto
del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati
tipi di rifiuti;
- utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado
di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.
- A partire dal 1° gennaio 1999 la realizzazione e la gestione di nuovi impianti
di incenerimento possono essere autorizzate solo se il relativo processo di
combustione è accompagnato da recupero energetico con una quota minima di trasformazione
del potere calorifico dei rifiuti in energia utile, calcolata su base annuale,
stabilita con apposite norme tecniche.
- Dal 1° gennaio 1999 è vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in
regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi gli accordi
regionali o internazionali esistenti alla data di entrata in vigore del presente
decreto. Eventuali nuovi accordi regionali potranno essere promossi nelle forme
previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, qualora gli aspetti territoriali
e l’opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza
servita lo richiedano.
- Dal 1° gennaio 2000 è consentito smaltire in discarica solo i rifiuti inerti,
i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche ed i rifiuti che residuano
dalle operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento di cui ai punti
D2, D8, D9, D10 e D11 di cui all’allegato B. Per casi di comprovata necessità
e per periodi di tempo determinati il Presidente della regione, d’intesa con
il Ministro dell’ambiente, può autorizzare lo smaltimento in discarica nel rispetto
di apposite prescrizioni tecniche e delle norme vigenti in materia.
- 6-bis.
- L’autorizzazione di cui al comma 6 deve indicare i presupposti della deroga
e gli interventi previsti per superare la situazione di necessità, con particolare
riferimento ai fabbisogni, alla tipologia e alla natura dei rifiuti da smaltire
in discarica, alle iniziative ed ai tempi di attuazione delle stesse, nonché alle
eventuali integrazioni del piano regionale. Ai fini dell’acquisizione dell’intesa
il Ministro dell’ambiente si pronuncia entro 90 giorni dal ricevimento del relativo
provvedimento, decorso inutilmente tale termine l’intesa si intende acquisita.
Art. 6
Definizioni
- Ai fini del presente decreto si intende per:
- rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate
nell’allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo
di disfarsi;
- produttore: la persona la cui attività ha prodotto rifiuti e la persona
che ha effettuato operazioni di pretrattamento o di miscuglio o altre operazioni
che hanno mutato la natura o la composizione dei rifiuti;
- detentore: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che
li detiene;
- gestione: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti,
compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche
e degli impianti di smaltimento dopo la chiusura;
- raccolta: l’operazione di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti
per il loro trasporto;
- raccolta differenziata: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani
in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organica umida, destinate
al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima;
- smaltimento: le operazioni previste nell’allegato B;
- recupero: le operazioni previste nell’allegato C;
- luogo di produzione dei rifiuti: uno o più edifici o stabilimenti o siti
infrastrutturali collegati tra loro all’interno di un’area delimitata in cui
si svolgono le attività di produzione dalle quali originano i rifiuti;
- stoccaggio: Le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito
preliminare di rifiuti di cui al punto D15 dell’allegato B, nonché le attività
di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva di materiali di
cui al punto R13 dell’allegato C;
- deposito temporaneo: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della
raccolta, nel luogo in cui sono prodotti alle seguenti condizioni:
- i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani,
policlorodibenzofenoli in quantità superiore a 2,5 ppm né policlorobifenile,
policlorotrifenili in quantità superiore a 25 ppm;
- i rifiuti pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni
di recupero o di smaltimento con cadenza almeno bimestrale indipendentemente
dalle quantità in deposito, ovvero, in alternativa, quando il quantitativo
di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 10 metri cubi; il termine di
durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti
in deposito non supera i 10 metri cubi nell’anno o se, indipendentemente dalle
quantità, il deposito temporaneo è effettuato in stabilimenti localizzati
nelle isole minori;
- i rifiuti non pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni
di recupero o di smaltimento con cadenza almeno trimestrale indipendentemente
dalle quantità in deposito, ovvero, in alternativa, quando il quantitativo
di rifiuti non pericolosi in deposito raggiunge i 20 metri cubi; il termine
di durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti
in deposito non supera i 20 metri cubi nell’anno o se, indipendentemente dalle
quantità, il deposito temporaneo è effettuato in stabilimenti localizzati
nelle isole minori;
- il deposito temporaneo deve essere effettuato per tipi omogenei e nel
rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi,
nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose
in essi contenute;
- devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura
dei rifiuti pericolosi;
- [deve essere data notizia alla Provincia del deposito temporaneo di rifiuti
pericolosi];
- bonifica: ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto
dalla stessa contaminato fino al raggiungimento dei valori limite conformi all’utilizzo
previsto dell’area;
- messa in sicurezza: ogni intervento per il contenimento o isolamento definitivo
della fonte inquinante rispetto alle matrici ambientali circostanti;
- combustibile da rifiuti: il combustibile ricavato dai rifiuti urbani mediante
trattamento finalizzato all’eliminazione delle sostanze pericolose per la combustione
ed a garantire un adeguato potere calorico, e che possieda caratteristiche specificate
con apposite norme tecniche;
- composto da rifiuti: prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica
dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate a definirne
contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria, e in particolare
a definirne i gradi di qualità.
Art. 7
Classificazione
- Ai fini dell’attuazione del presente decreto i rifiuti sono classificati,
secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche
di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
- Sono rifiuti urbani:
- i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti
ad uso di civile abitazione;
- i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi
da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e
quantità, ai sensi dell’articolo 21, comma 2, lettera g);
- i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
- i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree
pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o
sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
- i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree
cimiteriali;
- i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti
provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b),
c) ed e).
- Sono rifiuti speciali:
- i rifiuti da attività agricole e agroindustriali;
- i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i
rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo;
- i rifiuti da lavorazioni industriali;
- i rifiuti da lavorazioni artigianali;
- i rifiuti da attività commerciali;
- i rifiuti da attività di servizio;
- i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti,
i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque
e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
- i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
- i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
- i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.
- Sono pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell’elenco di cui all’allegato
D sulla base degli allegati G, H ed I.
Art. 8
- Sono esclusi dal campo di applicazione del presente decreto gli effluenti
gassosi emessi nell’atmosfera, nonché, in quanto disciplinati da specifiche disposizioni
di legge:
- i rifiuti radioattivi;
- i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento,
dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave;
- le carogne ed i seguenti rifiuti agricoli: materie fecali ed altre sostanze
naturali non pericolose utilizzate nell’attività agricola ed in particolare
i materiali litoidi o vegetali riutilizzati nelle normali pratiche agricole
e di conduzione dei fondi rustici e le terre da coltivazione provenienti dalla
pulizia dei prodotti vegetali eduli;
- [le attività di trattamento degli scarti che danno origine ai fertilizzanti,
individuati con riferimento alla tipologia e alle modalità d’impiego ai sensi
della legge 19 ottobre 1984, n. 748, e successive modifiche ed integrazioni.
Agli insediamenti che producono fertilizzanti anche con l’impiego di scarti
si applicano le disposizioni di cui all’articolo 33];
- le acque di scarico, esclusi i rifiuti allo stato liquido;
- i materiali esplosivi in disuso.
- 1-bis.
- Non sono in ogni caso assimilabili ai rifiuti urbani i rifiuti derivanti dalle
lavorazioni di minerali e di materiali da cava.
- [Sono altresì esclusi dal campo di applicazione del presente decreto:
- i materiali litoidi o vegetali riutilizzati nelle normali pratiche agricole
o di conduzione dei fondi rustici comprese le terre da coltivazione provenienti
dalla pulizia dei prodotti vegetali eduli;
- le frazioni merceologiche provenienti da raccolte finalizzate effettuate
direttamente da associazioni, organizzazioni ed istituzioni che operano per
scopi ambientali o caritatevoli, senza fini di lucro;
- i materiali non pericolosi che derivano dall’attività di scavo].
- [Le attività di recupero di cui all’allegato C effettuate nel medesimo luogo
di produzione dei rifiuti, ad eccezione del recupero dei rifiuti come combustibile
o altro mezzo per produrre energia, in quanto parte integrante del ciclo di produzione,
sono escluse dal campo di applicazione del presente decreto].
- [Le disposizioni del presente decreto si applicano agli scarti dell’industria
alimentare destinati al consumo umano od animale qualora gli stessi non siano
disciplinati da specifiche norme di tutela igienico-sanitaria].
Art 9
Divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi.
- È vietato miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi di cui all’allegato
G ovvero rifiuti pericolosi di cui all’allegato G con rifiuti non pericolosi.
- In deroga al divieto di cui al comma 1, la miscelazione di rifiuti pericolosi
tra loro o con altri rifiuti, sostanze o materiali, può essere autorizzata ai
sensi dell’articolo 28 qualora siano rispettate le condizioni di cui all’articolo
2, comma 2, ed al fine di rendere più sicuro il recupero e lo smaltimento dei
rifiuti.
- Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 51, comma 5,
chiunque viola il divieto di cui al comma 1 è tenuto a procedere a proprie spese
alla separazione dei rifiuti miscelati qualora sia tecnicamente ed economicamente
possibile e per soddisfare le condizioni di cui all’articolo 2, comma 2.
Art. 10
Oneri dei produttori e dei detentori
- Gli oneri relativi alle attività di smaltimento sono a carico del detentore
che consegna i rifiuti ad un raccoglitore autorizzato o ad un soggetto che effettua
le operazioni individuate nell’allegato B al presente decreto, e dei precedenti
detentori o del produttore dei rifiuti.
- Il produttore dei rifiuti speciali assolve i propri obblighi con le seguenti
priorità:
- autosmaltimento dei rifiuti;
- conferimento dei rifiuti a terzi autorizzati ai sensi delle disposizioni
vigenti;
- conferimento dei rifiuti ai soggetti che gestiscono il servizio pubblico
di raccolta dei rifiuti urbani, con i quali sia stata stipulata apposita convenzione;
- esportazione dei rifiuti con le modalità previste dall’articolo 16 del presente
decreto.
- La responsabilità del detentore per il corretto recupero o smaltimento dei
rifiuti è esclusa:
- in caso di conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di raccolta;
- in caso di conferimento dei rifiuti a soggetti autorizzati alle attività
di recupero o di smaltimento, a condizione che il detentore abbia ricevuto il
formulario di cui all’articolo 15 controfirmato e datato in arrivo dal destinatario
entro tre mesi dalla data di conferimento dei rifiuti al trasportatore, ovvero
alla scadenza del predetto termine abbia provveduto a dare comunicazione alla
provincia della mancata ricezione del formulario. Per le spedizioni transfrontaliere
di rifiuti tale termine è elevato a sei mesi e la comunicazione deve essere
effettuata alla regione.
Art. 11
Catasto dei rifiuti
- Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto,
il Ministro dell’ambiente, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano di cui all’articolo
12 della legge 23 agosto 1988, n. 400, provvede con proprio decreto alla riorganizzazione
del Catasto dei rifiuti istituito ai sensi dell’articolo 3 del decreto-legge 9
settembre 1988, n. 397, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre
1988, n. 475, e successive modificazioni, in modo da assicurare un quadro conoscitivo
completo e costantemente aggiornato, anche ai fini della pianificazione delle
connesse attività di gestione, sulla base del sistema di raccolta dei dati relativi
alla gestione dei rifiuti di cui alla legge 25 gennaio 1994, n. 70, utilizzando
la nomenclatura prevista nel Catalogo europeo dei rifiuti istituito con decisione
della Commissione delle Comunità Europee del 20 dicembre 1993, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. 5 del 7 gennaio 1994.
- Il Catasto è articolato in una sezione nazionale, che ha sede in Roma presso
l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) e in sezioni regionali
o delle province autonome presso le corrispondenti Agenzie regionali e delle province
autonome per la protezione dell’ambiente (ARPA) e, ove tali Agenzie non siano
ancora costituite, presso la Regione.
- Chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e di trasporto
di rifiuti, compresi i commercianti e gli intermediari di rifiuti, ovvero svolge
le operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti, nonché le imprese e gli
enti che producono rifiuti pericolosi e le imprese e gli enti che producono rifiuti
non pericolosi di cui all’articolo 7, comma 3, lettere c), d) e g), sono tenuti
a comunicare annualmente con le modalità previste dalla legge 25 gennaio 1994,
n. 70, le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti oggetto delle
predette attività. Sono esonerati da tale obbligo gli imprenditori agricoli di
cui all’articolo 2135 del codice civile con un volume di affari annuo non superiore
a lire quindicimilioni e, limitatamente alla produzione di rifiuti non pericolosi,
i piccoli imprenditori artigiani di cui all’articolo 2083 del codice civile che
non hanno più di tre dipendenti. Nel caso in cui i produttori di rifiuti conferiscano
i medesimi al Servizio pubblico di raccolta, la comunicazione è effettuata dal
gestore del servizio limitatamente alla quantità conferita.
- I comuni, o loro consorzi o comunità montane ovvero aziende speciali con finalità
di smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati comunicano annualmente secondo
le modalità previste dalla legge 25 gennaio 1994, n. 70, le seguenti informazioni
relative all’anno precedente:
- la quantità dei rifiuti urbani raccolti nel proprio territorio;
- i soggetti che hanno provveduto alla gestione dei rifiuti, specificando
le operazioni svolte, le tipologie e la quantità dei rifiuti gestiti da ciascuno;
- i costi di gestione e di ammortamento tecnico e finanziario degli investimenti
per le attività di gestione dei rifiuti, nonché i proventi della tariffa di
cui all’articolo 49;
- i dati relativi alla raccolta differenziata.
- Le Sezioni regionali e provinciali e delle Province autonome del Catasto provvedono
all’elaborazione dei dati ed alla successiva trasmissione alla Sezione nazionale
entro 30 giorni dal ricevimento, ai sensi dell’articolo 2, comma 2, della legge
25 gennaio 1994, n. 70, delle informazioni di cui ai commi 3 e 4. L’ANPA elabora
i dati, evidenziando le tipologie e le quantità dei rifiuti prodotti, raccolti,
trasportati, recuperati e smaltiti, nonché gli impianti di smaltimento e di recupero
in esercizio, e ne assicura la pubblicità.
- Fino all’emanazione del decreto di cui al comma 1 continuano ad applicarsi
le disposizioni vigenti in materia.
- La riorganizzazione del Catasto di cui ai commi 1 e 2 non deve comportare
oneri ulteriori ed aggiuntivi per il bilancio dello Stato.
Art. 12
Registri di carico e scarico
- 1. I soggetti di cui all’articolo 11, comma 3, hanno l’obbligo di tenere un
registro di carico e scarico, con fogli numerati e vidimati dall’Ufficio del registro,
su cui devono annotare, le informazioni sulle caratteristiche qualitative e quantitative
dei rifiuti, da utilizzare ai fini della comunicazione annuale al Catasto. Le
annotazioni devono essere effettuate:
- a) per i produttori almeno entro una settimana dalla produzione del rifiuto
e dallo scarico del medesimo;
- b) per i soggetti che effettuano la raccolta e il trasporto almeno entro
una settimana dalla effettuazione del trasporto;
- c) per i commercianti e gli intermediari almeno entro una settimana dalla
effettuazione della transazione relativa;
- d) per i soggetti che effettuano le operazioni di recupero e di smaltimento
entro ventiquattro ore dalla presa in carico dei rifiuti.
- 2. Il registro tenuto dagli stabilimenti e dalle imprese che svolgono attività
di smaltimento e di recupero di rifiuti deve, inoltre, contenere:
- a) l’origine, la quantità, le caratteristiche e la destinazione specifica
dei rifiuti;
- b) la data del carico e dello scarico dei rifiuti ed il mezzo di trasporto
utilizzato;
- c) il metodo di trattamento impiegato.
- 3. I registri sono tenuti presso ogni impianto di produzione, di stoccaggio,
di recupero e di smaltimento di rifiuti nonché presso la sede delle imprese che
effettuano attività di raccolta e trasporto, e presso la sede dei commercianti
e degli intermediari. I registri integrati con i formulari relativi al trasporto
dei rifiuti sono conservati per cinque anni dalla data dell’ultima registrazione,
ad eccezione dei registri relativi alle operazioni di smaltimento dei rifiuti
in discarica, che devono essere conservati a tempo indeterminato ed al termine
dell’attività devono essere consegnati all’autorità che ha rilasciato l’autorizzazione.
- 3-bis.
- I registri di carico e scarico relativi ai rifiuti prodotti dalle attività
di manutenzione delle reti e delle utenze diffuse svolte dai soggetti pubblici
e privati titolari di diritti speciali o esclusivi ai sensi della direttiva 93/38/CE
attuata con il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 158, che installano e gestiscono,
direttamente o mediante appaltatori, reti ed impianti per l’erogazione di forniture
e servizi di interesse pubblico, possono essere tenuti, nell’ambito della provincia
dove l’attività è svolta, presso le sedi di coordinamento organizzativo o altro
centro equivalente comunicato preventivamente alla provincia medesima.
- I soggetti la cui produzione annua di rifiuti non eccede le 5 tonnellate di
rifiuti non pericolosi ed una tonnellata di rifiuti pericolosi, possono adempiere
all’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti anche tramite
le organizzazioni di categoria interessate o loro società di servizi che provvedono
ad annotare i dati previsti con cadenza mensile, mantenendo presso la sede dell’impresa
copia dei dati trasmessi.
- Le informazioni contenute nel registro sono rese in qualunque momento all’autorità
di controllo che ne fa richiesta.
- In attesa dell’individuazione del modello uniforme di registro di carico e
scarico e degli eventuali documenti sostitutivi, nonché delle modalità di tenuta
degli stessi, continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti che disciplinano
le predette modalità di tenuta dei registri.
Art. 13
Ordinanze contingibili e urgenti
- Fatto salvo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia tutela ambientale,
sanitaria e di pubblica sicurezza, qualora si verifichino situazioni di eccezionale
ed urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente, e non si
possa altrimenti provvedere, il Presidente della giunta regionale o il Presidente
della provincia ovvero il sindaco possono emettere, nell’ambito delle rispettive
competenze, ordinanze contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo
a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti,
garantendo un elevato livello di tutela della salute e dell’ambiente. Dette ordinanze
sono comunicate al Ministro dell’ambiente, al Ministro della sanità e al presidente
della regione entro tre giorni dall’emissione ed hanno efficacia per un periodo
non superiore a sei mesi.
- Entro centoventi giorni dall’adozione delle ordinanze di cui al comma 1, il
Presidente della Giunta regionale promuove ed adotta le iniziative necessarie
per garantire la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclaggio e lo smaltimento
dei rifiuti. In caso di inutile decorso del termine e di accertata inattività,
il Ministro dell’ambiente diffida il Presidente della Giunta regionale a provvedere
entro un congruo termine, e in caso di protrazione dell’inerzia può adottare in
via sostitutiva tutte le iniziative necessarie ai predetti fini.
- Le ordinanze di cui al comma 1 indicano le norme a cui si intende derogare
e sono adottate su parere degli organi tecnici o tecnico-sanitari locali, che
lo esprimono con specifico riferimento alle conseguenze ambientali.
- Le ordinanze di cui al comma 1 non possono essere reiterate per più di due
volte. Qualora ricorrano comprovate necessità, il Presidente della regione d’intesa
con il Ministro dell’ambiente può adottare, sulla base di specifiche prescrizioni,
le ordinanze di cui al comma 1 anche oltre i predetti termini.
- Le ordinanze di cui al comma 1 che consentono il ricorso temporaneo a speciali
forme di gestione dei rifiuti pericolosi sono comunicate dal Ministro dell’ambiente
alla Commissione dell’Unione Europea.
