Toscana, 200 mila famiglie in disagio abitativo: nasce l’Alleanza per l’Abitare
La Toscana del 2023 è abitata da 200 mila famiglie in disagio abitativo: un numero in crescita costante, che contribuisce a creare disorientamento, sfiducia, rabbia sociale. Dove la casa diventa il primo elemento di disgregazione e acceleratore di povertà. I dati del dodicesimo rapporto sulla condizione abitativa della Regione Toscana, usciti meno di 15 gg fa, segnalano un generale impoverimento della popolazione, causato da un vertiginoso incremento del costo della vita. Nel mese di settembre 2023 la variazione tendenziale (settembre 2023 rispetto a settembre 2022) registra un aumento in Toscana (+5,9%) superiore a quello dell’Italia (+5,3%). Le ragioni primarie di un incremento così sproporzionato sono principalmente da attribuire ad un consistente rincaro dei consumi energetici, dei beni alimentari e quelli per la cura della persona, ma soprattutto a quelli della casa.
Il disagio abitativo sta connotando la nostra Regione: sempre più inaccessibile è il diritto alla Casa, per tante famiglie di lavoratori, pensionati e studenti fuori sede., a causa dei costi proibitivi degli affitti e delle abitazioni. I dati oggettivi del disagio abitativo si riassumono in questi preoccupanti numeri:
– in Toscana, i nuclei familiari in emergenza abitativa sono circa 200mila
– in Toscana è la quarta regione in Italia per le richieste di esecuzione della forza pubblica. Infatti, dopo la Lombardia con 21.624, l’Emilia con 12.033, il Piemonte con 10.350, in quarta posizione segue proprio la Toscana con 8604 richieste (+200,4% rispetto l’anno precedente). Mentre per gli sfratti già eseguiti con la forza pubblica, la Toscana è quinta dopo Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio, con 2490 sgomberi con un aumento del 162,7%
– le domande ammesse fatte ai comuni Toscani per contributo all’affitto sono 20.814
– alloggi di case popolari assegnati 1029 (di cui 735 per graduatoria, il resto per emergenza)
– alloggi popolari sfitti sono 4563 (di cui solo 545 con manutenzione in corso)
– i costi degli affitti hanno avuto un incremento del 15% nei capoluoghi di provincia; un affitto medio per un bilocale è di 800 euro
– le domande totali fatte ai comuni Toscani per un contributo all’affitto sono 26.553
Da quanto sopra detto, nasce dalla Toscana la comune volontà di costituire un fronte coeso tra sindacati dei lavoratori, degli inquilini e Associazioni del Terzo Settore, per portare avanti e sostenere i temi del diritto ad un abitare dignitoso, equo, sostenibile e solidale e fare in modo che divengano una priorità nelle scelte politiche nazionali, regionali e degli Enti locali. Un fronte coeso, con l’ambizione di affrontare su più piani le sfide di una crescente povertà e fragilità socio abitativa, che abbraccia un partito trasversale di bisogni: accanto alle tradizionali categorie sociali con disagio alloggiativo (migrazione, dipendenze, carcere e marginalità), negli ultimi anni si sta assistendo all’emersione di nuove, inedite tipologie di persone a rischio di esclusione abitativa per le quali i sistemi di accoglienza in essere offrono risposte parzialissime e non adeguate.
E’ giunto il momento una vera propria ‘Alleanza per l’abitare’ (prima esperienza in Italia), che vuole portare avanti i diritti e i bisogni di tante persone in precarietà abitativa. I primi sottoscrittori dell’Alleanza sono (le adesioni sono aperte): COSPE onlus, OXFAM, Diaconia Valdese, Abitare Solidale, Progetto Arcobaleno, Associazione CIAO, CASAEE Agenzia sociale per la casa, ARCI, Sociolab, Federconsumatori Toscana, CAT, Tutori volontariato Toscana, SUNIA, SICET, UNIAT, Unione Inquilini, CGIL, CISL, UIL, Legambiente Toscana, Caritas.
Un decalogo di proposte, da parte dell’Alleanza per l’Abitare, per un diritto all’abitare, equo, sostenibile e solidale
A livello nazionale: la Casa a pieno titolo nel welfare sociale attraverso l’istituzione di un Ministero per la Casa; un piano casa nazionale per la costruzione di 600.000 nuove case popolari, con finanziamenti statali certi e continuativi; programmazione e finanziamento pluriennale delle ristrutturazioni degli alloggi pubblici sfitti, per consentire una celere riassegnazione alle famiglie in disagio abitativo; ripristino del contributo per l’affitto e alla morosità incolpevole; graduazione sfratti per garantire il passaggio da casa a casa; riforma dell’attuale legge sulle locazioni private e delle locazioni brevi ad uso turistico, per affitti veramente sostenibili; rifinanziamento dei programmi di riqualificazione urbanistica, edilizia e sociale delle periferie; creazione di una banca dati degli immobili pubblici dismessi e finanziamenti per la loro riqualificazione, finalizzata ad aumentare l’offerta di edilizia sociale; lotta all’evasione fiscale
A livello regionale: piano casa regionale, con uno stanziamento annuo di almeno 20 milioni di euro, attraverso la definizione di un piano di investimenti annuali, stabili e costanti, per la costruzione, manutenzione e reperimento di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica; aggiornare i piani di realizzazione PINQUA mediante incremento della quota di immobili a destinazione ERP e di Housing Sociale per l’affitto permanente; riforma della Governance dell’edilizia pubblica, per una migliore ottimizzazione dell’operatività degli Enti Gestori; incentivazione e sostegno per piani di riqualificazione complessiva e delle periferie; costituzione di cabine di regia a livello locale che individuino percorsi di accompagnamento sociale delle famiglie per garantire il passaggio da casa a casa; banca dati degli alloggi disponibili degli enti pubblici e previdenziali; risorse per i Comuni per affrontare l’emergenza abitativa, anche a livello fiscalità locale, con incentivi per consentire la rinegoziazione dei canoni di locazione, per la riduzione e calmierazione; investimenti in un social housing vero, ossia quello concordato: dove i canoni di locazione vengono definiti tra la proprietà e i sindacati inquilini; intervenire sulle normative regionali in materia di governo del territorio e del turismo, in modo da concedere ai comuni la possibilità di introdurre sottocategorie d’uso distinte per l’uso residenziale vero e proprio di lungo periodo e per l’uso temporaneo o ricettivo; verificare il numero degli appartamenti privati sfitti, fotografando l’esistente e appurando le strutture e le aree pubbliche dismesse (ad es. Enti, Aziende e Istituzioni Pubbliche), utilizzabili per fini residenziali. Sarebbe anche importante un ragionamento con gli Istituti di credito, che sono proprietari di innumerevoli alloggi sfitti, oggetto di esecuzioni immobiliari; prevedere modelli abitativi sperimentali di social housing, di abitare condiviso e collaborativo in tutte le sue espressioni, per far fronte alle nuove fragilità della società civile; nuovi modelli abitativi con al centro la condivisione, la comunità e per le fragilità sociali.