Taranto, rigenerazione urbana e nuova edilizia sociale come risposta alla grave emergenza abitativa
Nulla di più sbagliato considerare l’esistenza o, meglio, la tenace persistenza di problematiche sociali, come il diritto negato all’abitare, a Taranto come a Brindisi e nel resto del Paese, solo quando i mass media attribuiscono dignità alla notizia, al punto di evidenziarla e trattarla, come accaduto qui di recente, con appropriati titoloni.
I numeri, sui quali complessivamente si ragiona nel capoluogo ionico, corrispondono a migliaia tra persone singole, pensionati spesso non autosufficienti, famiglie a basso o bassissimo reddito molte delle quali sotto sfratto per morosità incolpevole; ma anche a giovani che vorrebbero contrarre matrimonio, a ragazzi e a minori con il legittimo desiderio di possedere spazi propri dove studiare, ascoltare musica o anche disegnare, coltivare hobby, curare il proprio benessere e la propria creatività.
Parlare o scrivere di emergenza abitativa, insomma, è parlare o scrivere di tutto questo, giacché direttamente riconducibile ad una idea di comunità, di identità, di inclusione, di condivisione, di accoglienza, di solidarietà, di corresponsabilità, di coesione sociale, oltreché di responsabilità istituzionale.
A Taranto, non molte settimane addietro, nel corso della campagna per le amministrative, nell’ambito degli incontri chiesti alla Cisl territoriale da alcuni candidati a sindaco, avevamo sollevato tali questioni intervenendo come Sicet, ponendo a tutti le stesse domande ed ottenendo risposte, anzi promesse elettorali sostanzialmente analoghe.
Avevamo chiesto le rispettive opinioni ed i conseguenti impegni sul tema delle periferie geografiche ed esistenziali di una città che perde residenti e specialmente giovani, i quali scappano altrove per realizzare le proprie aspirazioni tra le quali metter su famiglia in una casa meglio se di proprietà, dove generare figli e accudirli in serenità.
Opinioni ed impegni chiesti, inoltre, sulle mancate manutenzioni di alloggi pubblici ultra cinquantennali, frutto, all’epoca, di speculazione edilizia e dunque oggi con seri rischi strutturali.
E poi domande sulle famiglie costrette all’abusivismo per assenza di case e, di fatto, vittime innocenti, nella stragrande maggioranza, di un mercato libero di locazioni dai canoni insostenibili, fenomeno che neppure i Protocolli sui canoni concordati riescono a compensare.
E, infine, su quali programmi avessero elaborato per valorizzare l’immenso patrimonio comunale tra alloggi sfitti e strutture destinate alla fatiscenza, giacché sigillate e socialmente improduttive; con quale progettualità intendessero definire interventi di rigenerazione urbana, con quali soluzioni che non fossero appaltate alla magistratura avrebbero risolto situazioni annose come quella, ad esempio, delle 45 famiglie che occupano alloggi in via Porto Mercantile di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana e che ora sono sotto sfratto.
L’elenco delle criticità sarebbe stato ancora lungo evidentemente, comprese le emergenze legate ai cornicioni crollati in via Cavallotti, in via Mazzini e ancor prima in Vico Reale, in Via Pupino, in via Galeso; un elenco cui aggiungere quelle di altri comuni grandi e piccoli del restante territorio ionico.
Questo panorama di oggettiva emergenza sociale, che condiziona la qualità della vita di migliaia di persone ed incide negativamente sulla stessa economia della città, che non prevede alloggi immediatamente disponibili in caso di emergenze qualunque esse siano, è aggravato dall’insufficiente offerta di edilizia residenziale pubblica (Erp), qui gestita da Arca Jonica, Agenzia per la Casa e l’Abitare della Regione Puglia.
E’ noto a tutti che la riforma del Titolo V della Costituzione (2001), ha attribuito alle Regioni il governo del territorio divenuto, perciò, materia di legislazione concorrente.
Ma come si può continuare ad assistere alla sorta di scaricabarile, per cui le Regioni si occupano di Erp poco e male, giustificandosi con la scarsa compartecipazione alla spesa da parte dello Stato, mentre lo Stato si disimpegna a sua volta trincerandosi dietro la riforma, appunto, del Titolo V?
Segnaliamo, al riguardo, la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare depositata lo scorso 6 marzo alla Corte di Cassazione da un gruppo di giovani attivisti, costituiti in un comitato significativamente denominato “Ma Quale Casa” con lo scopo di riassegnare alla competenza esclusiva dello Stato le norme generali in materia di politiche abitative, edilizia sociale e residenziale pubblica.
Cosa fare frattanto?
Consideriamo, in tutta franchezza, un pannicello caldo seppur legittimo la soluzione prospettata dal Comune capoluogo giorni addietro, circa il reperimento di alloggi privati attraverso un supporto economico all’affitto, poiché la soluzione sulla quale immediatamente puntare, a nostro avviso, passa da almeno due risposte: la rigenerazione urbana come già detto e, contestualmente, la realizzazione di nuova edilizia sociale.
Non esiste Ente Locale nella provincia di Taranto – come pure in quelle di Bari, di Brindisi, di Foggia, di Lecce - dove nel corso degli ultimi anni non si sia offerta la possibilità ai cittadini di presentare domanda, al fine di ottenere alloggi popolari che sarebbero stati realizzati.
In sostanza, la Regione Puglia, possiede una già una mappa aggiornata del bisogno di edilizia sociale in tutti i territori ma alla quale, inspiegabilmente, non dà riscontro.
Come Sicet Cisl pensiamo che questa sia una vertenza meritevole di attenzione da parte delle istituzioni locali, cui sollecitiamo un Patto di responsabilità condivisa, teso a potenziare la capacità contrattuale di questo territorio nei confronti della Regione.
E’ indubbio, infatti, che solo con un approccio partecipativo tra istituzioni, organismi della rappresentanza sociale e professionale, si potrà costituire un fronte comune per un vero cambio di paradigma nelle politiche dell’abitare, in una città che, con la nuova amministrazione eletta, è chiamata a maturare maggiore consapevolezza di sé, concordia e speranza di futuro affinché nessuno sia lasciato indietro.
Massimo Caliandro
Segretario generale Sicet Cisl Taranto Brindisi