Art. 14
Divieto di abbandono
- L’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono
vietati.
- È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato
solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee.
- Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 50 e 51, chiunque
viola i divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio
a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi
in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di
godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo
o colpa. Il sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie
ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in
danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
- Qualora la responsabilità del fatto illecito di cui al comma 1 sia imputabile
ad amministratori o rappresentanti di persona giuridica, ai sensi e per gli effetti
del comma 3 sono tenuti in solido la persona giuridica ed i soggetti che subentrano
nei diritti della persona stessa.
Art. 15
Trasporto dei rifiuti
- Durante il trasporto effettuato da enti o imprese i rifiuti sono accompagnati
da un formulario di identificazione dal quale devono risultare, in particolare,
i seguenti dati:
- nome ed indirizzo del produttore e del detentore;
- origine, tipologia e quantità del rifiuto;
- impianto di destinazione;
- data e percorso dell’istradamento;
- nome ed indirizzo del destinatario.
- Il formulario di identificazione di cui al comma 1 deve essere redatto in
quattro esemplari, compilato, datato e firmato dal detentore dei rifiuti, e controfirmato
dal trasportatore. Una copia del formulario deve rimanere presso il detentore,
e le altre tre, controfirmate e datate in arrivo dal destinatario, sono acquisite
una dal destinatario e due dal trasportatore, che provvede a trasmetterne una
al detentore. Le copie del formulario devono essere conservate per cinque anni.
- Durante la raccolta ed il trasporto i rifiuti pericolosi devono essere imballati
ed etichettati in conformità alle norme vigenti in materia.
- Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano al trasporto di rifiuti
urbani effettuato dal soggetto che gestisce il servizio pubblico né ai trasporti
di rifiuti che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi al giorno o di trenta
litri al giorno effettuati dal produttore dei rifiuti stessi.
- Il modello uniforme di formulario di identificazione di cui al comma 1 è adottato
entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
- 5-bis.
- I formulari di identificazione di cui al comma 1 devono essere numerati e
vidimati dall’ufficio del registro o dalle camere di commercio, industria, artigianato
e agricoltura, e devono essere annotati sul registro IVA-acquisti. La vidimazione
dei predetti formulari di identificazione è gratuita e non è soggetta ad alcun
diritto o imposizione tributaria.
Art. 16
Spedizioni transfrontaliere
- Le spedizioni transfrontaliere dei rifiuti sono disciplinate dal regolamento
CEE n. 259/93 del Consiglio del 1° febbraio 1993, e successive modifiche ed integrazioni.
- Sono fatti salvi, ai sensi dell’articolo 19 del regolamento CEE n. 259/93,
gli accordi in vigore tra lo Stato della Città del Vaticano, la Repubblica di
San Marino e la Repubblica italiana. Alle importazioni di rifiuti solidi urbani
e assimilati provenienti dallo Stato della Città del Vaticano e dalla Repubblica
di San Marino non si applicano le disposizioni di cui all’articolo 20 del regolamento
CEE n. 259/93.
- Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto il
Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio
e dell’artigianato, della sanità, del tesoro e dei trasporti e della navigazione,
nel rispetto delle norme del regolamento CEE n. 259/93 disciplina:
- i criteri per il calcolo degli importi minimi delle garanzie finanziarie
da prestare per le spedizioni dei rifiuti, di cui all’articolo 27 del regolamento;
- le spese amministrative poste a carico dei notificatori ai sensi dell’articolo
33, paragrafo 1, del regolamento;
- le specifiche modalità per il trasporto dei rifiuti prodotti negli Stati
di cui al comma 2.
- Ai sensi e per gli effetti del regolamento:
- le autorità competenti di spedizione e di destinazione sono le regioni e
le province autonome;
- l’autorità di transito è il Ministero dell’ambiente;
- corrispondente è il Ministero dell’ambiente.
- Le regioni e le province autonome comunicano le informazioni di cui all’articolo
38 del regolamento CEE n. 259/93 al Ministero dell’ambiente, per il successivo
inoltro alla Commissione dell’Unione Europea.
Art. 17
Bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati
- Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto il Ministro
dell’ambiente, avvalendosi dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente
(ANPA), di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato
e della sanità, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato,
le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, definisce:
- i limiti di accettabilità della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali
e delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d’uso dei
siti;
- le procedure di riferimento per il prelievo e l’analisi dei campioni;
- i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino
ambientale dei siti inquinati, nonché per la redazione dei progetti di bonifica;
- c-bis)
- tutte le operazioni di bonifica di suoli e falde acquifere che facciano
ricorso a batteri, a ceppi batterici mutanti, a stimolanti di batteri naturalmente
presenti nel suolo al fine di evitare i rischi di contaminazione del suolo e
delle falde acquifere.
- 1-bis.
- I censimenti di cui al decreto del Ministro dell’ambiente 16 maggio 1989,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 121 del 26 maggio 1989, sono estesi alle
aree interne ai luoghi di produzione, raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti,
in particolare agli impianti a rischio di incidente rilevante di cui al D.P.R.
17 maggio 1988, n. 175, e successive modificazioni. Il Ministro dell’ambiente
dispone, eventualmente attraverso accordi di programma con gli enti provvisti
delle tecnologie di rilevazione più avanzate, la mappatura nazionale dei siti
oggetto dei censimenti e la loro verifica con le regioni.
- Chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti
di cui al comma 1, lettera a), ovvero determina un pericolo concreto ed attuale
di superamento dei limiti medesimi, è tenuto a procedere a proprie spese agli
interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle
aree inquinate e degli impianti dai quali deriva il pericolo di inquinamento.
A tal fine:
- deve essere data, entro 48 ore, notifica al Comune, alla Provincia ed alla
Regione territorialmente competenti, nonché agli organi di controllo sanitario
e ambientale, della situazione di inquinamento ovvero del pericolo concreto
ed attuale di inquinamento del sito;
- entro le quarantotto ore successive alla notifica di cui alla lettera a),
deve essere data comunicazione al comune ed alla provincia ed alla Regione territorialmente
competenti degli interventi di messa in sicurezza adottati per non aggravare
la situazione di inquinamento o di pericolo di inquinamento, contenere gli effetti
e ridurre il rischio sanitario ed ambientale;
- entro trenta giorni dall’evento che ha determinato l’inquinamento ovvero
dalla individuazione della situazione di pericolo, deve essere presentato al
Comune ed alla Regione il progetto di bonifica delle aree inquinate.
- I soggetti e gli organi pubblici che nell’esercizio delle proprie funzioni
istituzionali individuano siti nei quali i livelli di inquinamento sono superiori
ai limiti previsti, ne danno comunicazione al Comune, che diffida il responsabile
dell’inquinamento a provvedere ai sensi del comma 2, nonché alla Provincia ed
alla Regione.
- Il comune approva il progetto ed autorizza la realizzazione degli interventi
previsti entro novanta giorni dalla data di presentazione del progetto medesimo
e ne dà comunicazione alla Regione. L’autorizzazione indica le eventuali modifiche
ed integrazioni del progetto presentato, ne fissa i tempi, anche intermedi, di
esecuzione, e stabilisce le garanzie finanziarie che devono essere prestate a
favore della Regione per la realizzazione e l’esercizio degli impianti previsti
dal progetto di bonifica medesimo. Se l’intervento di bonifica e di messa in sicurezza
riguarda un’area compresa nel territorio di più comuni il progetto e gli interventi
sono approvati ed autorizzati dalla regione.
- Entro sessanta giorni dalla data di presentazione del progetto di bonifica
la Regione può richiedere al Comune che siano apportate modifiche ed integrazioni
ovvero stabilite specifiche prescrizioni al progetto di bonifica.
- Qualora la destinazione d’uso prevista dagli strumenti urbanistici in vigore
imponga il rispetto di limiti di accettabilità di contaminazione che non possono
essere raggiunti neppure con l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili
a costi sopportabili, l’autorizzazione di cui al comma 4 può prescrivere l’adozione
di misure di sicurezza volte ad impedire danni derivanti dall’inquinamento residuo,
da attuarsi in via prioritaria con l’impiego di tecniche e di ingegneria ambientale,
nonché limitazioni temporanee o permanenti all’utilizzo dell’area bonificata rispetto
alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, ovvero particolari modalità
per l’utilizzo dell’area medesima. Tali prescrizioni comportano, ove occorra,
variazione degli strumenti urbanistici e dei piani territoriali.
- 6-bis.
- Gli interventi di bonifica dei siti inquinati possono essere assistiti, sulla
base di apposita disposizione legislativa di finanziamento, da contributo pubblico
entro il limite massimo del 50 per cento delle relative spese qualora sussistano
preminenti interessi pubblici connessi ad esigenze di tutela igienico-sanitaria
e ambientale o occupazionali. Ai predetti contributi pubblici non si applicano
le disposizioni di cui ai commi 10 e 11.
- L’autorizzazione di cui al comma 4 costituisce variante urbanistica, comporta
dichiarazione di pubblica utilità, di urgenza e di indifferibilità dei lavori,
e sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le concessioni, i concerti,
le intese, i nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla legislazione vigente
per la realizzazione e l’esercizio degli impianti e delle attrezzature necessarie
all’attuazione del progetto di bonifica.
- Il completamento degli interventi previsti dai progetti di cui al comma 2,
lettera c), è attestato da apposita certificazione rilasciata dalla Provincia
competente per territorio.
- Qualora i responsabili non provvedano ovvero non siano individuabili, gli
interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale sono
realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente e ove questo non provveda
dalla Regione, che si avvale anche di altri enti pubblici. Al fine di anticipare
le somme per i predetti interventi le Regioni possono istituire appositi fondi
nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio.
- Gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale
costituiscono onere reale sulle aree inquinate di cui ai commi 2 e 3. L’onere
reale deve essere indicato nel certificato di destinazione urbanistica ai sensi
e per gli effetti dell’articolo 18, comma 2, della legge 28 febbraio 1985, n.
47.
- Le spese sostenute per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino
ambientale delle aree inquinate di cui ai commi 2 e 3 sono assistite da privilegio
speciale immobiliare sulle aree medesime, ai sensi e per gli effetti dell’articolo
2748, secondo comma, del codice civile. Detto privilegio si può esercitare anche
in pregiudizio dei diritti acquistati dai terzi sull’immobile. Le predette spese
sono altresì assistite da privilegio generale mobiliare.
- Le Regioni predispongono sulla base delle notifiche dei soggetti interessati
ovvero degli accertamenti degli organi di controllo un’anagrafe dei siti da bonificare
che individui:
- gli ambiti interessati, la caratterizzazione ed il livello degli inquinanti
presenti;
- i soggetti cui compete l’intervento di bonifica;
- gli enti di cui la Regione intende avvalersi per l’esecuzione d’ufficio
in caso di inadempienza dei soggetti obbligati;
- la stima degli oneri finanziari.
- Nel caso in cui il mutamento di destinazione d’uso di un’area comporti l’applicazione
dei limiti di accettabilità di contaminazione più restrittivi, l’interessato deve
procedere a proprie spese ai necessari interventi di bonifica sulla base di un
apposito progetto che è approvato dal Comune ai sensi di cui ai commi 4 e 6. L’accertamento
dell’avvenuta bonifica è effettuato, dalla Provincia ai sensi del comma 8.
- 13-bis.
- Le procedure per gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino
ambientale disciplinate dal presente articolo possono essere comunque utilizzate
ad iniziativa degli interessati.
- I progetti relativi ad interventi di bonifica di interesse nazionale sono
presentati al Ministero dell’ambiente ed approvati, ai sensi e per gli effetti
delle disposizioni che precedono, con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto
con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato e della sanità,
d’intesa con la Regione territorialmente competente. L’approvazione produce gli
effetti di cui al comma 7 e, con esclusione degli impianti di incenerimento e
di recupero energetico, sostituisce, ove prevista per legge, la pronuncia di valutazione
di impatto ambientale degli impianti da realizzare nel sito inquinato per gli
interventi di bonifica.
- I limiti, le procedure, i criteri generali di cui al comma 1 ed i progetti
di cui al comma 14 relativi ad aree destinate alla produzione agricola e all’allevamento
sono definiti ed approvati di concerto con il Ministero delle risorse agricole,
alimentari e forestali.
- 15-bis.
- Il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’università e della
ricerca scientifica e tecnologica e con il Ministro dell’industria, del commercio
e dell’artigianato, emana un decreto recante indicazioni ed informazioni per le
imprese industriali, consorzi di imprese, cooperative, consorzi tra imprese industriali
ed artigiane che intendano accedere a incentivi e finanziamenti per la ricerca
e lo sviluppo di nuove tecnologie di bonifica previsti dalla vigente legislazione.
- 15-ter.
- Il Ministero dell’ambiente e le regioni rendono pubblica, rispettivamente,
la lista di priorità nazionale e regionale dei siti contaminati da bonificare.
Capo II
Competenze
Art. 18
Competenze dello Stato
- Spettano allo Stato:
- le funzioni di indirizzo e coordinamento necessarie all’attuazione del presente
decreto da adottare ai sensi dell’articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59;
- la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione
integrata dei rifiuti, nonché l’individuazione dei fabbisogni per lo smaltimento
dei rifiuti sanitari, anche al fine di ridurne la movimentazione;
- l’individuazione delle iniziative e delle misure per prevenire e limitare,
anche mediante il ricorso a forme di deposito cauzionale sui beni immessi al
consumo, la produzione dei rifiuti, nonché per ridurre la pericolosità degli
stessi;
- l’individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti con più elevato
impatto ambientale, che presentano le maggiori difficoltà di smaltimento o particolari
possibilità di recupero sia per le sostanze impiegate nei prodotti base sia
per la quantità complessiva dei rifiuti medesimi;
- la definizione dei piani di settore per la riduzione, il riciclaggio, il
recupero e l’ottimizzazione dei flussi di rifiuti;
- l’indicazione delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della
raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti;
- l’individuazione delle iniziative e delle azioni, anche economiche, per
favorire il riciclaggio ed il recupero di materia prima dai rifiuti, nonché
per promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti ed il loro impiego
da parte della Pubblica Amministrazione e dei soggetti economici;
- l’individuazione degli obiettivi di qualità dei servizi di gestione dei
rifiuti;
- la determinazione dei criteri generali per la elaborazione dei piani regionali
di cui all’articolo 22, ed il coordinamento dei piani stessi;
- l’indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree
non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti;
- l’indicazione dei criteri generali per l’organizzazione e l’attuazione della
raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
- la determinazione d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dei criteri
generali e degli standard di bonifica dei siti inquinati, nonché la determinazione
dei criteri per individuare gli interventi di bonifica che, in relazione al
rilievo dell’impatto sull’ambiente connesso all’estensione dell’area interessata,
alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, rivestono interesse
nazionale.
- Sono inoltre di competenza dello Stato:
- l’adozione delle norme tecniche per la gestione dei rifiuti, dei rifiuti
pericolosi e di specifiche tipologie di rifiuti, nonché delle norme e delle
condizioni per l’applicazione delle procedure semplificate di cui agli articoli
31, 32 e 33;
- la determinazione e la disciplina delle attività di recupero dei prodotti
di amianto e dei beni e dei prodotti contenenti amianto;
- la determinazione dei limiti di accettabilità e delle caratteristiche chimiche,
fisiche e biologiche di talune sostanze contenute nei rifiuti in relazione a
specifiche utilizzazioni degli stessi;
- la determinazione dei criteri qualitativi e quali quantitativi per l’assimilazione,
ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti speciali ai rifiuti
urbani;
- la definizione del modello e dei contenuti del formulario di identificazione
di cui all’articolo 15, commi 1 e 5;
- la definizione dei metodi, delle procedure e degli standard per il campionamento
e l’analisi dei rifiuti;
- la determinazione dei requisiti soggettivi e delle capacità tecniche e finanziarie
per l’esercizio delle attività di gestione dei rifiuti;
- la riorganizzazione e la tenuta del Catasto Nazionale dei rifiuti;
- la regolamentazione del trasporto dei rifiuti e la definizione del formulario
di cui all’articolo 15;
- l’individuazione delle tipologie di rifiuti che per comprovate ragioni tecniche,
ambientali ed economiche possono essere smaltiti direttamente in discarica;
- l’adozione di un modello uniforme del registro di cui all’articolo 12 e
la definizione delle modalità di tenuta dello stesso, nonché l’individuazione
degli eventuali documenti sostitutivi del registro stesso;
- l’individuazione dei beni durevoli di cui all’articolo 44;
- l’aggiornamento degli allegati al presente decreto;
- l’adozione delle norme tecniche, delle modalità e delle condizioni di utilizzo
del prodotto ottenuto mediante compostaggio, con particolare riferimento all’utilizzo
agronomico come fertilizzante, ai sensi della legge 19 ottobre 1984, n. 748,
e successive modifiche e integrazione, del prodotto di qualità ottenuto mediante
compostaggio da rifiuti organici selezionati alla fonte con raccolta differenziata;
- p-bis.
- l’autorizzazione allo smaltimento di rifiuti nelle acque marine in conformità
alle disposizioni stabilite dalle norme comunitarie e dalle convenzioni internazionali
vigenti in materia; tale autorizzazione è rilasciata dal Ministro dell’ambiente,
sentito il Ministro delle politiche agricole, su proposta dell’autorità marittima
nella cui zona di competenza si trova il porto più vicino al luogo dove deve
essere effettuato lo smaltimento ovvero si trova il porto da cui parte la nave
con il carico di rifiuti da smaltire.
- Salvo che non sia diversamente disposto dal presente decreto, le funzioni
di cui al comma 1 sono esercitate ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400,
su proposta del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria,
del commercio e dell’artigianato e della sanità, sentita la Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
- Salvo che non sia diversamente disposto dal presente decreto, le norme regolamentari
e tecniche di cui al comma 2 sono adottate, ai sensi dell’articolo 17, comma 3,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, con decreti del Ministro dell’ambiente, di
concerto con i Ministri dell’industria del commercio e dell’artigianato e della
sanità, nonché, quando le predette norme riguardano i rifiuti agricoli ed il trasporto
dei rifiuti, di concerto, rispettivamente, con i Ministri delle risorse agricole,
alimentari e forestali e dei trasporti e della navigazione.
Art. 19
Competenze delle regioni
- Sono di competenza delle regioni, nel rispetto dei princìpi previsti dalla
normativa vigente e dal presente decreto:
- la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentiti le province ed
i comuni, dei piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all’articolo 22;
- la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa
la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, anche pericolosi, con l’obiettivo
prioritario della separazione dei rifiuti di provenienza alimentare, degli scarti
di prodotti vegetali e animali, o comunque ad alto tasso di umidità, dai restanti
rifiuti;
- l’elaborazione, l’approvazione e l’aggiornamento dei piani per la bonifica
di aree inquinate;
- l’approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti,
anche pericolosi, e l’autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti;
- l’autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero
dei rifiuti, anche pericolosi;
- le attività in materia di spedizioni transfrontaliere dei rifiuti che il
regolamento CEE n. 259/93 attribuisce alle autorità competenti di spedizione
e di destinazione;
- la delimitazione, in deroga all’ambito provinciale, degli ambiti ottimali
per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
- le linee guida ed i criteri per la predisposizione e l’approvazione dei
progetti di bonifica e di messa in sicurezza, nonché l’individuazione delle
tipologie di progetti non soggetti ad autorizzazione;
- la promozione della gestione integrata dei rifiuti, intesa come il complesso
delle attività volte ad ottimizzare il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero
e lo smaltimento dei rifiuti;
- l’incentivazione alla riduzione della produzione dei rifiuti ed al recupero
degli stessi;
- la definizione dei contenuti della relazione da allegare alla comunicazione
di cui agli articoli 31, 32 e 33;
- la definizione dei criteri per l’individuazione, da parte delle Province,
delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di
recupero dei rifiuti;
- n-bis.
