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Sicet Cisl: «Sono per morosità più di otto sfratti su dieci, azzeramento fondi per famiglie in affitto decisione incomprensibile»

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In vent’anni è aumentato in modo sensibile il peso delle sentenze di sfratto per morosità. Nel 2001 gli sfratti per morosità erano il 66,6 per cento del totale, nel 2021 più di otto sentenze di sfratto su dieci sono causate dalla morosità dell’inquilino. È quanto emerge da uno studio del Sicet Cisl che ha analizzato anche l’andamento nel tempo della spesa statale per sussidi alle famiglie che vivono in affitto. Dallo studio emerge che in concomitanza con l’accelerazione delle sentenze di sfratto per morosità tra il 2007 e il 2014 – l’anno quest’ultimo in cui gli sfratti per morosità raggiungono il picco – in Italia si registra una forte riduzione dei fondi destinati al sostegno delle locazioni che passano dai 335,7 milioni di euro del 2001 al completo azzeramento delle risorse destinate al fondo nel biennio 2012-2013, proprio gli anni della crisi del debito sovrano italiano. 
 
Dalla ricerca del Sicet emerge anche che la ripresa degli stanziamenti del «Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione», previsto dalla legge 431/98, e del «Fondo inquilini morosi incolpevoli», introdotto nel 2013, si ha solo nel 2014, proprio in coincidenza con la fase più acuta dell’emergenza abitativa, tuttavia soltanto tra il 2020 e il 2022, in virtù dell'urgenza di prevenire le ricadute della pandemia sul piano economico e sociale, i fondi per l'affitto si sono attestati al livello degli anni immediatamente successivi alla totale liberalizzazione del mercato delle locazioni. Tra il 2014 e il 2022 lo Stato ha investito mediamente 140 milioni di euro all’anno per il sostegno alle famiglie in affitto e nel solo triennio della pandemia quasi 800 milioni, ma nella legge di bilancio per il 2023 il Governo ha deciso di azzerare del tutto le risorse destinate ai due fondi. Una scelta subito bollata dal segretario generale del Sicet Fabrizio Esposito come «incomprensibile e controproducente che rischia di provocare un’impennata dei conflitti e delle morosità». 
 
«Due milioni e mezzo di famiglie, ovvero una su dieci, spende per l’abitazione circa il 40 per cento del reddito disponibile», spiega Esposito sottolineando che «quasi un milione di queste famiglie è in povertà e oggi deve scegliere se mangiare o pagare l’affitto perché nella legge di bilancio non sono previste risorse. È evidente che in questa situazione azzerare i fondi per la locazione significa gettare benzina sul fuoco del conflitto sociale e danneggiare anche la categoria dei proprietari. I dati storici ci dicono che quando lo Stato disinveste nelle politiche di sostegno destinate alle famiglie che vivono in affitto aumenta la conflittualità e aumentano gli sfratti». 
 
Secondo Esposito «da circa un quarto di secolo, dopo il taglio dei fondi Gescal e la liberalizzazione totale del mercato privato delle locazioni, mancano politiche strutturali per il welfare abitativo e si è preferito gestire male l’emergenza invece di investire per incrementare l’offerta pubblica di abitazioni. Servono riforme vere, a cominciare dalla definizione dei livelli essenziali del servizio abitativo per l’edilizia residenziale pubblica e dall’abolizione della cedolare secca sui contratti di mercato che vale un miliardo e mezzo di minori entrate per le casse dello Stato», conclude il segretario generale del sindacato inquilini della Cisl.