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Occupazioni abusive, Sicet Cisl: «Servono soluzioni strutturali e partecipative per gestire in modo ordinato le transizioni abitative»

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«Le soluzioni di ordine pubblico non sono la risposta all’emergenza abitativa: servono soluzioni strutturali e partecipative per gestire in modo ordinato le transizioni abitative e servono politiche per rendere accessibile il diritto alla casa ai ceti sociali più fragili ed emarginati». È quanto sostiene il segretario generale del Sicet Cisl Fabrizio Esposito che considera «poco efficace la linea dura annunciata dal Governo sulle occupazioni abusive» evidenziando che «l’obiettivo deve essere contrastare il racket delle occupazioni salvaguardando le famiglie bisognose». Il sindacato inquilini della Cisl guarda con interesse al modello che si sta sperimentando nella Capitale dove il sindaco Gualteri con la direttiva 1/2022 ha consentito l’iscrizione della residenza e la partecipazione ai bandi per l’edilizia residenziale pubblica anche agli occupanti abusivi, in deroga a quanto previsto dal cosiddetto decreto Renzi-Lupi. «Si tratta di un provvedimento sostanzialmente legittimo sul piano giuridico e che presenta una forte valenza politica – spiega Esposito – in quanto non solo riconosce l’esistenza di un disagio sociale molto ampio, ma afferma anche la necessità di garantire innanzitutto la dignità di tante persone fragili che rischiano di essere emarginate». Tuttavia, per il Sicet anche la direttiva Gualtieri si iscrive alla categoria delle misure emergenziali, con tutti i limiti che questo comporta.

«Nel nostro paese c’è un problema strutturale di carenza di offerta abitativa pubblica o a canone concordato. Ogni anno appena il 2 per cento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica è assegnato a nuovi inquilini: parliamo di appena 16 mila alloggi popolari, mentre tra interventi di nuova costruzione e ristrutturazione non si va oltre le 2.500 abitazioni circa. Troppo poco per pensare di rispondere in modo strutturale alla domanda di case popolari in una società che si sta impoverendo», puntualizza Esposito. Di qui la necessità, secondo il Sicet Cisl, di un piano pluriennale, interamente finanziato con risorse pubbliche, per incrementare significativamente l’offerta di alloggi a canone sociale, cui andrebbero aggiunti i fondi per la manutenzione puntuale del patrimonio di edilizia residenziale pubblica già esistente.

Per Esposito “il Piano nazionale di ripresa e resilienza può essere un’opportunità per invertire il senso di marcia nelle politiche pubbliche per la casa. Nel fondo complementare sono stati stanziati 2 miliardi riservati alla riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, in particolar modo di quello ubicato nelle zone a maggior rischio sismico, che si vanno ad aggiungere ai fondi previsti dal PNRR per la riqualificazione energetica degli edifici che offrono la possibilità di rimettere in buono stato il patrimonio di edilizia residenziale pubblica già esistente. Per questo sollecitiamo il Governo a rivedere la norma sul superbonus ristabilendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per sostenere la riqualificazione degli alloggi popolari e aiutare le famiglie incapienti che altrimenti sarebbero del tutto tagliate fuori dagli incentivi fiscali”.