- la definizione dei criteri per l’individuazione dei luoghi o impianti adatti
allo smaltimento e la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui
all’articolo 18, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per rifiuti di
tipo particolare.
- Per l’esercizio delle funzioni di cui al comma 1 le regioni si avvalgono anche
degli organismi individuati ai sensi del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496,
convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61.
- Le regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero
dei rifiuti in aree industriali, compatibilmente con le caratteristiche delle
aree medesime, incentivando le iniziative di autosmaltimento. Tale disposizione
non si applica alle discariche.
- Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le regioni
emanano norme affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di carta
con una quota di carta riciclata pari almeno al quaranta per cento del fabbisogno
stesso.
- 4-bis.
- Nelle aree portuali la gestione dei rifiuti prodotti dalle navi è organizzata
dalle autorità portuali, ove istituite, o dalle autorità marittime, che provvedono
anche agli adempimenti di cui agli articoli 11 e 12.
Art. 20
Competenze delle province
- In attuazione dell’articolo 14 della legge 8 giugno 1990, n. 142, alle province
competono, in particolare:
- le funzioni amministrative concernenti la programmazione e l’organizzazione
dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;
- il controllo e la verifica degli interventi di bonifica e del monitoraggio
ad essi conseguenti;
- il controllo periodico su tutte le attività di gestione, di intermediazione
e di commercio dei rifiuti, ivi compreso l’accertamento delle violazioni del
presente decreto;
- la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l’applicazione delle
procedure semplificate di cui agli articoli 31, 32 e 33;
- l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di
coordinamento di cui all’articolo 15, comma 2, della legge 8 giugno 1990, n.
142, ove già adottato, e delle previsioni di cui all’articolo 22, comma 3, lettere
c) ed e), sentiti i comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti
di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani, con indicazioni plurime per
ogni tipo di impianto, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti
di smaltimento e recupero dei rifiuti;
- l’iscrizione delle imprese e degli enti sottoposti alle procedure semplificate
di cui agli articoli 31, 32 e 33 ed i relativi controlli;
- l’organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani
e assimilati sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati ai sensi
dell’articolo 23.
- Per l’esercizio delle attività di controllo sulla gestione dei rifiuti le
province possono avvalersi anche delle strutture di cui all’articolo 7, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (40), come sostituito dall’articolo 8 del
decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517, con le modalità di cui al comma 3,
nonché degli organismi individuati ai sensi del decreto-legge 4 dicembre 1993,
n. 496 (41), convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61.
- Ai fini dell’esercizio delle proprie funzioni le province possono altresì
avvalersi di organismi pubblici con specifiche esperienze e competenze tecniche
in materia, con i quali stipulano apposite convenzioni.
- Gli addetti al controllo sono autorizzati ad effettuare ispezioni, verifiche
e prelievi di campioni all’interno di stabilimenti, impianti o imprese che producono
o che svolgono attività di gestione dei rifiuti. Il segreto industriale non può
essere opposto agli addetti al controllo, che sono tenuti all’obbligo della riservatezza
ai sensi della normativa vigente.
- Il personale appartenente al Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri
è autorizzato ad effettuare le ispezioni e le verifiche necessarie ai fini dell’espletamento
delle funzioni di cui all’articolo 8 della legge 8 luglio 1986, n. 349. Restano
ferme le altre disposizioni vigenti in materia di vigilanza e controllo.
- Nell’ambito delle competenze di cui al comma 1, le Province sottopongono ad
adeguati controlli periodici gli stabilimenti e le imprese che smaltiscono o recuperano
rifiuti, curando, in particolare, l’effettuazione di adeguati controlli periodici
sulle attività sottoposte alle procedure semplificate di cui agli articoli 31,
32 e 33, e che i controlli concernenti la raccolta ed il trasporto di rifiuti
pericolosi riguardino, in primo luogo, l’origine e la destinazione dei rifiuti.
Art. 21
Competenze dei comuni
- I comuni effettuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati
avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cui alla legge
8 giugno 1990, n. 142, e dell’articolo 23.
- I comuni disciplinano la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti
che, nel rispetto dei princìpi di efficienza, efficacia ed economicità, stabiliscono
in particolare:
- le disposizioni per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le
fasi della gestione dei rifiuti urbani;
- le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
- le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto
dei rifiuti urbani al fine di garantire una distinta gestione delle diverse
frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi;
- le norme atte a garantire una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti
urbani pericolosi, e dei rifiuti da esumazione ed estumulazione di cui all’articolo
7, comma 2, lettera f);
- le disposizioni necessarie a ottimizzare le forme di conferimento, raccolta
e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni
merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;
- le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli
al recupero e allo smaltimento;
- l’assimilazione per qualità e quantità dei rifiuti speciali non pericolosi
ai rifiuti urbani ai fini della raccolta e dello smaltimento sulla base dei
criteri fissati ai sensi dell’articolo 18, comma 2, lettera d). Sono comunque
considerati rifiuti urbani, ai fini della raccolta, del trasporto e dello stoccaggio,
tutti i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade ovvero, di qualunque
natura e provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade
ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle strade marittime e
lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua.
- È, inoltre, di competenza dei comuni l’approvazione dei progetti di bonifica
dei siti inquinati ai sensi dell’articolo 17.
- Nell’attività di gestione dei rifiuti urbani, i comuni si possono avvalere
della collaborazione delle associazioni di volontariato e della partecipazione
dei cittadini e delle loro associazioni.
- I comuni possono istituire, nelle forme previste dalla legge 8 giugno 1990,
n. 142, e successive modificazioni, servizi integrativi per la gestione dei rifiuti
speciali non assimilati ai rifiuti urbani.
- I comuni sono tenuti a fornire alla regione ed alla provincia tutte le informazioni
sulla gestione dei rifiuti urbani dalle stesse richieste.
- La privativa di cui al comma 1 non si applica alle attività di recupero dei
rifiuti che rientrino nell’accordo di programma di cui all’articolo 22, comma
11, ed alle attività di recupero dei rifiuti assimilati.
- Sono fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 6, comma 1, della legge
28 gennaio 1994, n 84, e relativi decreti attuativi.
Capo III
Piani di gestione dei rifiuti
Art. 22
Piani regionali
- Le regioni, sentite le province ed i comuni, nel rispetto dei princìpi e delle
finalità di cui agli articoli 1, 2, 3, 4 e 5, ed in conformità ai criteri stabiliti
dal presente articolo, predispongono piani regionali di gestione dei rifiuti assicurando
adeguata pubblicità e la massima partecipazione dei cittadini, ai sensi dell’articolo
25 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
- I piani regionali di gestione dei rifiuti promuovono la riduzione delle quantità,
dei volumi e della pericolosità dei rifiuti.
- Il piano regionale di gestione dei rifiuti prevede inoltre:
- le condizioni ed i criteri tecnici in base ai quali, nel rispetto delle
disposizioni vigenti in materia, gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad
eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate
ad insediamenti produttivi;
- la tipologia ed il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero
dei rifiuti urbani da realizzare nella regione, tenendo conto dell’obiettivo
di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all’interno degli
ambiti territoriali ottimali di cui all’articolo 23, nonché dell’offerta di
smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale;
- il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a
garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza e di
economicità, e l’autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi
all’interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all’articolo
23, nonché ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi
a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione
di rifiuti;
- la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento;
- i criteri per l’individuazione, da parte delle Province, delle aree non
idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti,
nonché per l’individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei
rifiuti;
- le iniziative dirette a limitare la produzione dei rifiuti ed a favorire
il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti;
- le iniziative dirette a favorire il recupero dai rifiuti di materiali e
di energia;
- le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita
e dello smaltimento dei rifiuti urbani;
- h-bis.
- i tipi, le quantità e l’origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire;
- h-ter.
- la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all’articolo
18, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare.
- Il piano regionale di gestione dei rifiuti è coordinato con gli altri piani
di competenza regionale previsti dalla normativa vigente, ove adottati.
- Costituiscono parte integrante del piano regionale i piani per la bonifica
delle aree inquinate che devono prevedere:
- l’ordine di priorità degli interventi, basato su un criterio di valutazione
del rischio elaborato dall’ANPA;
- l’individuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali
degli inquinamenti presenti;
- le modalità degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, che privilegino
prioritariamente l’impiego di materiali provenienti da attività di recupero
di rifiuti urbani;
- la stima degli oneri finanziari;
- le modalità di smaltimento dei materiali da asportare.
- L’approvazione del piano regionale o il suo adeguamento è condizione necessaria
per accedere ai finanziamenti nazionali.
- La regione approva o adegua il piano entro due anni dalla data di entrata
in vigore del presente decreto; in attesa restano in vigore i piani regionali
vigenti.
- In caso di inutile decorso del termine di cui al comma 7 e di accertata inattività,
il Ministro dell’ambiente diffida gli organi regionali competenti ad adempiere
entro un congruo termine e, in caso di protrazione dell’inerzia, adotta, in via
sostitutiva, i provvedimenti necessari alla elaborazione del piano regionale.
- Qualora le autorità competenti non realizzino gli interventi previsti dal
piano regionale nei termini e con le modalità stabiliti, e tali omissioni possono
arrecare un grave pregiudizio all’attuazione del piano medesimo, il Ministro dell’ambiente
diffida le autorità inadempienti a provvedere entro un termine non inferiore a
180 giorni. Decorso inutilmente detto termine, il Ministro dell’ambiente può adottare,
in via sostitutiva, tutti i provvedimenti necessari ed idonei per l’attuazione
degli interventi contenuti nel piano. A tal fine può avvalersi anche di commissari
delegati.
- I provvedimenti di cui al comma 9 possono riguardare interventi finalizzati
a:
- attuare la raccolta differenziata dei rifiuti;
- provvedere al reimpiego, al recupero e al riciclaggio degli imballaggi conferiti
al servizio pubblico;
- introdurre sistemi di deposito cauzionale obbligatorio sui contenitori;
- favorire operazioni di trattamento dei rifiuti urbani ai fini del riciclaggio
e recupero degli stessi;
- favorire la realizzazione e l’utilizzo di impianti per il recupero dei rifiuti
solidi urbani.
- Sulla base di appositi accordi di programma stipulati con il Ministro dell’ambiente,
di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
d’intesa con la regione, possono essere autorizzati, ai sensi degli articoli 31
e 33, la costruzione e l’esercizio o il solo esercizio all’interno di insediamenti
industriali esistenti di impianti per il recupero di rifiuti urbani non previsti
dal piano regionale qualora ricorrano le seguenti condizioni:
- siano riciclati e recuperati come materia prima rifiuti provenienti da raccolta
differenziata, sia prodotto composti da rifiuti oppure sia utilizzato combustibile
da rifiuti;
- siano rispettate le norme tecniche di cui agli articoli 31 e 33;
- siano utilizzate le migliori tecnologie di tutela dell’ambiente;
- sia garantita una diminuzione delle emissioni inquinanti.
Art. 23
Gestione dei rifiuti urbani in ambiti territoriali ottimali
- Salvo diversa disposizione stabilita con legge regionale, gli ambiti territoriali
ottimali per la gestione dei rifiuti urbani sono le Province. In tali ambiti territoriali
ottimali le Province assicurano una gestione unitaria dei rifiuti urbani e predispongono
piani di gestione dei rifiuti, sentiti i Comuni, in applicazione degli indirizzi
e delle prescrizioni del presente decreto.
- Per esigenze tecniche o di efficienza nella gestione dei rifiuti urbani, le
Province possono autorizzare gestioni anche a livello subprovinciale purché, anche
in tali ambiti territoriali sia superata la frammentazione della gestione.
- I comuni di ciascun ambito territoriale ottimale di cui al comma 1, entro
il termine perentorio di sei mesi dalla delimitazione dell’ambito medesimo, organizzano
la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza, di efficacia e di
economicità.
- I comuni provvedono alla gestione dei rifiuti urbani mediante le forme, anche
obbligatorie, previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, come integrata dall’articolo
12 della legge 23 dicembre 1992, n. 498.
- Per le finalità di cui ai commi 1, 2 e 3 le province, entro il termine di
dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, coordinano,
sulla base della legge regionale adottata ai sensi della legge 8 giugno 1990,
n. 142, e successive modificazioni, le forme ed i modi della cooperazione tra
gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale. Nei casi in cui la forma
di cooperazione sia attuata per gli effetti dell’articolo 24 della legge 8 giugno
1990, n. 142, le province individuano gli enti locali partecipanti, l’ente locale
responsabile del coordinamento, gli adempimenti ed i termini previsti per l’assicurazione
delle convenzioni di cui all’articolo 24, comma 1, della legge 8 giugno 1990,
n. 142. Dette convenzioni determinano in particolare le procedure che dovranno
essere adottate per l’assegnazione del servizio di gestione dei rifiuti, le forme
di vigilanza e di controllo, nonché gli altri elementi indicati all’articolo 24,
comma 2, della legge 8 giugno 1990, n. 142. Decorso inutilmente il predetto termine
le regioni e le province autonome provvedono in sostituzione degli enti inadempienti.
Art. 24
Contributo per lo smaltimento di rifiuti in discarica
- In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata
dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
- 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
- 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
- 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del
presente decreto.
- Il coefficiente di correzione di cui all’articolo 3, comma 29, della legge
28 dicembre 1995, n. 549, è determinato anche in relazione al conseguimento degli
obiettivi di cui al comma 1.
Art. 25
Accordi e contratti di programma, incentivi
- Ai fini dell’attuazione dei princìpi e degli obiettivi stabiliti dal presente
decreto, il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, può stipulare appositi accordi e contratti di
programma con enti pubblici o con le imprese maggiormente presenti sul mercato
o con le associazioni di categoria. Gli accordi ed i contratti di programma hanno
ad oggetto, in particolare:
- l’attuazione di specifici piani di settore di riduzione, recupero e ottimizzazione
dei flussi di rifiuti;
- la sperimentazione, la promozione, l’attuazione e lo sviluppo di processi
produttivi e di tecnologie pulite idonei a prevenire o ridurre la produzione
dei rifiuti e la loro pericolosità, e ad ottimizzare il recupero dei rifiuti
stessi;
- lo sviluppo di innovazioni nei sistemi produttivi per favorire metodi di
produzione di beni con impiego di materiali meno inquinanti e comunque riciclabili;
- le modifiche del ciclo produttivo e la riprogettazione di componenti, macchine
e strumenti di controllo;
- la sperimentazione, la promozione e la produzione di beni progettati, confezionati
e messi in commercio in modo da ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti
e i rischi di inquinamento;
- la sperimentazione, la promozione e l’attuazione di attività di riutilizzo,
riciclaggio e recupero di rifiuti;
- l’adozione di tecniche per il reimpiego ed il riciclaggio dei rifiuti nell’impianto
di produzione;
- lo sviluppo di tecniche appropriate e di sistemi di controllo per l’eliminazione
dei rifiuti e delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti;
- l’impiego da parte dei soggetti economici e dei soggetti pubblici dei materiali
recuperati dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
- l’impiego di sistemi di controllo del recupero e della riduzione di rifiuti.
- Il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’Industria del
commercio e dell’artigianato, può altresì stipulare appositi accordi e contratti
di programma con le imprese maggiormente presenti sul mercato nazionale e con
le associazioni di categoria per:
- promuovere e favorire l’utilizzo di sistemi di eco-label e di eco-audit;
- attuare programmi di ritiro dei beni di consumo al termine del loro ciclo
di utilità ai fini del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero di materia
prima, anche mediante procedure semplificate per la raccolta ed il trasporto
dei rifiuti, le quali devono comunque garantire un elevato livello di protezione
dell’ambiente.
- I predetti accordi sono stipulati di concerto con il Ministro delle risorse
agricole, alimentari e forestali qualora riguardino attività collegate alla produzione
agricola.
- Il programma triennale di tutela dell’ambiente di cui alla legge 28 agosto
1989, n. 305 (52), individua le risorse finanziarie da destinarsi, sulla base
di apposite disposizioni legislative di finanziamento, agli accordi ed ai contratti
di programma di cui ai commi 1 e 2, e fissa le modalità di stipula dei medesimi.
Art. 26
Osservatorio nazionale sui rifiuti
- Al fine di garantire l’attuazione delle norme di cui al presente decreto legislativo,
con particolare riferimento alla prevenzione della produzione della quantità e
della pericolosità dei rifiuti ed all’efficacia, all’efficienza ed all’economicità
della gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, nonché
alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente, è istituito, presso il Ministero
dell’ambiente, l’Osservatorio nazionale sui rifiuti, in appresso denominato Osservatorio.
L’Osservatorio svolge, in particolare, le seguenti funzioni:
- vigila sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;
- provvede all’elaborazione ed all’aggiornamento permanente di criteri e specifici
obiettivi d’azione, nonché alla definizione ed all’aggiornamento permanente
di un quadro di riferimento sulla prevenzione e sulla gestione dei rifiuti;
- esprime il proprio parere sul Programma generale di prevenzione di cui all’articolo
42 e lo trasmette per l’adozione definitiva al Ministro dell’ambiente ed al
Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato ed alla Conferenza
Stato-regioni;
- predispone il Programma generale di prevenzione di cui all’articolo 42 qualora
il Consorzio Nazionale Imballaggi non provveda nei termini previsti;
- verifica l’attuazione del Programma Generale di cui all’articolo 42 ed il
raggiungimento degli obiettivi di recupero e di riciclaggio;
- verifica i costi di recupero e smaltimento;
- elabora il metodo normalizzato di cui all’articolo 49, comma 5, e lo trasmette
per l’approvazione al Ministro dell’ambiente ed al Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato;
- verifica livelli di qualità dei servizi erogati;
- predispone un rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi
e dei rifiuti di imballaggio e ne cura la trasmissione ai Ministri dell’ambiente,
dell’industria, del commercio e dell’artigianato e della sanità.
- L’Osservatorio è costituito con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto
con il Ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato, ed è composto
da nove membri, scelti tra persone esperte in materia, di cui:
- tre designati dal Ministro dell’ambiente, di cui uno con funzioni di Presidente;
- due designati dal Ministro dell’industria, di cui uno con funzioni di vice-presidente;
- uno designato dal Ministro della sanità;
- uno designato dal Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali;
- d-bis.
- uno designato dal Ministro del tesoro;
- d-ter. uno designato dalla Conferenza Stato regioni.
- I membri durano in carica cinque anni. Il trattamento economico spettante
ai membri dell’Osservatorio e della segreteria tecnica è determinato con decreto
del Ministro del tesoro, di concerto con il Ministro dell’ambiente ed il Ministro
dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
- Con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria,
del commercio e dell’artigianato e della Sanità, e del tesoro da emanarsi entro
sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definite le
modalità organizzative e di funzionamento dell’Osservatorio e della Segreteria
tecnica.
- All’onere derivante dalla costituzione e dal funzionamento dell’Osservatorio
e della segreteria tecnica pari a lire due miliardi, aggiornate annualmente in
relazione al tasso di inflazione, provvede il Consorzio Nazionale Imballaggi di
cui all’articolo 41 con un contributo di pari importo a carico dei consorziati.
Dette somme sono versate dal Comitato Nazionale Imballaggi all’entrata del bilancio
dello Stato per essere riassegnate con decreto del Ministro del tesoro ad apposito
capitolo dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente. Le spese per il
funzionamento del predetto Osservatorio sono subordinate alle entrate.
- 5-bis.
- Al fine di consentire l’avviamento ed il funzionamento dell’attività dell’Osservatorio
nazionale sui rifiuti, in attesa dell’attuazione di quanto disposto al comma 5,
è autorizzata la spesa di lire 1.000 milioni per l’anno 1998 da iscrivere in apposita
unità previsionale di base dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente.
Capo IV
Autorizzazioni e iscrizioni
Art. 27
Approvazione del progetto e autorizzazione alla realizzazione degli impianti
di smaltimento e di recupero dei rifiuti
- I soggetti che intendono realizzare nuovi impianti di smaltimento o di recupero
di rifiuti, anche pericolosi, devono presentare apposita domanda alla regione
competente per territorio, allegando il progetto definitivo dell’impianto e la
documentazione tecnica prevista per la realizzazione del progetto stesso dalle
disposizioni vigenti in materia urbanistica, di tutela ambientale, di salute e
di sicurezza sul lavoro, e di igiene pubblica. Ove l’impianto debba essere sottoposto
alla procedura di valutazione di impatto ambientale statale ai sensi della normativa
vigente, alla domanda è altresì allegata la comunicazione del progetto all’autorità
competente ai predetti fini ed il termine di cui al comma 3 resta sospeso fino
all’acquisizione della pronuncia sulla compatibilità ambientale ai sensi dell’articolo
6, comma 4, della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modifiche ed integrazioni.
- Entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di cui al comma 1, la regione
nomina un responsabile del procedimento e convoca una apposita conferenza cui
partecipano i responsabili degli uffici regionali competenti, e i rappresentanti
degli enti locali interessati. Alla conferenza è invitato a partecipare anche
il richiedente l’autorizzazione o un suo rappresentante al fine di acquisire informazioni
e chiarimenti.
- Entro novanta giorni dalla sua convocazione, la conferenza:
- procede alla valutazione dei progetti;
- acquisisce e valuta tutti gli elementi relativi alla compatibilità del progetto
con le esigenze ambientali e territoriali;
- acquisisce, ove previsto dalla normativa vigente, la valutazione di compatibilità
ambientale;
- trasmette le proprie conclusioni con i relativi atti alla giunta regionale.
- Per l’istruttoria tecnica della domanda la regione può avvalersi degli organismi
individuati ai sensi del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito, con
modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61.
- Entro trenta giorni dal ricevimento delle conclusioni della conferenza, e
sulla base delle risultanze della stessa, la Giunta regionale approva il progetto
e autorizza la realizzazione dell’impianto. L’approvazione sostituisce ad ogni
effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali
e comunali. L’approvazione stessa costituisce, ove occorra, variante allo strumento
urbanistico comunale, e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza
ed indifferibilità dei lavori.
- Nel caso in cui il progetto approvato riguardi aree vincolate ai sensi della
legge 29 giugno 1939, n. 1497, e del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito,
con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n. 431, si applicano le disposizioni
di cui al comma 9 dell’articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica
24 luglio 1977, n. 616, come modificato dal decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312,
convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n. 431.
- Le regioni emanano le norme necessarie per disciplinare l’intervento sostitutivo
in caso di mancato rispetto del termine complessivo di cui ai commi 2, 3 e 5.
- Le procedure di cui al presente articolo si applicano anche per la realizzazione
di varianti sostanziali in corso di esercizio, che comportano modifiche a seguito
delle quali gli impianti non sono più conformi all’autorizzazione rilasciata.
- Contestualmente alla domanda di cui al comma 1 può essere presentata domanda
di autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero
di cui all’articolo 28. In tal caso la regione autorizza le operazioni di smaltimento
e di recupero contestualmente all’adozione del provvedimento che autorizza la
realizzazione dell’impianto.
Art. 28
Autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero.
- L’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti è autorizzato
dalla regione competente per territorio entro novanta giorni dalla presentazione
della relativa istanza da parte dell’interessato. L’autorizzazione individua le
condizioni e le prescrizioni necessarie per garantire l’attuazione dei princìpi
di cui all’articolo 2, ed in particolare:
- i tipi ed i quantitativi di rifiuti da smaltire o da recuperare;
- i requisiti tecnici, con particolare riferimento alla compatibilità del
sito, alle attrezzature utilizzate, ai tipi ed ai quantitativi massimi di rifiuti
ed alla conformità dell’impianto al progetto approvato;
- le precauzioni da prendere in materia di sicurezza ed igiene ambientale;
- il luogo di smaltimento;
- il metodo di trattamento e di recupero;
- i limiti di emissione in atmosfera, che per i processi di trattamento termico
dei rifiuti, anche accompagnati da recupero energetico, non possono essere meno
restrittivi di quelli fissati per gli impianti di incenerimento dalle direttive
comunitarie 89/369/CEE del Consiglio dell’8 giugno 1989, 89/429/CEE del Consiglio
del 21 giugno 1989, 94/67/CE del Consiglio del 16 dicembre 1994, e successive
modifiche ed integrazioni;
- le prescrizioni per le operazioni di messa in sicurezza, chiusura dell’impianto
e ripristino del sito;
- le garanzie finanziarie;
- l’idoneità del soggetto richiedente.
- I rifiuti pericolosi possono essere smaltiti in discarica solo se preventivamente
catalogati ed identificati secondo le modalità fissate dal Ministro dell’ambiente,
di concerto con il Ministro della sanità, entro trenta giorni dalla data di entrata
in vigore del presente decreto.
- L’autorizzazione di cui al comma 1 è concessa per un periodo di cinque anni
ed è rinnovabile. A tale fine, entro centottanta giorni dalla scadenza dell’autorizzazione,
deve essere presentata apposita domanda alla regione che decide prima della scadenza
dell’autorizzazione stessa.
- Quando a seguito di controlli successivi all’avviamento degli impianti questi
non risultino conformi all’autorizzazione di cui all’articolo 27, ovvero non siano
soddisfatte le condizioni e le prescrizioni contenute nell’atto di autorizzazione
all’esercizio delle operazioni di cui al comma 1, quest’ultima è sospesa, previa
diffida, per un periodo massimo di dodici mesi. Decorso tale termine senza che
il titolare abbia provveduto a rendere quest’ultimo conforme all’autorizzazione,
l’autorizzazione stessa è revocata.
- Fatti salvi l’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico da parte
dei soggetti di cui all’articolo 12, ed il divieto di miscelazione, le disposizioni
del presente articolo non si applicano al deposito temporaneo effettuato nel rispetto
delle condizioni stabilite dall’articolo 6, comma 1, lettera m).
- Il controllo e l’autorizzazione delle operazioni di carico, scarico, trasbordo,
deposito e maneggio di rifiuti in aree portuali sono disciplinati dalle specifiche
disposizioni di cui alla legge 28 gennaio 1994, n. 84. L’autorizzazione delle
operazioni di imbarco e di sbarco non può essere rilasciata se il richiedente
non dimostra di avere ottemperato agli adempimenti di cui all’articolo 16, nel
caso di trasporto transfrontaliero di rifiuti.
- Gli impianti mobili di smaltimento o di recupero, ad esclusione della sola
riduzione volumetrica, sono autorizzati, in via definitiva dalla regione ove l’interessato
ha la sede legale o la società straniera proprietaria dell’impianto ha la sede
di rappresentanza. Per lo svolgimento delle singole campagne di attività sul territorio
nazionale l’interessato, almeno sessanta giorni prima dell’installazione dell’impianto,
deve comunicare alla regione nel cui territorio si trova il sito prescelto le
specifiche dettagliate relative alla campagna di attività, allegando l’autorizzazione
di cui al comma 1 e l’iscrizione all’Albo nazionale delle imprese di gestione
dei rifiuti, nonché l’ulteriore documentazione richiesta. La regione può adottare
prescrizioni integrative oppure può vietare l’attività con provvedimento motivato
qualora lo svolgimento della stessa nello specifico sito non sia compatibile con
la tutela dell’ambiente o della salute pubblica.
Art. 29
Autorizzazione di impianti di ricerca e di sperimentazione.
- I termini di cui agli articoli 27 e 28 sono ridotti alla metà per l’autorizzazione
alla realizzazione ed all’esercizio di impianti di ricerca e di sperimentazione
qualora siano rispettate le seguenti condizioni:
- le attività di gestione degli impianti non comportino utile economico;
- gli impianti abbiano una potenzialità non superiore a 5 tonnellate al giorno,
salvo deroghe giustificate dall’esigenza di effettuare prove di impianti caratterizzati
da innovazioni, che devono però essere limitate alla durata di tali prove.
- La durata dell’autorizzazione di cui al comma 1 è di un anno, salvo proroga
che può essere concessa previa verifica annuale dei risultati raggiunti e non
può comunque superare i due anni.
- Qualora il progetto o la realizzazione dell’impianto non siano stati approvati
e autorizzati entro il termine di cui al comma 1, l’interessato può presentare
istanza al Ministro dell’ambiente, che si esprime nei successivi sessanta giorni,
di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato e
della ricerca scientifica. La garanzia finanziaria in tal caso è prestata a favore
dello Stato.
- In caso di rischio di agenti patogeni o di sostanze sconosciute e pericolose
dal punto di vista sanitario l’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata dal
Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria del commercio
e dell’artigianato, della sanità e della ricerca scientifica.
Art. 30
Imprese sottoposte ad iscrizione
- L’Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti
istituito ai sensi dell’articolo 10 del decreto-legge 31 agosto 1987, n. 361,
convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1987, n. 441, assume la
denominazione di Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti,
di seguito denominato Albo, ed è articolato in un comitato nazionale, con sede
presso il Ministero dell’ambiente, ed in Sezioni regionali, istituite presso le
Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura dei capoluoghi di regione.
I componenti del Comitato nazionale e delle Sezioni regionali durano in carica
cinque anni.
- Il Comitato nazionale dell’Albo ha potere deliberante ed è composto da 15
membri esperti nella materia nominati con decreto del Ministro dell’ambiente,
di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
e designati rispettivamente:
- due dal Ministro dell’ambiente, di cui uno con funzioni di Presidente;
- uno dal Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con funzioni
di vicepresidente;
- uno dal Ministro della sanità;
- uno dal Ministro dei trasporti e della navigazione;
- tre dalle Regioni;
- uno dell’Unione italiana delle Camere di Commercio;
- sei dalle categorie economiche, di cui due delle categorie degli autotrasportatori.
- Le Sezioni regionali dell’Albo sono istituite con decreto del Ministro dell’ambiente
da emanarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto e sono composte:
- dal Presidente della Camera di commercio o da un membro del Consiglio camerale
all’uopo designato, con funzioni di presidente;
- da un funzionario o dirigente esperto in rappresentanza della giunta regionale
con funzioni di vicepresidente;
- da un funzionario o dirigente esperto in rappresentanza delle province designato
dall’Unione Regionale delle Province;
- da un esperto designato dal Ministro dell’ambiente.
- Le imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi
prodotti da terzi e le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi,
esclusi i trasporti di rifiuti pericolosi che non eccedano la quantità di trenta
chilogrammi al giorno o di trenta litri al giorno effettuati dal produttore degli
stessi rifiuti, nonché le imprese che intendono effettuare attività di bonifica
dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di commercio ed intermediazione
dei rifiuti, di gestione di impianti di smaltimento e di recupero di titolarità
di terzi, e di gestione di impianti mobili di smaltimento e di recupero di rifiuti,
devono essere iscritte all’Albo. L’iscrizione deve essere rinnovata ogni cinque
anni e sostituisce l’autorizzazione all’esercizio delle attività di raccolta,
di trasporto, di commercio e di intermediazione dei rifiuti; per le altre attività
l’iscrizione abilita alla gestione degli impianti il cui esercizio sia stato autorizzato
ai sensi del presente decreto.
- L’iscrizione di cui al comma 4 ed i provvedimenti di sospensione, di revoca,
di decadenza e di annullamento dell’iscrizione, nonché, dal 1° gennaio 1998, l’accettazione
delle garanzie finanziarie sono deliberati dalla sezione regionale dell’Albo della
regione ove ha sede legale l’interessato, in conformità alla normativa vigente
ed alle direttive emesse dal Comitato nazionale.
- Con decreti del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, dei trasporti e della navigazione e del Tesoro,
da adottarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, sono definite le attribuzioni e le modalità organizzative dell’Albo,
nonché i requisiti, i termini, le modalità ed i diritti d’iscrizione, le modalità
e gli importi delle garanzie finanziarie, che devono essere prestate a favore
dello Stato dalle imprese di cui al comma 4, in conformità ai seguenti princìpi:
- individuazione di requisiti univoci per l’iscrizione, al fine di semplificare
le procedure;
- coordinamento con la vigente normativa sull’autotrasporto, in coerenza con
la finalità di cui alla lettera a);
- trattamento uniforme dei componenti delle Sezioni regionali, per garantire
l’efficienza operativa;
- effettiva copertura delle spese attraverso i diritti di segreteria e i diritti
annuali d’iscrizione.
- In attesa dell’emanazione dei decreti, di cui ai commi 2 e 3 continuano ad
operare, rispettivamente, il Comitato nazionale e le Sezioni regionali dell’Albo
nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti di cui all’articolo
1 del decreto-legge 31 agosto 1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla
legge 29 ottobre 1987, n. 441. L’iscrizione all’Albo è deliberata ai sensi della
legge 11 novembre 1996, n. 575.
- Fino all’emanazione dei decreti di cui al comma 6 continuano ad applicarsi
le disposizioni vigenti. Le imprese che intendono effettuare attività di bonifica
dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di commercio ed intermediazione
dei rifiuti devono iscriversi all’albo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore
delle relative norme tecniche.
- Restano valide ed efficaci le iscrizioni effettuate e le domande d’iscrizione
presentate all’Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei
rifiuti di cui all’articolo 10 del decreto-legge 31 agosto 1987, n. 361, convertito,
con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1987, n. 441, e successive modificazioni
ed integrazioni e delle relative disposizioni di attuazione, alla data di entrata
in vigore del presente decreto.
- Il possesso dei requisiti di idoneità tecnica e di capacità finanziaria per
l’iscrizione all’Albo delle aziende speciali, dei consorzi e delle società di
cui all’articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142, che esercitano i servizi
di gestione dei rifiuti, è garantito dal comune o dal consorzio di comuni. L’iscrizione
all’Albo è effettuata sulla base di apposita comunicazione di inizio di attività
del comune o del consorzio di comuni alla sezione regionale dell’Albo territorialmente
competente ed è efficace solo per le attività svolte nell’interesse del comune
medesimo o dei consorzi ai quali il Comune stesso partecipa.
- Avverso i provvedimenti delle sezioni regionali dell’Albo gli interessati
possono promuovere, entro trenta giorni dalla notifica dei provvedimenti stessi,
ricorso al Comitato nazionale dell’Albo.
- Alla segreteria dell’Albo è destinato personale comandato da amministrazioni
dello Stato ed enti pubblici, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministro
dell’ambiente, di concerto con il Ministro del Tesoro.
- Agli oneri per il funzionamento del Comitato nazionale e delle Sezioni
regionali si provvede con le entrate derivanti dai diritti di segreteria e dai
diritti annuali d’iscrizione, secondo le modalità previste dal decreto del Ministro
dell’ambiente 20 dicembre 1993 e successive modifiche.
- Il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 407, non si applica
alle domande di iscrizione e agli atti di competenza dell’Albo.
- Per le attività di cui al comma 4, le autorizzazioni rilasciate ai sensi del
decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, in scadenza,
sono prorogate, a cura delle amministrazioni che le hanno rilasciate, fino alla
data di efficacia dell’iscrizione all’Albo o a quella della decisione definitiva
sul provvedimento di diniego di iscrizione. Le stesse amministrazioni adottano
i provvedimenti di diffida, di variazione, di sospensione o di revoca delle predette
autorizzazioni.
- Le imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto dei rifiuti sottoposti
a procedure semplificate ai sensi dell’articolo 33, ed effettivamente avviati
al riciclaggio ed al recupero, non sono sottoposte alle garanzie finanziarie di
cui al comma 6 e sono iscritte all’Albo previa comunicazione di inizio di attività
alla sezione regionale territorialmente competente. Detta comunicazione deve essere
rinnovata ogni due anni e deve essere corredata da idonea documentazione predisposta
ai sensi del decreto ministeriale 21 giugno 1991, n. 324, e successive modifiche
ed integrazioni, nonché delle deliberazioni del Comitato nazionale dalla quale
risultino i seguenti elementi:
- la quantità, la natura, l’origine e la destinazione dei rifiuti;
- la frequenza media della raccolta;
- la rispondenza delle caratteristiche tecniche e della tipologia del mezzo
utilizzato ai requisiti stabiliti dall’Albo in relazione ai tipi di rifiuti
da trasportare;
- il rispetto delle condizioni ed il possesso dei requisiti soggettivi, di
idoneità tecnica e di capacità finanziaria.
- 16-bis.
- Entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione di inizio di attività
le sezioni regionali e provinciali iscrivono le imprese di cui al comma 1 in appositi
elenchi dandone comunicazione al Comitato nazionale, alla provincia territorialmente
competente ed all’interessato. Le imprese che svolgono attività di raccolta e
trasporto di rifiuti sottoposti a procedure semplificate ai sensi dell’articolo
33 devono conformarsi alle disposizioni di cui al comma 16 entro il 15 gennaio
1998.
- Alla comunicazione di cui al comma 16 si applicano le disposizioni di cui
all’articolo 21 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
Capo V
Procedure semplificate
Art. 31
Determinazione delle attività e delle caratteristiche dei rifiuti per l’ammissione
alle procedure semplificate.
- Le procedure semplificate devono comunque garantire un elevato livello di
protezione ambientale e controlli efficaci.
- Con decreti del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria,
del commercio e dell’artigianato e della sanità, e, per i rifiuti agricoli e le
attività che danno vita ai fertilizzanti, di concerto con il Ministro delle risorse
agricole, alimentari e forestali, sono adottate per ciascun tipo di attività le
norme, che fissano i tipi e le quantità di rifiuti, e le condizioni in base alle
quali le attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi effettuate dai produttori
nei luoghi di produzione degli stessi e le attività di recupero di cui all’allegato
C sono sottoposte alle procedure semplificate di cui agli articoli 32 e 33. Con
la medesima procedura si provvede all’aggiornamento delle predette norme tecniche
e condizioni.
- Le norme e le condizioni di cui al comma 2 sono individuate entro centottanta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e devono garantire
che i tipi o le quantità di rifiuti ed i procedimenti e metodi di smaltimento
o di recupero siano tali da non costituire un pericolo per la salute dell’uomo
e da non recare pregiudizio all’ambiente. In particolare per accedere alle procedure
semplificate le attività di trattamento termico e di recupero energetico devono,
inoltre, rispettare le seguenti condizioni:
- siano utilizzati combustibili da rifiuti urbani oppure rifiuti speciali
individuati per frazioni omogenee;
- i limiti di emissione non siano meno restrittivi di quelli stabiliti per
gli impianti di incenerimento dei rifiuti dalle direttive comunitarie 89/369/CEE
del Consiglio dell’8 giugno 1989, 89/429/CEE del Consiglio del 21 giugno 1989,
94/67/CE del Consiglio del 16 dicembre 1994, e successive modifiche ed integrazioni,
e dal decreto del Ministro dell’ambiente 16 gennaio 1995, pubblicato nel supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30 gennaio 1995, n. 24. Le prescrizioni tecniche
riportate all’articolo 6, comma 2, della direttiva 94/67/CE del Consiglio del
16 dicembre 1994 si applicano anche agli impianti termici produttivi che utilizzano
per la combustione comunque rifiuti pericolosi;
- sia garantita la produzione di una quota minima di trasformazione del potere
calorifico dei rifiuti in energia utile calcolata su base annuale.
- La emanazione delle norme e delle condizioni di cui al comma 2 deve riguardare,
in primo luogo, i rifiuti indicati nella lista verde di cui all’allegato II del
regolamento CEE n. 259/93, e successive modifiche ed integrazioni.
- Per la tenuta dei registri di cui agli articoli 32, comma 3, e 33 comma 3,
e l’effettuazione dei controlli periodici, l’interessato è tenuto a versare alla
provincia un diritto di iscrizione annuale determinato in relazione alla natura
dell’attività con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri
dell’industria, del commercio e dell’artigianato e del Tesoro.
- La costruzione di impianti che recuperano rifiuti nel rispetto delle condizioni,
delle prescrizioni e delle norme tecniche di cui ai commi 2 e 3 è disciplinata
dal D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203, e dalle altre disposizioni che regolano la
costruzione di impianti industriali. L’autorizzazione all’esercizio nei predetti
impianti di operazioni di recupero di rifiuti non individuati ai sensi del presente
articolo resta comunque sottoposta alle disposizioni di cui agli articoli 27 e
28.
- Alle denunce e alle domande disciplinate dal presente Capo si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni di cui al Decreto del Presidente della Repubblica
26 aprile 1992, n. 300, e successive modifiche ed integrazioni. Si applicano,
altresì, le disposizioni di cui all’articolo 21 della legge 7 agosto 1990, n.
241.
Art. 32
Autosmaltimento
- A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche
adottate ai sensi dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 31, le attività di smaltimento
di rifiuti non pericolosi effettuate nel luogo di produzione dei rifiuti stessi
possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio
di attività alla provincia territorialmente competente.
- Le norme tecniche di cui al comma 1 prevedono in particolare:
- il tipo, la quantità, e le caratteristiche dei rifiuti da smaltire;
- il ciclo di provenienza dei rifiuti;
- le condizioni per la realizzazione e l’esercizio degli impianti;
- le caratteristiche dell’impianto di smaltimento;
- la qualità delle emissioni nell’ambiente.
- La provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la
comunicazione di inizio di attività ed entro il termine di cui al comma 1 verifica
d’ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine
alla comunicazione di inizio di attività è allegata una relazione dalla quale
deve risultare:
- il rispetto delle condizioni e delle norme tecniche specifiche di cui al
comma 1;
- il rispetto delle norme tecniche di sicurezza e delle procedure autorizzative
previste dalla normativa vigente.
- Qualora la provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle
condizioni di cui al comma 1 dispone con provvedimento motivato il divieto di
inizio ovvero di prosecuzione dell’attività, salvo che l’interessato non provveda
a conformare alla normativa vigente dette attività ed i suoi effetti entro il
termine prefissato dall’amministrazione.
- La comunicazione di cui al comma 1 deve essere rinnovata ogni cinque anni
e, comunque, in caso di modifica sostanziale delle operazioni di autosmaltimento.
- Restano sottoposte alle disposizioni di cui agli articoli 27 e 28 le attività
di autosmaltimento di rifiuti pericolosi e la discarica di rifiuti.
Art. 33
Operazioni di recupero
- A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche
adottate ai sensi dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 31, l’esercizio delle operazioni
di recupero dei rifiuti possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla
comunicazione di inizio di attività alla provincia territorialmente competente.
- Le condizioni e le norme tecniche di cui al comma 1, in relazione a ciascun
tipo di attività, prevedono in particolare:
- per i rifiuti non pericolosi:
- le quantità massime impiegabili;
- la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti utilizzabili nonché
le condizioni specifiche alle quali le attività medesime sono sottoposte alla
disciplina prevista dal presente articolo;
- le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione ai tipi o
alle quantità dei rifiuti ed ai metodi di recupero, i rifiuti stessi siano
recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti
o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente;
- per i rifiuti pericolosi:
- le quantità massime impiegabili;
- provenienza, i tipi e caratteristiche dei rifiuti;
- le condizioni specifiche riferite ai valori limite di sostanze pericolose
contenute nei rifiuti, ai valori limite di emissione per ogni tipo di rifiuto
ed al tipo di attività e di impianto utilizzato, anche in relazione alle altre
emissioni presenti in sito;
- altri requisiti necessari per effettuare forme diverse di recupero;
- le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione al tipo ed
alle quantità di sostanze pericolose contenute nei rifiuti ed ai metodi di
recupero, i rifiuti stessi siano recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo
e senza usare procedimenti e metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente.
- La provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la
comunicazione di inizio di attività ed entro il termine di cui al comma 1 verifica
d’ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine
alla comunicazione di inizio di attività è allegata una relazione dalla quale
deve risultare:
- il rispetto delle norme tecniche e delle condizioni specifiche di cui al
comma 1;
- il possesso dei requisiti soggettivi richiesti per la gestione dei rifiuti;
- le attività di recupero che si intendono svolgere;
- stabilimento, capacità di recupero e ciclo di trattamento o di combustione
nel quale i rifiuti stessi sono destinati ad essere recuperati;
- le caratteristiche merceologiche dei prodotti derivanti dai cicli di recupero.
- Qualora la provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle
condizioni di cui al comma 1 dispone con provvedimento motivato il divieto di
inizio ovvero di prosecuzione dell’attività, salvo che l’interessato non provveda
a conformare alla normativa vigente dette attività ed i suoi effetti entro il
termine prefissato dall’amministrazione.
- La comunicazione di cui al comma 1 deve essere rinnovata ogni 5 anni e comunque
in caso di modifica sostanziale delle operazioni di recupero.
- Sino all’adozione delle norme tecniche e delle condizioni di cui al comma
1 e comunque non oltre quarantacinque giorni dal termine del periodo di sospensione
previsto dall’articolo 9 della direttiva 83/189/CEE e dall’articolo 3 della direttiva
91/689/CEE le procedure di cui ai commi 1 e 2 si applicano a chiunque effettui
operazioni di recupero dei rifiuti elencati rispettivamente nell’allegato 3 al
decreto del Ministro dell’ambiente 5 settembre 1994, pubblicato nel supplemento
ordinario n. 126 alla Gazzetta Ufficiale 10 settembre 1994, n. 212, e nell’allegato
1 al decreto del Ministro dell’ambiente 16 gennaio 1995, pubblicato nel supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30 gennaio 1995, n. 24, nel rispetto delle prescrizioni
ivi contenute; a tal fine si considerano valide ed efficaci le comunicazioni già
effettuate alla data di entrata in vigore del presente decreto. Le comunicazioni
effettuate dopo la data di entrata in vigore del presente decreto sono valide
ed efficaci solo se a tale data la costruzione dell’impianto, ove richiesto dal
tipo di attività di recupero, era stata già ultimata.
- La procedura semplificata di cui al presente articolo sostituisce, limitatamente
alle variazioni qualitative e quantitative delle emissioni determinate dai rifiuti
individuati, dalle norme tecniche di cui al comma 1 che già fissano i limiti di
emissione in relazione alle attività di recupero degli stessi l’autorizzazione
di cui all’articolo 15, lettera a) del D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203.
- Le disposizioni semplificate del presente articolo non si applicano alle attività
di recupero dei rifiuti urbani, ad eccezione:
- delle attività di riciclaggio e di recupero di materia prima e di produzione
di compost di qualità dai rifiuti provenienti da raccolta differenziata;
- delle attività di trattamento dei rifiuti urbani per ottenere combustibile
da rifiuto effettuate nel rispetto delle norme tecniche di cui al comma 1;
- dell’impiego di combustibile da rifiuto nel rispetto delle specifiche norme
tecniche adottate ai sensi del comma 1, che stabiliscono in particolare la composizione
merceologica e le caratteristiche qualitative del combustibile da rifiuto ai
sensi della lettera p) dell’articolo 6.
- Fermi restando il rispetto dei limiti di emissione in atmosfera di cui all’articolo
31, comma 3, e dei limiti delle altre emissioni inquinanti stabilite da disposizioni
vigenti nonché fatta salva l’osservanza degli altri vincoli a tutela dei profili
sanitari e ambientali, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo, il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
di concerto con il Ministro dell’ambiente determina modalità, condizioni e misure
relative alla concessione di incentivi finanziari previsti da disposizioni legislative
all’utilizzazione dei rifiuti come combustibile per produrre energia elettrica,
tenuto anche conto del prevalente interesse pubblico al recupero energetico nelle
centrali elettriche di rifiuti urbani sottoposti a preventive operazioni di trattamento
finalizzate alla produzione di combustibile da rifiuti.
- I rifiuti non pericolosi individuati con apposite norme tecniche ai sensi
del comma 1 che vengono utilizzati in operazioni non comprese tra quelle di cui
all’allegato C sono sottoposti unicamente alle disposizioni di cui agli articoli
10 comma 3, 11, 12, e 15, nonché alle relative norme sanzionatorie.
- Alle attività di cui ai commi precedenti si applicano integralmente le norme
ordinarie per lo smaltimento qualora i rifiuti non vengano destinati in modo effettivo
ed oggettivo al recupero.
- Le condizioni e le norme tecniche relative ai rifiuti pericolosi di cui al
comma 1 sono comunicate alla Commissione dell’Unione Europea tre mesi prima della
loro entrata in vigore.
- 12-bis.
- Le operazioni di messa in riserva dei rifiuti pericolosi individuati ai sensi
del presente articolo sono sottoposte alle procedure semplificate di comunicazione
di inizio di attività solo se effettuate presso l’impianto dove avvengono le operazioni
di riciclaggio e di recupero previste ai punti da R1 a R9 dell’allegato C.
- 12-ter.
- Fatto salvo quanto previsto dal comma 12-bis le norme tecniche di cui ai commi
1, 2 e 3 stabiliscono le caratteristiche impiantistiche dei centri di messa in
riserva non localizzati presso gli impianti dove sono effettuate le operazioni
di riciclaggio e di recupero individuate ai punti da R1 a R9, nonché le modalità
di stoccaggio e i termini massimi entro i quali i rifiuti devono essere avviati
alle predette operazioni.
TITOLO II
GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI
Art. 34
Ambito di applicazione
- Il presente Titolo disciplina la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di
imballaggio sia per prevenirne e ridurne l’impatto sull’ambiente ed assicurare
un elevato livello di tutela dell’ambiente, sia per garantire il funzionamento
del mercato e prevenire l’insorgere di ostacoli agli scambi, nonché distorsioni
e restrizioni alla concorrenza ai sensi della direttiva 94/62/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 20 dicembre 1994.
- La disciplina di cui al comma 1 riguarda la gestione di tutti gli imballaggi
immessi sul mercato nazionale e di tutti i rifiuti di imballaggio derivanti dal
loro impiego, utilizzati o prodotti da industrie, esercizi commerciali, uffici,
negozi, servizi, nuclei domestici, a qualsiasi altro livello, qualunque siano
i materiali che li compongono.
- Restano fermi i vigenti requisiti in materia di qualità degli imballaggi,
quali quelli relativi alla sicurezza, alla protezione della salute e all’igiene
dei prodotti imballati, nonché le vigenti disposizioni in materia di trasporto
e sui rifiuti pericolosi.
- I requisiti per la fabbricazione di imballaggi stabiliti dal presente titolo
non si applicano agli imballaggi utilizzati per un determinato prodotto prima
del 31 dicembre 1994.
- Per un periodo non superiore a cinque anni dalla data di entrata in vigore
delle disposizioni del presente titolo è consentita l’immissione sul mercato di
imballaggi fabbricati prima di tale data e conformi alle norme vigenti.
Art. 35
Definizioni
- Ai fini dell’applicazione del presente Titolo si intende per:
- imballaggio: il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito
a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti
finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore
al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché
gli articoli a perdere usati allo stesso scopo;
- imballaggio per la vendita o imballaggio primario: imballaggio concepito
in modo da costituire, nel punto di vendita, un’unità di vendita per l’utente
finale o per il consumatore;
- imballaggio multiplo o imballaggio secondario: imballaggio concepito in
modo da costituire, nel punto di vendita, il raggruppamento di un certo numero
di unità di vendita, indipendentemente dal fatto che sia venduto come tale all’utente
finale o al consumatore, o che serva soltanto a facilitare il rifornimento degli
scaffali nel punto di vendita. Esso può essere rimosso dal prodotto senza alterarne
le caratteristiche;
- imballaggio per il trasporto o imballaggio terziario: imballaggio concepito
in modo da facilitare la manipolazione ed il trasporto di un certo numero di
unità di vendita oppure di imballaggi multipli per evitare la loro manipolazione
ed i danni connessi al trasporto, esclusi i container per i trasporti stradali,
ferroviari, marittimi ed aerei;
- rifiuto di imballaggio: ogni imballaggio o materiale di imballaggio, rientrante
nella definizione di rifiuto di cui all’articolo 6, comma 1, lettera a), esclusi
i residui della produzione;
- gestione dei rifiuti di imballaggio: le attività di gestione di cui all’articolo
6, comma 1, lettera d);
- prevenzione: riduzione, in particolare attraverso lo sviluppo di prodotti
e di tecnologie non inquinanti, della quantità e della nocività per l’ambiente
sia delle materie e delle sostanze utilizzate negli imballaggi e nei rifiuti
di imballaggio, sia degli imballaggi e rifiuti di imballaggio nella fase del
processo di produzione, nonché in quella della commercializzazione, della distribuzione,
dell’utilizzazione e della gestione postconsumo;
- riutilizzo: qualsiasi operazione nella quale l’imballaggio concepito e progettato
per poter compiere, durante il suo ciclo di vita, un numero minimo di spostamenti
o rotazioni è riempito di nuovo o reimpiegato per un uso identico a quello per
il quale è stato concepito, con o senza il supporto di prodotti ausiliari presenti
sul mercato che consentano il riempimento imballaggio stesso; tale imballaggio
riutilizzato diventa rifiuto di imballaggio quando cessa di essere reimpiegato;
- riciclaggio: ritrattamento in un processo di produzione dei rifiuti di imballaggio
per la loro funzione originaria o per altri fini, compreso il riciclaggio organico
e ad esclusione del recupero di energia;
- recupero dei rifiuti generati da imballaggi: tutte le pertinenti operazioni
previste dall’allegato C al presente decreto;
- recupero di energia: l’utilizzazione di rifiuti di imballaggio combustibili
quale mezzo per produrre energia mediante incenerimento diretto con o senza
altri rifiuti ma con recupero di calore;
- riciclaggio organico: il trattamento aerobico (compostaggio) o anaerobico
(biometanazione), ad opera di microrganismi ed in condizioni controllate, delle
parti biodegradabili dei rifiuti di imballaggio, con produzione di residui organici
stabilizzanti o di metano, ad esclusione dell’interramento in discarica, che
non può essere considerato una forma di riciclaggio organico;
- smaltimento: tutte le pertinenti operazioni di cui all’allegato B al presente
decreto;
- operatori economici: i fornitori di materiali di imballaggio, i fabbricanti
ed i trasformatori di imballaggi, gli addetti al riempimento e gli utenti, gli
importatori, i commercianti ed i distributori, le pubbliche amministrazioni
e gli organismi di diritto pubblico;
- produttori: i fornitori di materiali di imballaggio, i fabbricanti, i trasformatori
e gli importatori di imballaggi vuoti e di materiali di imballaggio;
- utilizzatori: i commercianti, i distributori, gli addetti al riempimento,
gli utenti di imballaggi e gli importatori di imballaggi pieni;
- pubbliche amministrazioni e organismi di diritto pubblico: i soggetti e
gli enti che gestiscono il servizio di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento
di rifiuti solidi urbani nelle forme di cui alla legge 8 giugno 1990, n. 142,
o loro concessionari;
- consumatore: l’utente finale che acquista o importa per proprio uso imballaggi,
articoli o merci imballate;
- accordo volontario: accordo ufficiale concluso tra le autorità pubbliche
competenti e i settori economici interessati, aperto a tutti gli interlocutori
che desiderano, che disciplina i mezzi, gli strumenti e le azioni per raggiungere
gli obiettivi di cui all’articolo 37.
Art. 36
Criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio
- L’attività di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio si informa
ai seguenti princìpi generali:
- incentivazione e promozione della prevenzione alla fonte della quantità
e della pericolosità degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, soprattutto
attraverso iniziative; anche di natura economica in conformità ai princìpi del
diritto comunitario, volte a promuovere lo sviluppo di tecnologie pulite ed
a ridurre a monte la produzione e l’utilizzazione degli imballaggi, nonché a
favorire la produzione di imballaggi riutilizzabili ed il riutilizzo degli imballaggi;
- incentivazione del riciclaggio e del recupero di materia prima, sviluppo
della raccolta differenziata di rifiuti di imballaggio e promozione di opportunità
di mercato per incoraggiare l’utilizzazione dei materiali ottenuti da imballaggi
riciclati e recuperati;
- riduzione del flusso dei rifiuti di imballaggi destinati allo smaltimento
finale attraverso le altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggi;
- c-bis.
- l’applicazione di misure di prevenzione consistenti in programmi nazionali
o azioni analoghe da adottarsi previa consultazione degli operatori economici
interessati.
- Al fine di assicurare la responsabilizzazione degli operatori economici conformemente
al principio "chi inquina paga" nonché la cooperazione degli stessi secondo il
principio della "responsabilità condivisa", l’attività di gestione dei rifiuti
di imballaggio si ispira, inoltre, ai seguenti princìpi:
- individuazione degli obblighi di ciascun operatore economico, garantendo
che il costo della raccolta, della valorizzazione e dell’eliminazione dei rifiuti
di imballaggio sia sostenuto dai produttori e dagli utilizzatori in proporzione
delle quantità di imballaggi immessi sul mercato nazionale e che la pubblica
amministrazione organizzi la raccolta differenziata;
- promozione di forme di cooperazione tra i soggetti istituzionali ed economici;
- informazione degli utenti degli imballaggi, ed in particolare dei consumatori;
- incentivazione della restituzione degli imballaggi usati e del conferimento
dei rifiuti di imballaggi in raccolta differenziata da parte del consumatore.
- Le informazioni di cui alla lettera c) del comma 2 riguardano in particolare:
- i sistemi di restituzione, di raccolta e di recupero disponibili;
- il ruolo degli utenti di imballaggi ed in particolare dei consumatori nel
processo di riutilizzazione, di recupero e di riciclaggio degli imballaggi e
dei rifiuti di imballaggio;
- il significato dei marchi apposti sugli imballaggi quali si presentano sul
mercato;
- i pertinenti elementi dei piani di gestione per gli imballaggi ed i rifiuti
di imballaggio.
- In conformità alle determinazioni assunte dalla Commissione dell’Unione Europea,
con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria del commercio
e dell’artigianato, sono adottate le misure tecniche che dovessero risultare necessarie
nell’applicazione delle disposizioni del presente Titolo, con particolare riferimento
agli imballaggi pericolosi, anche domestici, nonché agli imballaggi primari di
apparecchiature mediche e prodotti farmaceutici, ai piccoli imballaggi ed agli
imballaggi di lusso. Qualora siano interessati aspetti sanitari il predetto decreto
è adottato di concerto con il Ministro della sanità.
- Tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità
stabilite con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato in conformità alle determinazioni adottate dalla
Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il
recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione
ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. Fino alla definizione
del sistema di identificazione europeo si applica, agli imballaggi per i liquidi,
la normativa vigente in materia di etichettatura.
Art. 37
Obiettivi di recupero e di riciclaggio
- Per conformarsi ai princìpi di cui all’articolo 36, i produttori e gli utilizzatori
devono conseguire gli obiettivi finali di riciclaggio e di recupero dei rifiuti
di imballaggi fissati nell’allegato E ed i relativi obiettivi intermedi.
- Per garantire il controllo del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio
e di recupero, a partire dal 1° gennaio 1998, i produttori e gli utilizzatori
di imballaggi ed i soggetti impegnati nelle attività di riciclaggio e di recupero
dei rifiuti di imballaggio comunicano annualmente, secondo le modalità previste
dalla legge 25 gennaio 1994, n. 70, i dati di rispettiva competenza, riferiti
all’anno solare precedente, relativi al quantitativo degli imballaggi per ciascun
materiale e per tipo di imballaggio immesso sul mercato, nonché, per ciascun materiale,
la quantità degli imballaggi riutilizzati e dei rifiuti di imballaggio riciclati
e recuperati provenienti dal mercato nazionale; tali dati sono trasmessi all’ANPA
ai sensi dell’articolo 2, comma 2 della legge 25 gennaio 1994, n. 70. Le predette
comunicazioni possono essere presentate dai consorzi di cui all’articolo 40 per
i soggetti che hanno aderito agli stessi, e dalle associazioni di categoria per
gli utilizzatori.
- Qualora gli obiettivi di riciclaggio e di recupero dei rifiuti di imballaggio
non siano raggiunti entro trenta giorni dalle scadenze previste, con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei
Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, alle diverse tipologie di materiali di imballaggi
sono applicate misure di natura economica, ivi comprese misure di carattere pecuniario,
proporzionate al mancato raggiungimento di singoli obiettivi, il cui introito
è versato alle entrate del bilancio dello Stato per essere riassegnato con decreto
del Ministro del tesoro ad apposito capitolo del Ministero dell’ambiente. Dette
somme saranno utilizzate per promuovere la prevenzione, la raccolta differenziata,
il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio nell’ambito del Programma
Triennale dell’Ambiente.
- Gli obiettivi di cui al comma 1 sono riferiti ai rifiuti di imballaggi generati
sul territorio nazionale, nonché a tutti i sistemi di riciclaggio e di recupero
al netto degli scarti, e sono adottati ed aggiornati in conformità alla normativa
comunitaria con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria
del commercio e dell’artigianato.
- Il Ministro dell’ambiente e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato
notificano alla Commissione dell’Unione Europea, ai sensi e secondo le modalità
di cui agli articoli 12, 16 e 17 della direttiva 94/62/CEE del Parlamento europeo
e del Consiglio del 20 dicembre 1994, la relazione sull’attuazione delle disposizioni
del presente titolo accompagnata dai dati acquisiti ai sensi del comma 2 e i progetti
delle misure che si intendono adottare nell’ambito del titolo medesimo.
- 5-bis.
- Il Ministro dell’ambiente e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato
forniscono periodicamente all’Unione europea e agli altri Paesi membri i dati
sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi secondo le tabelle e gli schemi adottati
dalla Commissione dell’Unione europea con la decisione 97/138/CE del 3 febbraio
1997.
Art. 38
Obblighi dei produttori e degli utilizzatori
- I produttori e gli utilizzatori sono responsabili della corretta gestione
ambientale degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio generati dal consumo
dei propri prodotti.
- Nell’ambito degli obiettivi di cui agli articoli 24 e 37, i produttori e gli
utilizzatori adempiono all’obbligo della raccolta dei rifiuti di imballaggi primari
e degli altri rifiuti di imballaggi comunque conferiti al servizio pubblico tramite
il gestore del servizio medesimo. A tal fine i produttori e gli utilizzatori sono
obbligati a partecipare al Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’articolo
41. Per gli utilizzatori che partecipano al Consorzio nazionale degli imballaggi
la comunicazione di cui all’articolo 37, comma 2, viene presentata dal soggetto
che effettua la gestione dei rifiuti di imballaggio.
- Per adempiere agli obblighi di riciclaggio e di recupero nonché agli obblighi
della ripresa degli imballaggi usati e della raccolta dei rifiuti di imballaggio
secondari e terziari su superfici private, nonché all’obbligo del ritiro, su indicazione
del Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’articolo 41, dei rifiuti di imballaggio
conferiti dal servizio pubblico, i produttori, entro sei mesi dalla data di entrata
in vigore delle disposizioni del presente titolo, possono:
- organizzare autonomamente la raccolta, il riutilizzo, il riciclaggio ed
il recupero dei rifiuti di imballaggio;
- aderire ad uno dei consorzi di cui all’articolo 40;
- mettere in atto un sistema cauzionale.
- Ai fini di cui al comma 3 gli utilizzatori sono tenuti a ritirare gratuitamente
gli imballaggi usati secondari e terziari ed i rifiuti di imballaggio secondari
e terziari nonché a consegnarli in un luogo di raccolta organizzato dal produttore
e con lo stesso concordato.
- I produttori che non aderiscono al Consorzio di cui all’articolo 40 devono
dimostrare all’Osservatorio di cui all’articolo 26, entro novanta giorni dal termine
di cui al comma 3, di:
- adottare dei provvedimenti per il ritiro degli imballaggi usati da loro
immessi sul mercato;
- avere organizzato la prevenzione della produzione dei rifiuti di imballaggio,
la riutilizzazione degli imballaggi e la raccolta, il trasporto, il riciclaggio
ed il recupero dei rifiuti di imballaggio;
- garantire che gli utenti finali degli imballaggi siano informati sul ritiro
e sulle sue relative possibilità.
- I produttori che non aderiscono ai Consorzi di cui all’articolo 40 devono
inoltre elaborare e trasmettere al Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’articolo
41 un proprio Programma specifico di prevenzione che costituisce la base per l’elaborazione
del programma generale di cui all’articolo 42.
- Entro il 31 marzo di ogni anno, a partire da quello successivo alla data di
entrata in vigore del presente decreto, i produttori che non aderiscono ai Consorzi
di cui all’articolo 40, sono tenuti a presentare all’Osservatorio sui rifiuti
di cui all’articolo 26 una relazione sulla gestione, comprensiva del programma
specifico e dei risultati conseguiti nel recupero e nel riciclo dei rifiuti di
imballaggio, nella quale possono essere evidenziati i problemi inerenti il raggiungimento
degli scopi istituzionali e le eventuali proposte di adeguamento della normativa.
- I produttori che non dimostrano di adottare adeguati provvedimenti sono obbligati
a partecipare ai consorzi di cui all’articolo 40, fatti salvi l’obbligo di corrispondere
i contributi pregressi e l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 54.
- Sono a carico dei produttori e degli utilizzatori i costi per:
- il ritiro degli imballaggi usati e la raccolta dei rifiuti di imballaggio
secondari e terziari;
- la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio
pubblico;
- il riutilizzo degli imballaggi usati;
- il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio;
- lo smaltimento dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari.
- La restituzione di imballaggi usati o di rifiuti di imballaggio, ivi compreso
il conferimento di rifiuti in raccolta differenziata, non deve comportare oneri
economici per il consumatore.
Art. 39
Raccolta differenziata e obblighi della Pubblica Amministrazione
- La pubblica amministrazione deve organizzare sistemi adeguati di raccolta
differenziata in modo da permettere al consumatore di conferire al servizio pubblico
rifiuti di imballaggio selezionati dai rifiuti domestici e da altri tipi di rifiuti
di imballaggi. In particolare:
- deve essere garantita la copertura omogenea del territorio in ciascun ambito
ottimale, tenuto conto del contesto geografico;
- la gestione della raccolta differenziata deve essere effettuata secondo
criteri che privilegiano l’efficacia, l’efficienza e l’economicità del servizio,
nonché il coordinamento con la gestione di altri rifiuti.
- Nel caso in cui la pubblica amministrazione non attivi la raccolta differenziata
dei rifiuti di imballaggi entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, i produttori e gli utilizzatori possono organizzare tramite
il Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’articolo 41 le attività di raccolta
differenziata dei rifiuti di imballaggio primari sulle superfici pubbliche o la
possono integrare se insufficiente.
- 2-bis.
- La pubblica amministrazione incoraggia, ove opportuno, l’utilizzazione di
materiali provenienti da rifiuti di imballaggio riciclati per la fabbricazione
di imballaggi e altri prodotti.
- 2-ter.
- I Ministeri dell’ambiente e dell’industria, del commercio e dell’artigianato
curano la pubblicazione delle misure e degli obiettivi oggetto delle campagne
di informazione di cui all’articolo 41, comma 2, lettera g).
- 2-quater.
- Il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato cura la pubblicazione
dei numeri di riferimento delle norme nazionali che recepiscono le norme armonizzate
di cui all’articolo 43, comma 3, e comunica alla Commissione dell’Unione europea
le norme nazionali di cui al medesimo articolo, comma 3, considerate conformi
alle predette norme armonizzate.
Art. 40
Consorzi
- Al fine di razionalizzare ed organizzare la ripresa degli imballaggi usati,
la raccolta dei rifiuti di imballaggi secondari e terziari su superfici private,
ed il ritiro, su indicazione del Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’articolo
41, dei rifiuti di imballaggi conferiti al servizio pubblico, nonché il riciclaggio
ed il recupero dei rifiuti di imballaggio secondo criteri di efficacia, efficienza
ed economicità, i produttori che non provvedono ai sensi dell’articolo 38, comma
3, lettere a) e c) costituiscono un Consorzio per ciascuna tipologia di materiale
di imballaggi.
- I Consorzi di cui al comma 1 hanno personalità giuridica di diritto privato
e sono retti da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e
del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
- I mezzi finanziari per il funzionamento dei predetti Consorzi sono costituiti
dai proventi delle attività e dai contributi dei soggetti partecipanti.
- Ciascun consorzio mette a punto e trasmette al Consorzio nazionale imballaggi
ed all’Osservatorio di cui all’articolo 26 un proprio Programma specifico di prevenzione
che costituisce la base per l’elaborazione del programma generale di cui all’articolo
42.
- Entro il 31 marzo di ogni anno, a partire da quello successivo alla data di
entrata in vigore del presente decreto, i Consorzi trasmettono al Consorzio Nazionale
Imballaggi di cui all’articolo 41 l’elenco degli associati ed una relazione sulla
gestione, comprensiva del programma specifico e dei risultati conseguiti nel recupero
e nel riciclo dei rifiuti di imballaggio, nella quale possono essere evidenziati
i problemi inerenti il raggiungimento degli scopi istituzionali e le eventuali
proposte di adeguamento della normativa.
Art. 41
Consorzio Nazionale Imballaggi
- Per il raggiungimento degli obiettivi globali di recupero e di riciclaggio
e per garantire il necessario raccordo con l’attività di raccolta differenziata
effettuata dalle Pubbliche Amministrazioni, i produttori e gli utilizzatori costituiscono
in forma paritaria, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore delle
disposizioni del presente titolo, il Consorzio Nazionale Imballaggi, in seguito
denominato CONAI.
- Il CONAI svolge le seguenti funzioni:
- definisce, in accordo con le regioni e con le pubbliche amministrazioni
interessate, gli ambiti territoriali in cui rendere operante un sistema integrato
che comprenda la raccolta, la selezione e il trasporto dei materiali selezionati
a centri di raccolta o di smistamento;
- definisce, con le pubbliche amministrazioni appartenenti ai singoli sistemi
integrati di cui alla lettera a), le condizioni generali di ritiro da parte
dei produttori dei rifiuti selezionati provenienti dalla raccolta differenziata;
- elabora ed aggiorna, sulla base dei programmi specifici di prevenzione di
cui agli articoli 38, comma 6, e 40, comma 4, il Programma generale per la prevenzione
e la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;
- promuove accordi di programma con le regioni e gli enti locali per favorire
il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggio, e ne garantisce l’attuazione;
- assicura la necessaria cooperazione tra i consorzi di cui all’articolo 40;
- garantisce il necessario raccordo tra l’amministrazione pubblica, i Consorzi
e gli altri operatori economici;
- organizza, in accordo con le pubbliche amministrazioni, le campagne di informazione
ritenute utili ai fini dell’attuazione del Programma generale;
- ripartisce tra i produttori e gli utilizzatori i costi della raccolta differenziata,
del riciclaggio e del recupero dei rifiuti di imballaggi primari, o comunque
conferiti al servizio di raccolta differenziata, in proporzione alla quantità
totale, al peso ed alla tipologia del materiale di imballaggio immessi sul mercato
nazionale, al netto delle quantità di imballaggi usati riutilizzati nell’anno
precedente per ciascuna tipologia di materiale.
- Il CONAI può stipulare un accordo di programma quadro su base nazionale con
l’ANCI al fine di garantire l’attuazione del principio di corresponsabilità gestionale
tra produttori, utilizzatori e pubblica amministrazione. In particolare, tale
accordo stabilisce:
- l’entità dei costi della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio
da versare ai comuni, determinati secondo criteri di efficienza, di efficacia
ed economicità di gestione del servizio medesimo, nonché sulla base della tariffa
di cui all’articolo 49, dalla data di entrata in vigore della stessa;
- gli obblighi e le sanzioni posti a carico delle parti contraenti;
- le modalità di raccolta dei rifiuti da imballaggio in relazione alle esigenze
delle attività di riciclaggio e di recupero (89).
- L’accordo di programma di cui al comma 3 è trasmesso all’Osservatorio nazionale
sui rifiuti di cui all’articolo 26, che può richiedere eventuali modifiche ed
integrazioni entro i successivi sessanta giorni.
- Ai fini della ripartizione dei costi di cui al comma 2, lettera h), sono esclusi
dal calcolo gli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato previa cauzione.
- Il CONAI è retto da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente
e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, non ha fini di
lucro e provvede ai mezzi finanziari necessari per la sua attività con i proventi
delle attività e con i contributi dei consorziati.
- Il CONAI delibera con la maggioranza dei due terzi dei componenti.
- Al Consiglio di amministrazione del CONAI partecipa con diritto di voto un
rappresentante dei consumatori indicato dal Ministro dell’ambiente e dal Ministro
dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
- I consorzi obbligatori esistenti alla data di entrata in vigore della presente
legge, previsti dall’articolo 9-quater, del decreto-legge 9 settembre 1988, n.
397, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, cessano
di funzionare all’atto della costituzione del consorzio di cui al comma 1 e comunque
entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il CONAI
di cui al comma 1 subentra nei diritti e negli obblighi dei consorzi obbligatori
di cui all’articolo 9-quater, del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito,
con modificazioni, dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, ed in particolare nella
titolarità del patrimonio esistente alla data del 31 dicembre 1996, fatte salve
le spese di gestione ordinaria sostenute dai Consorzi fino al loro scioglimento.
Tali patrimoni dei diversi Consorzi obbligatori saranno destinati ai costi della
raccolta differenziata, riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggi primari
o comunque conferiti al servizio pubblico della relativa tipologia di materiale.
- In caso di mancata costituzione del CONAI entro i termini di cui al comma
1, e fino alla costituzione dello stesso, il Ministro dell’ambiente e il Ministro
dell’industria, del commercio e dell’artigianato nominano d’intesa un commissario
ad acta per lo svolgimento delle funzioni di cui al presente articolo.
- 10-bis.
- In caso di mancata stipula degli accordi di cui ai commi 2 e 3, il Ministro
dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
può determinare con proprio decreto l’entità dei costi della raccolta differenziata
dei rifiuti di imballaggio a carico dei produttori e degli utilizzatori ai sensi
dell’articolo 49, comma 10, nonché le condizioni e le modalità di ritiro dei rifiuti
stessi da parte dei produttori.
Art. 42
Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti
di imballaggio
- Sulla base dei programmi specifici di prevenzione di cui agli articoli 38,
comma 6, e 40, comma 4, il CONAI elabora un Programma generale di prevenzione
e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio che individua, con
riferimento alle singole tipologie di materiale di imballaggio, le misure relative
ai seguenti obiettivi:
- prevenzione della formazione dei rifiuti di imballaggio;
- accrescimento della proporzione della quantità di rifiuti di imballaggi
riciclabili rispetto alla quantità di imballaggi non riciclabili;
- accrescimento della proporzione della quantità di rifiuti di imballaggi
riutilizzabili rispetto alla quantità di imballaggi non riutilizzabili;
- miglioramento delle caratteristiche dell’imballaggio allo scopo di permettere
ad esso di sopportare più tragitti o rotazioni nelle condizioni di utilizzo
normalmente prevedibili;
- realizzazione degli obiettivi di recupero e riciclaggio.
- Il Programma generale di prevenzione determina, inoltre:
- la percentuale in peso di ciascuna tipologia di rifiuti di imballaggio da
recuperare ogni cinque anni, e nell’ambito di questo obiettivo globale, sulla
base della stessa scadenza, la percentuale in peso da riciclare delle singole
tipologie di materiali di imballaggio, con un minimo percentuale in peso per
ciascun materiale;
- gli obiettivi intermedi di recupero e riciclaggio rispetto agli obiettivi
di cui alla lettera a);
- [le necessarie integrazioni con il Piano nazionale per la gestione dei rifiuti].
- Il Programma generale è trasmesso per il parere all’Osservatorio sui rifiuti
di cui all’articolo 26 ed è approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e
del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, d’intesa con la
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome
di Trento e di Bolzano e l’ANCI. Con la medesima procedura si provvede alle eventuali
modificazioni ed integrazioni del programma.
- Nel caso in cui il Programma generale non sia predisposto entro il termine
di centoventi giorni dalla costituzione del Consorzio Nazionale Imballaggi di
cui all’articolo 41, e, successivamente, dall’inizio del quinquennio di riferimento,
lo stesso è elaborato in via sostitutiva dall’Osservatorio di cui all’articolo
26. In tal caso gli obiettivi di recupero e riciclaggio sono quelli massimi previsti
ai sensi della direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20
dicembre 1994, e successive modifiche ed integrazioni.
- I piani regionali di cui all’articolo 22 sono integrati con un apposito capitolo
relativo alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio in attuazione
delle disposizioni del programma di cui ai commi 1 e 2.
Art. 43
Divieti
- È vietato lo smaltimento in discarica degli imballaggi e dei contenitori recuperati,
ad eccezione degli scarti derivanti dalle operazioni di selezione, riciclo e recupero
dei rifiuti di imballaggio.
- A decorrere dal 1° gennaio 1998 è vietato immettere nel normale circuito di
raccolta dei rifiuti urbani imballaggi terziari di qualsiasi natura. Dalla stessa
data eventuali imballaggi secondari non restituiti all’utilizzatore dal commerciante
al dettaglio possono essere conferiti al servizio pubblico solo in raccolta differenziata,
ove la stessa sia stata attivata.
- A decorrere dal 1° gennaio 1998 possono essere commercializzati solo imballaggi
rispondenti agli standard europei fissati dal Comitato Europeo Normalizzazione
in conformità ai requisiti essenziali stabiliti dall’articolo 9 della direttiva
94/62 CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 dicembre 1994, e dall’Allegato
F al presente decreto. Fino al 1° gennaio 1998 si presume che siano soddisfatti
tutti i predetti requisiti quando gli imballaggi sono conformi alle pertinenti
norme armonizzate i cui numeri di riferimento sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
delle Comunità Europee, ovvero, in mancanza delle pertinenti norme armonizzate,
alle norme nazionali considerate conformi ai predetti requisiti.
- È vietato immettere sul mercato imballaggi o componenti di imballaggio, ad
eccezione degli imballaggi interamente costituiti di cristallo, con livelli totali
di concentrazione di piombo, mercurio, cadmio e cromo esavalente superiore a:
- 600 parti per milione (ppm) in peso a partire dal 30 giugno 1998;
- 250 ppm in peso a partire dal 30 giugno 1999;
- 100 ppm in peso a partire dal 30 giugno 2001.
- Con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del
commercio e dell’artigianato sono determinate, in conformità alle decisioni dell’Unione
Europea:
- le condizioni alle quali i livelli di concentrazione di cui al comma 4 non
si applicano ai materiali riciclati e ai circuiti di produzione localizzati
in una catena chiusa e controllata;
- le tipologie di imballaggio esonerate dal requisito di cui al comma 4, lettera
c).
TITOLO III
GESTIONE DI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI
Art. 44
Beni durevoli
- I beni durevoli per uso domestico che hanno esaurito la loro durata operativa
devono essere consegnati ad un rivenditore contestualmente all’acquisto di un
bene durevole di tipologia equivalente ovvero devono essere conferiti alle imprese
pubbliche o private che gestiscono la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani
o agli appositi centri di raccolta individuati ai sensi del comma 2, a cura del
detentore. Ai fini della corretta attuazione degli obiettivi e delle priorità
stabilite dal presente decreto, i produttori e gli importatori devono provvedere
al ritiro, al recupero e allo smaltimento dei beni durevoli consegnati dal detentore
al rivenditore, sulla base di appositi accordi di programma stipulati ai sensi
dell’articolo 25.
- Il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del
commercio e dell’artigianato, promuove accordi di programma tra le imprese che
producono i beni di cui al comma 1, quelle che li immettono al consumo, anche
in qualità di importatori, ed i soggetti, pubblici e privati, che ne gestiscono
la raccolta, il recupero, il riciclaggio e lo smaltimento. Gli accordi prevedono:
- la messa a punto dei prodotti per le finalità di cui agli articoli 3 e 4;
- l’individuazione di centri di raccolta, diffusi su tutto il territorio nazionale;
- il recupero ed il riciclo dei materiali costituenti i beni;
- lo smaltimento di quanto non recuperabile da parte dei soggetti che gestiscono
il servizio pubblico.
- Al fine di favorire la restituzione dei beni di cui al comma 1 ai rivenditori,
i produttori, gli importatori ed i distributori, e le loro associazioni di categoria,
possono altresì stipulare accordi e contratti di programma ai sensi dell’articolo
25, comma 2. Ai medesimi fini il ritiro, il trasporto e lo stoccaggio dei beni
durevoli da parte dei rivenditori firmatari, tramite le proprie associazioni di
categoria, dei citati accordi e contratti di programma non sono sottoposti agli
obblighi della comunicazione annuale al catasto, della tenuta dei registri di
carico e scarico, della compilazione e tenuta dei formulari, della preventiva
autorizzazione e della iscrizione all’Albo di cui agli articoli 11, 12, 15, 28
e 30 del presente decreto.
- Decorsi tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, nel
caso si manifestino particolari necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente
relativamente allo smaltimento dei rifiuti costituiti dai beni oggetto del presente
articolo al termine della loro vita operativa, può essere introdotto, con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente,
di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
un sistema di cauzionamento obbligatorio. La cauzione, in misura pari al 10% del
prezzo effettivo di vendita del prodotto e con il limite massimo di lire duecentomila,
è svincolata all’atto della restituzione, debitamente documentata, di un bene
oggetto del presente articolo ai centri di raccolta, ai servizi pubblici di nettezza
urbana o ad un rivenditore contestualmente all’acquisto di un bene durevole di
tipologia equivalente. Non sono tenuti a versare la cauzione gli acquirenti che,
contestualmente all’acquisto, provvedano alla restituzione al venditore di un
bene durevole di tipologia equivalente o documentino l’avvenuta restituzione dello
stesso alle imprese o ai centri di raccolta di cui al comma 1.
- In fase di prima applicazione i beni durevoli di cui al comma 1, sottoposti
alle disposizioni del presente articolo, sono:
- frigoriferi, surgelatori e congelatori;
- televisori;
- computer;
- lavatrici e lavastoviglie;
- condizionatori d’aria.
Art. 45
Rifiuti sanitari
- Il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti sanitari pericolosi
deve essere effettuato in condizioni tali da non causare alterazioni che comportino
rischi per la salute e può avere una durata massima di cinque giorni. Per quantitativi
non superiori a duecento litri detto deposito temporaneo può raggiungere i trenta
giorni, alle predette condizioni.
- Al direttore o responsabile sanitario della struttura pubblica o privata compete
la sorveglianza ed il rispetto della disposizione di cui al comma 1, fino al conferimento
dei rifiuti all’operatore autorizzato al trasporto verso l’impianto di smaltimento.
- I rifiuti di cui al comma 1 devono essere smaltiti mediante termodistruzione
presso impianti autorizzati ai sensi del presente decreto. Qualora il numero degli
impianti per lo smaltimento mediante termodistruzione non risulti adeguato al
fabbisogno, il Presidente della Regione, d’intesa con il Ministro della sanità
ed il Ministro dell’ambiente, può autorizzare lo smaltimento dei rifiuti di cui
al comma 1 anche in discarica controllata previa sterilizzazione. Ai fini dell’acquisizione
dell’intesa, i Ministri competenti si pronunciano entro novanta giorni.
- Con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro della
sanità, sentita la Conferenza tra lo Stato le Regioni e le Province autonome,
sono:
- definite le norme tecniche di raccolta, disinfezione, sterilizzazione, trasporto,
recupero e smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi;
- individuati i rifiuti di cui all’articolo 7, comma 2, lettera f) e definite
le norme tecniche per assicurare una corretta gestione degli stessi;
- individuate le frazioni di rifiuti sanitari assimilati agli urbani nonché
le eventuali ulteriori categorie di rifiuti sanitari che richiedono particolari
sistemi di smaltimento.
- La sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi effettuata al di fuori
della struttura sanitaria che li ha prodotti è sottoposta alle procedure autorizzative
di cui agli articoli 27 e 28. In tal caso al responsabile dell’impianto compete
la certificazione di avvenuta sterilizzazione.
Art. 46
Veicoli a motore e rimorchi
- Il proprietario di un veicolo a motore o di un rimorchio che intenda procedere
alla demolizione dello stesso deve consegnarlo ad un centro di raccolta per la
messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione,
autorizzato ai sensi degli articoli 27 e 28. Tali centri di raccolta possono ricevere
anche rifiuti costituiti da parti di veicoli a motore.
- Il proprietario di un veicolo a motore o di un rimorchio destinato alla demolizione
può altresì consegnarlo ai concessionari o alle succursali delle case costruttrici
per la consegna successiva ai centri di cui al comma 1 qualora intenda cedere
il predetto veicolo o rimorchio per acquistarne un altro.
- I veicoli a motore o rimorchi rinvenuti da organi pubblici o non reclamati
dai proprietari e quelli acquisiti per occupazione ai sensi degli articoli 927-929
e 923 del codice civile, sono conferiti ai centri di raccolta di cui al comma
1 nei casi e con le procedure determinate con decreto del Ministro dell’interno,
di concerto con il Ministro del tesoro dell’ambiente e dell’industria, del commercio
e dell’artigianato e dei trasporti e della navigazione.
- I centri di raccolta ovvero i concessionari o le succursali rilasciano al
proprietario del veicolo o del rimorchio consegnato per la demolizione un certificato
dal quale deve risultare la data della consegna, gli estremi dell’autorizzazione
del centro, le generalità del proprietario e gli estremi di identificazione del
veicolo, nonché l’assunzione da parte del gestore del centro stesso ovvero del
concessionario o del titolare della succursale dell’impegno a provvedere direttamente
alle pratiche di cancellazione dal Pubblico registro Automobilistico (PRA).
- Dal 30 giugno 1998 la cancellazione dal Pubblico registro automobilistico
(PRA) dei veicoli e dei rimorchi avviati a demolizione avviene esclusivamente
a cura del titolare del centro di raccolta o del concessionario o del titolare
della succursale senza oneri di agenzia a carico del proprietario del veicolo
o del rimorchio. A tal fine, entro sessanta giorni dalla consegna del veicolo
e del rimorchio da parte del proprietario, il titolare del centro di raccolta,
il concessionario o il titolare della succursale della casa costruttrice deve
comunicare l’avvenuta consegna per la demolizione del veicolo e consegnare il
certificato di proprietà, la carta di circolazione e le targhe al competente ufficio
del PRA che provvede ai sensi e per gli effetti dell’articolo 103, comma 1, del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
- Il possesso del certificato di cui al comma 4 libera il proprietario del veicolo
dalla responsabilità civile, penale e amministrativa connessa con la proprietà
dello stesso.
- 6-bis.
- I gestori di centri di raccolta, i concessionari e i gestori delle succursali
delle case costruttrici di cui ai commi 1 e 2 non possono alienare, smontare o
distruggere i veicoli a motore e i rimorchi da avviare allo smontaggio ed alla
successiva riduzione in rottami senza aver prima adempiuto ai compiti di cui al
comma 5.
- 6-ter.
- Gli estremi della ricevuta dell’avvenuta denuncia e consegna delle targhe
e dei documenti agli uffici competenti devono essere annotati sull’apposito registro
di entrata e di uscita dei veicoli da tenersi secondo le norme del regolamento
di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
- 6-quater.
- Agli stessi obblighi di cui al comma 6-bis e 6-ter sono soggetti i responsabili
dei centri di raccolta o altri luoghi di custodia di veicoli rimossi ai sensi
dell’articolo 159 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, nel caso di
demolizione del veicolo ai sensi dell’articolo 215, comma 4, del predetto decreto
legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
- 6-quinquies.
- All’articolo 103, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285
(98), le parole: "la distruzione, la demolizione" sono sostituite dalle parole:
"la cessazione della circolazione di veicoli a motore e di rimorchi non avviati
alla demolizione".
- È consentito il commercio delle parti di ricambio recuperate dalla demolizione
dei veicoli a motore ad esclusione di quelle che abbiano attinenza con la sicurezza
dei veicoli.
- Le parti di ricambio attinenti la sicurezza dei veicoli sono cedute solo agli
iscritti alle imprese esercenti attività di autoriparazione, di cui alla legge
5 febbraio 1992, n. 122, e sono utilizzate se sottoposte alle operazioni di revisione
singola previste dall’articolo 80 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
- L’utilizzazione delle parti di ricambio di cui ai commi 7 e 8 da parte delle
imprese esercenti attività di autoriparazione deve risultare dalle fatture rilasciate
al cliente.
- Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro
dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato
e dei trasporti e della navigazione emana le norme tecniche relative alle caratteristiche
degli impianti di demolizione, alle operazioni di messa in sicurezza e all’individuazione
delle parti di ricambio attinenti la sicurezza di cui al comma 8.
Art. 47
Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali
ed animali esausti
- È istituito il Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento
degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti, al quale è attribuita la personalità
giuridica di diritto privato.
- Il Consorzio non ha scopo di lucro ed è regolato da uno statuto approvato
con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore
del presente decreto.
- Il Consorzio:
- assicura la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento ed il
riutilizzo degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti;
- assicura, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di inquinamento,
lo smaltimento di oli e grassi vegetali e animali esausti raccolti dei quali
non sia possibile o conveniente la rigenerazione;
- promuove lo svolgimento di indagini di mercato e di studi di settore al
fine di migliorare, economicamente e tecnicamente, il ciclo di raccolta, trasporto,
stoccaggio, trattamento e riutilizzo degli oli e grassi vegetali e animali esausti.
- Le deliberazioni degli organi del Consorzio, adottate in relazione agli scopi
del presente decreto ed a norma dello statuto, sono vincolanti per tutte le imprese
partecipanti.
- Partecipano al Consorzio:
- le imprese che producono, importano o detengono oli e grassi vegetali ed
animali esausti;
- le imprese che riciclano e recuperano oli e grassi vegetali e animali esausti;
- le associazioni nazionali di categoria delle imprese che effettuano la raccolta,
il trasporto e lo stoccaggio di oli e grassi vegetali e animali esausti.
- Le quote di partecipazione al Consorzio sono determinate in base al rapporto
tra la capacità produttiva di ciascun consorziato e la capacità produttiva complessivamente
sviluppata da tutti i consorziati appartenenti alla medesima categoria.
- La determinazione e l’assegnazione delle quote compete al consiglio di amministrazione
del Consorzio che vi provvede annualmente secondo quanto stabilito dallo statuto.
- Nel caso di incapacità o di impossibilità di adempiere, per mezzo delle stesse
imprese e aziende consorziate, agli obblighi di raccolta, trasporto, stoccaggio,
trattamento e riutilizzo degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti stabiliti
dal presente decreto, il Consorzio può nei limiti e nei modi determinati dallo
Statuto, stipulare con le imprese pubbliche e private contratti per l’assolvimento
degli obblighi medesimi.
- Le risorse finanziarie del Consorzio sono costituite:
- dai proventi delle attività svolte dal Consorzio;
- dalla gestione patrimoniale del fondo consortile;
- dalle quote consortili;
- da contributi di riciclaggio a carico dei produttori e degli importatori
di oli e grassi vegetali e animali per uso alimentare destinati al mercato interno,
determinati annualmente, per garantire l’equilibrio di gestione del Consorzio,
con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato.
- Il Consorzio deve trasmettere annualmente al Ministro dell’ambiente e al Ministro
dell’industria, del commercio e dell’artigianato il bilancio preventivo e consuntivo
entro sessanta giorni dalla loro approvazione, unitariamente ad una relazione
tecnica sull’attività complessiva sviluppata dallo stesso Consorzio e dai singoli
consorziati.
- A decorrere dalla data di scadenza del termine di novanta giorni dalla data
di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione dello Statuto
di cui al comma 2, chiunque, in ragione della propria attività, detiene oli e
grassi vegetali e animali esausti è obbligato a conferirli al Consorzio direttamente
o mediante consegna a soggetti incaricati del Consorzio.
- Chiunque, in ragione della propria attività ed in attesa del conferimento
al Consorzio, detenga oli e grassi animali e vegetali esausti, è obbligato a stoccare
gli stessi in apposito contenitore conforme alle disposizioni vigenti in materia
di smaltimento.
Art. 48
Consorzio per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene
- Al fine di ridurre il flusso dei rifiuti di polietilene destinati allo smaltimento
è istituito il consorzio per il riciclaggio dei rifiuti di beni in polietilene,
esclusi gli imballaggi di cui all’articolo 35, comma 1, lettere a), b), c) e d),
i beni di cui all’articolo 44 e i rifiuti di cui agli articoli 45 e 46.
- Al Consorzio partecipano:
- i produttori e gli importatori di beni in polietilene;
- i trasformatori di beni in polietilene;
- le associazioni nazionali di categoria rappresentative delle imprese che
effettuano la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti di beni in
polietilene;
- le imprese che riciclano e recuperano rifiuti di beni in polietilene.
- Il Consorzio si propone come obiettivo primario di favorire il ritiro dei
beni a base di polietilene al termine del ciclo di utilità per avviarli ad attività
di riciclaggio e di recupero. A tal fine il Consorzio:
- promuove la gestione del flusso dei beni a base di polietilene;
- assicura la raccolta, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei rifiuti
di beni in polietilene;
- promuove la valorizzazione delle frazioni di polietilene non riutilizzabili;
- promuove l’informazione degli utenti, intesa a ridurre il consumo dei materiali
ed a favorire forme corrette di raccolta e di smaltimento;
- assicura l’eliminazione dei rifiuti di beni in polietilene nel caso in cui
non sia possibile o economicamente conveniente il riciclaggio, nel rispetto
delle disposizioni contro l’inquinamento.
- Nella distribuzione dei prodotti dei consorziati il Consorzio può ricorrere
a forme di deposito cauzionale.
- I mezzi finanziari per il funzionamento del Consorzio sono costituiti:
- dai proventi delle attività svolte dal consorzio;
- dai contributi dei soggetti partecipanti;
- dalla gestione patrimoniale del fondo consortile.
- Le deliberazioni degli organi del consorzio, adottate in relazione agli scopi
del presente decreto ed a norma dello statuto, sono vincolanti per tutti i soggetti
partecipanti.
- Il Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro dell’industria, del
commercio e dell’artigianato determina ogni due anni con proprio decreto gli obiettivi
minimi di riciclaggio, e in caso di mancato raggiungimento dei predetti obiettivi
può stabilire un contributo percentuale di riciclaggio da applicarsi sull’importo
netto delle fatture emesse dalle imprese produttrici ed importatrici di materia
prima per forniture destinate alla produzioni di beni di polietilene per il mercato
interno.
- Il Consorzio ha personalità giuridica di diritto privato, non ha scopo di
lucro ed è retto da uno Statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente
di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
- A decorrere dalla data di scadenza del termine di novanta giorni dalla pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione dello Statuto di cui al comma
8, chiunque, in ragione della propria attività, detiene rifiuti di beni in polietilene
è obbligato a conferirli al consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti
incaricati dal consorzio.
TITOLO IV
TARIFFA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
Art. 49
Istituzione della tariffa
- La tassa per lo smaltimento dei rifiuti di cui alla sezione II dal Capo XVIII
del titolo III del testo unico della finanza locale, approvato con Regio Decreto
14 settembre 1931, n. 1175, come sostituito dall’articolo 21 del decreto del Presidente
della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, ed al capo III del decreto legislativo
15 novembre 1993, n. 507, è soppressa a decorrere dai termini previsti dal regime
transitorio, disciplinato dal regolamento di cui al comma 5, entro i quali i comuni
devono provvedere alla integrale copertura dei costi del servizio di gestione
dei rifiuti urbani attraverso la tariffa di cui al comma 2.
- 1-bis.
- Resta, comunque, ferma la possibilità, in via sperimentale, per i comuni di
deliberare l’applicazione della tariffa ai sensi del comma 16.
- I costi per i servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti
di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche e soggette
ad uso pubblico, sono coperti dai Comuni mediante l’istituzione di una tariffa.
- La tariffa deve essere applicata nei confronti di chiunque occupi oppure conduca
locali, o aree scoperte ad uso privato non costituenti accessorio o pertinenza
dei locali medesimi, a qualsiasi uso adibiti, esistenti nelle zone del territorio
comunale.
- La tariffa è composta da una quota determinata in relazione alle componenti
essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per
le opere e dai relativi ammortamenti, e da una quota rapportata alle quantità
di rifiuti conferiti, al servizio fornito, e all’entità dei costi di gestione,
in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e
di esercizio.
- 4-bis.
- A decorrere dall’esercizio finanziario che precede i due anni dall’entrata
in vigore della tariffa, i comuni sono tenuti ad approvare e a presentare all’Osservatorio
nazionale sui rifiuti il piano finanziario e la relazione di cui all’articolo
8 del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.
- Il Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro dell’Industria del Commercio
e dell’Artigianato, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato,
le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano elabora un metodo normalizzato
per definire le componenti dei costi e determinare la tariffa di riferimento,
prevedendo disposizioni transitorie per garantire la graduale applicazione del
metodo normalizzato e della tariffa ed il graduale raggiungimento dell’integrale
copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani da parte dei comuni.
- La tariffa di riferimento è articolata per fasce di utenza e territoriali.
- La tariffa di riferimento costituisce la base per la determinazione della
tariffa nonché per orientare e graduare nel tempo gli adeguamenti tariffari derivanti
dall’applicazione del presente decreto.
- La tariffa è determinata dagli enti locali, anche in relazione al piano finanziario
degli interventi relativi al servizio.
- La tariffa è applicata dai soggetti gestori nel rispetto della convenzione
e del relativo disciplinare.
- Nella modulazione della tariffa sono assicurate agevolazioni per le utenze
domestiche e per la raccolta differenziata delle frazioni umide e delle altre
frazioni, ad eccezione della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio
che resta a carico dei produttori e degli utilizzatori. é altresì assicurata la
gradualità degli adeguamenti derivanti dalla applicazione del presente decreto.
- Per le successive determinazioni della tariffa si tiene conto degli obiettivi
di miglioramento della produttività e della qualità del servizio fornito e del
tasso di inflazione programmato.
- L’eventuale modulazione della tariffa tiene conto degli investimenti effettuati
dai comuni che risultino utili ai fini dell’organizzazione del servizio.
- La tariffa è riscossa dal soggetto che gestisce il servizio.
- Sulla tariffa è applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alle
quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero
mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività di recupero
dei rifiuti stessi.
- La riscossione volontaria e coattiva della tariffa può essere effettuata con
l’obbligo del non riscosso per riscosso, tramite ruolo secondo le disposizioni
del decreto del presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e del decreto
del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1988, n. 43.
- In via sperimentale i Comuni possono attivare il sistema tariffario anche
prima del termine di cui al comma 1.
- È fatta salva l’applicazione del tributo ambientale di cui all’articolo 19
del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.
TITOLO V
SISTEMA SANZIONATORIO E DISPOSIZIONI TRANSITORIE FINALI
Capo I
Sanzioni
Art. 50
Abbandono di rifiuti
- Fatto salvo quanto disposto dall’articolo 51, comma 2, chiunque in violazione
dei divieti di cui agli articoli 14, commi 1 e 2, 43, comma 2, 44, comma 1 e 46,
commi 1 e 2, abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali
o sotterranee è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire duecentomila
a lire unmilioneduecentomila. Se l’abbandono di rifiuti sul suolo riguarda rifiuti
non pericolosi e non ingombranti si applica la sanzione amministrativa pecuniaria
da lire cinquantamila a lire trecentomila.
- 1-bis.
- Il titolare del centro di raccolta, il concessionario o il titolare della
succursale della casa costruttrice, che viola le disposizioni di cui all’articolo
46, comma 5, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila
a lire tremilioni.
- Chiunque non ottempera all’ordinanza del Sindaco, di cui all’articolo 14,
comma 3, o non adempie all’obbligo di cui agli articoli 9, comma 3, è punito con
la pena dell’arresto fino ad un anno. Con la sentenza di condanna per tali contravvenzioni,
o con la decisione emessa ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale,
il beneficio della sospensione condizionale della pena può essere subordinato
alla esecuzione di quanto stabilito nella ordinanza o nell’obbligo non eseguiti.
Art. 51
Attività di gestione di rifiuti non autorizzata
- Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento,
commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione,
iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 27, 28, 29, 30, 31, 32 e 33 è
punito:
- con la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da lire
cinque milioni a lire cinquanta milioni se si tratta di rifiuti non pericolosi;
- con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da lire
cinque milioni a lire cinquanta milioni se si tratta di rifiuti pericolosi.
- Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di imprese ed ai responsabili
di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li
immettono nelle acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di
cui all’articolo 14, commi 1 e 2.
- Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la
pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da lire cinque milioni
a lire cinquanta milioni. Si applica la pena dell’arresto da uno a tre anni e
dell’ammenda da lire dieci milioni a lire cento milioni se la discarica è destinata,
anche in parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Alla sentenza di condanna
o alla decisione emessa ai sensi dell’articolo 444 del Codice di Procedura Penale
consegue la confisca dell’area sulla quale è realizzata la discarica abusiva se
di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi
di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi.
- Le pene di cui ai commi 1, 2 e 3 sono ridotte della metà nelle ipotesi di
inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni nonché
nelle ipotesi di inosservanza dei requisiti e delle condizioni richiesti dalle
iscrizioni o comunicazioni.
- Chiunque, in violazione del divieto di cui all’articolo 9, effettua attività
non consentite di miscelazione di rifiuti è punito con la pena di cui al comma
1, lettera b).
- Chiunque effettua il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di
rifiuti sanitari pericolosi, con violazione delle prescrizioni di cui all’articolo
45, è punito con la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o con la pena dell’ammenda
da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni. Si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni per i quantitativi non
superiori a duecento litri.
- 6-bis.
- Chiunque viola gli obblighi di cui agli articoli 46, commi 6-bis, 6-ter e
6-quater, 47, commi 11 e 12 e 48, comma 9, è punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tremilioni.
Art. 51-bis
Bonifica dei siti
- Chiunque cagiona l’inquinamento o un pericolo concreto ed attuale di inquinamento,
previsto dall’articolo 17, comma 2, è punito con la pena dell’arresto da sei mesi
a un anno e con l’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni se non
provvede alla bonifica secondo il procedimento di cui all’articolo 17. Si applica
la pena dell’arresto da un anno a due anni e la pena dell’ammenda da lire diecimilioni
a lire centomilioni se l’inquinamento è provocato da rifiuti pericolosi. Con la
sentenza di condanna per la contravvenzione di cui al presente comma, o con la
decisione emessa ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale, il
beneficio della sospensione condizionale della pena può essere subordinato alla
esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale.
Art. 52
Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori
e dei formulari
- Chiunque non effettua la comunicazione di cui all’articolo 11, comma 3, ovvero
la effettua in modo incompleto o inesatto è punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni. Se la comunicazione è
effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine stabilito ai
sensi della legge 25 gennaio 1994, n. 70, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire cinquantamila a lire trecentomila.
- Chiunque omette di tenere ovvero tiene in modo incompleto il registro di carico
e scarico di cui all’articolo 12, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni. Se il registro è relativo
a rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire
trenta milioni a lire centottanta milioni, nonché la sanzione amministrativa accessoria
della sospensione da un mese ad un anno dalla carica rivestita dal soggetto responsabile
dell’infrazione e dall’amministratore. Le sanzioni di cui sopra sono ridotte rispettivamente
da lire duemilioni a lire dodicimilioni per i rifiuti non pericolosi, da lire
quattromilioni a lire ventiquattromilioni per i rifiuti pericolosi, nel caso di
imprese che occupano un numero di unità lavorative inferiore a 15 dipendenti calcolate
con riferimento al numero di dipendenti occupati a tempo pieno durante un anno,
mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni
di unità lavorative annue; ai predetti fini l’anno da prendere in considerazione
è quello dell’ultimo esercizio contabile approvato.
- Chiunque effettua il trasporto di rifiuti senza il prescritto formulario di
cui all’articolo 15 ovvero indica nel formulario stesso dati incompleti o inesatti
è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire tre milioni a lire
diciotto milioni. Si applica la pena di cui all’articolo 483 del codice penale
nel caso di trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima pena si applica anche
a chi, nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, fornisce
false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche
dei rifiuti e a chi fa uso di un certificato falso durante il trasporto.
- Se le indicazioni di cui ai commi 1 e 2 sono formalmente incomplete o inesatte
ma i dati riportati nella comunicazione al catasto, nei registri di carico e scarico,
nei formulari di identificazione dei rifiuti trasportati e nelle altre scritture
contabili tenute per legge consentono di ricostruire le informazioni dovute si
applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tremilioni.
La stessa pena si applica se le indicazioni di cui al comma 3 sono formalmente
incomplete o inesatte ma contengono tutti gli elementi per ricostruire le informazioni
dovute per legge, nonché nei casi di mancato invio alle autorità competenti e
di mancata conservazione dei registri di cui all’articolo 12, commi 3 e 4, o del
formulario di cui all’articolo 15.
Art. 53
Traffico illecito di rifiuti
- Chiunque effettua spedizioni dei rifiuti elencati negli allegati II, III e
IV del Regolamento CEE 259/93 del Consiglio del 1° febbraio 1993 in modo tale
da integrare il traffico illecito, così come definito dall’articolo 26 del medesimo
Regolamento, è punito con la pena dell’ammenda da lire tre milioni a lire cinquanta
milioni e con l’arresto fino a due anni. La pena è aumentata in caso di spedizioni
di rifiuti pericolosi.
- Alla sentenza di condanna, o a quella emessa ai sensi dell’articolo 444 del
Codice di Procedura Penale, per i reati relativi al traffico illecito di cui al
comma 1 o al trasporto illecito di cui agli articoli 51 e 52, comma 3, consegue
obbligatoriamente la confisca del mezzo di trasporto.
Art. 54
Imballaggi
- I produttori e gli utilizzatori che non adempiono all’obbligo di cui all’articolo
38, comma 2, entro il 31 dicembre 1998, sono puniti con la sanzione amministrativa
pecuniaria pari a sei volte le somme dovute per l’adesione al CONAI, fatto comunque
salvo l’obbligo di corrispondere i contributi pregressi. Tale sanzione è ridotta
della metà nel caso di adesioni effettuate entro il sessantesimo giorno dalla
scadenza sopra indicata. I produttori di imballaggi che non provvedono ad organizzare
un proprio sistema per l’adempimento degli obblighi di cui all’articolo 38, comma
3, e non aderiscono ai consorzi di cui all’articolo 40 né adottano un proprio
sistema cauzionale sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire
quindici milioni a lire novanta milioni. La stessa pena si applica agli utilizzatori
che non adempiono all’obbligo di cui all’articolo 38, comma 4.
- La violazione dei divieti di cui all’articolo 43, commi 1 e 4, è punita con
la sanzione amministrativa pecuniaria da lire dieci milioni a lire sessanta milioni.
La stessa pena si applica a chiunque immette nel mercato interno imballaggi privi
dei requisiti di cui all’articolo 36, comma 5.
- La violazione del divieto di cui all’articolo 43, comma 3, è punita con la
sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni.
Art. 55
Competenza e giurisdizione
- Fatte salve le altre disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689, in
materia di accertamento degli illeciti amministrativi, all’irrogazione delle sanzioni
amministrative pecuniarie previste dalla presente normativa provvede la Provincia
nel cui territorio è stata commessa la violazione, ad eccezione delle sanzioni
previste dall’articolo 50, comma 1, per le quali è competente il Comune.
- Avverso le ordinanze-ingiunzione relative alle sanzioni amministrative di
cui al comma 1 è esperibile il giudizio di opposizione di cui all’articolo 23,
L. 24 novembre 1981, n. 689.
- Per i procedimenti penali pendenti alla data di entrata in vigore del presente
decreto l’autorità giudiziaria, se non deve pronunziare decreto di archiviazione
o sentenza di proscioglimento, dispone la trasmissione degli atti agli enti indicati
al comma 1 ai fini dell’applicazione delle sanzioni amministrative.
Art. 55-bis
Proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie
- I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per le violazioni del
presente decreto sono devoluti alle province e sono destinati all’esercizio delle
funzioni di controllo in materia ambientale, fatti salvi i proventi delle sanzioni
amministrative pecuniarie di cui all’articolo 50, comma 1, che sono devoluti ai
comuni.
Capo II
Disposizioni transitorie e finali
Art. 56
Abrogazione di norme
- 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono abrogati:
- a) la legge 20 marzo 1941, n. 366;
- b) il decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915;
- c) il decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito, con modificazioni,
dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, ad eccezione degli articoli 7, 9 e 9-quinquies;
- d) il D.L. 31 agosto 1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla
legge 29 ottobre 1987, n. 441, ad eccezione degli articoli 1, 1-bis, 1-ter,
1-quater, 1-quinquies e 14, comma 1;
- e) il decreto-legge 14 dicembre 1988, n. 527, convertito, con modificazioni,
dalla legge 10 febbraio 1988, n. 45;
- f) l’articolo 29-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito,
con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni;
- f-bis.
- i commi 3, 4 e 5, secondo periodo, dell’articolo 103 del decreto legislativo
30 aprile 1992, n. 285;
- f-ter.
- l’articolo 5, comma 1, del D.P.R. 8 agosto 1994, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 251 del 26 ottobre 1994.
- Il Governo, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988,
n. 400, adotta, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto,
su proposta del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari,
che si esprimono entro 30 giorni dalla trasmissione del relativo schema alle Camere,
apposito regolamento con il quale sono individuati gli atti normativi incompatibili
con il presente decreto, che sono abrogati con effetto dalla data di entrata in
vigore del regolamento medesimo.
- 2-bis.
- Il Governo, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988,
n. 400, adotta entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, su proposta del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, sentita la Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, previo
parere delle competenti commissioni parlamentari, che si esprimono entro trenta
giorni dalla trasmissione del relativo schema alle Camere, apposito regolamento
con il quale sono disciplinate in conformità ai princìpi del presente decreto
le attività di gestione degli oli usati e sono individuati gli atti normativi
incompatibili con il decreto medesimo, che sono abrogati con effetto dalla data
di entrata in vigore del regolamento stesso.
Art. 57
Disposizioni transitorie
- Le norme regolamentari e tecniche che disciplinano la raccolta, il trasporto
e lo smaltimento dei rifiuti restano in vigore sino all’adozione delle specifiche
norme adottate in attuazione del presente decreto. A tal fine ogni riferimento
ai rifiuti tossici e nocivi si deve intendere riferito ai rifiuti pericolosi.
- Sono fatte salve le attribuzioni di funzioni delegate o trasferite già conferite
dalle regioni alle province e agli altri enti locali in attuazione della legge
8 giugno 1990, n. 142.
- Le autorizzazioni rilasciate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica
10 settembre 1982, n. 915, restano valide fino alla loro scadenza e comunque non
oltre il termine di quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
- Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le Regioni
provvederanno ad aggiornare le autorizzazioni in essere per la gestione dei rifiuti
sulla base della nuova classificazione degli stessi.
- Le attività che in base alle leggi statali e regionali vigenti risultano escluse
dal regime dei rifiuti, ivi compreso l’utilizzo dei materiali e delle sostanze
individuati nell’allegato 1 al decreto del Ministro dell’ambiente 5 settembre
1994, pubblicato nel Supplemento ordinario n. 126 alla Gazzetta Ufficiale 10 settembre
1994, n. 212, devono conformarsi alle disposizioni del presente decreto entro
e non oltre il 30 giugno 1999.
- Fermo restando il termine di cui all’articolo 33, comma 6, per la prosecuzione
delle operazioni di recupero dei rifiuti compresi nell’allegato 3 al decreto del
Ministro dell’ambiente 5 settembre 1994, pubblicato nel Supplemento ordinario
n. 126 alla Gazzetta Ufficiale 10 settembre 1994, n. 212, e nell’allegato 1 al
decreto del Ministro dell’ambiente 16 gennaio 1995, pubblicato nel supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30 gennaio 1995, n. 24, in esercizio e che risultino
conformi alle norme tecniche adottate ai sensi degli articoli 31 e 33, gli interessati
sono tenuti ad effettuare la comunicazione di cui all’articolo 33, comma 1, entro
trenta giorni dall’emanazione delle predette norme tecniche; in tal caso l’esercizio
dell’attività può essere continuato senza attendere il decorso di novanta giorni
dalla comunicazione.
- 6-bis.
- In attesa delle specifiche norme regolamentari e tecniche, da adottarsi ai
sensi dell’articolo 18, comma 2, lettera i), i rifiuti sono assimilati alle merci
per quanto concerne il regime normativo in materia di trasporti via mare e la
disciplina delle operazioni di carico, scarico, trasbordo, deposito e maneggio
in aree portuali.
In particolare i rifiuti pericolosi sono assimilati alle merci pericolose.
- 6-ter.
- In attesa dell’adozione della nuova disciplina organica in materia di valutazione
di impatto ambientale la procedura di cui all’articolo 6 della L. 8 luglio 1986,
n. 349, continua ad applicarsi ai progetti delle opere rientranti nella categoria
di cui all’articolo 1, lettera i), del decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri 10 agosto 1988, n. 377, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 agosto
1988, n. 204, relativa ai rifiuti già classificati tossici e nocivi.
Art 58
Disposizioni finali.
- Nelle attrezzature sanitarie di cui all’articolo 4, secondo comma, lettera
g), della legge 29 settembre 1964, n. 847 (136), sono ricomprese le opere, le
costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione
dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree
inquinate.
- All’articolo 8, comma 2, secondo capoverso della legge 19 ottobre 1984, n.
748, come modificato dall’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 16 febbraio
1993, n. 161, le parole: "di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio
e dell’artigianato, sentiti il Ministro dell’ambiente e il Ministro della sanità"
sono sostituite dalle seguenti: "di concerto con i Ministri dell’industria, del
commercio e dell’artigianato, dell’ambiente e della sanità". All’articolo 8, comma
3, ultimo capoverso della legge 19 ottobre 1984, n. 748, le parole: "di concerto
con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, sentiti il Ministro
delle partecipazioni statali e il Ministro della sanità" sono sostituite dalle
seguenti: "di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
dell’ambiente e della sanità". All’articolo 9, comma 5, della medesima legge 19
ottobre 1984, n. 748, le parole: "di concerto con il Ministro dell’industria,
del commercio e dell’artigianato, sentiti il Ministro delle partecipazioni statali
e il Ministro della sanità" sono sostituite dalle seguenti "di concerto con i
Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato, dell’ambiente e della
sanità".
- Dall’attuazione del presente decreto non devono derivare maggiori oneri o
minori entrate a carico dello Stato.
- Il Consorzio obbligatorio delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi
di cui all’articolo 9-quinquies del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito,
con modificazioni, dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, ha personalità giuridica
di diritto privato.
- Il Consorzio obbligatorio degli oli usati di cui all’art. 11, D.Lgs. 27 gennaio
1992, n. 95, ha personalità giuridica di diritto privato.
- Nell’assegnazione delle risorse stanziate, ancora disponibili, del D.L. 31
agosto 1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1987,
n. 441, si prescinde dalle specificazioni di cui agli articoli 1, 1-bis e 1-ter
e dalle tipologie impiantistiche ivi indicate.
- Le disposizioni del Titolo II del presente decreto entrano in vigore dal 1°
maggio 1997.
- 7-bis.
- Le spese per l’indennità e per il trattamento economico del personale di cui
all’articolo 9 del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito, con modificazioni,
dalla legge 9 novembre 1988, n. 475, sono imputate sul capitolo 5940 dello stato
di previsione del Ministero dell’ambiente. Il trattamento economico resta a carico
delle istituzioni di appartenenza, previa intesa con le medesime, nel caso in
cui il personale svolga attività di comune interesse.
- 7-ter.
- I rifiuti provenienti da attività di manutenzione o assistenza sanitaria si
considerano prodotti presso la sede o il domicilio del soggetto che svolge tali
attività.
- 7-quater.
- Le disposizioni di cui agli articoli 11, 12, 15 e 30 non si applicano alle
attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti abilitati
allo svolgimento delle attività medesime in forma ambulante, limitatamente ai
rifiuti che formano oggetto del loro commercio.
Allegati
HOME