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Il segretario generale del Sicet Falotico alla conferenza nazionale dei servizi in rete della Cisl

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Intervento del segretario generale del Sicet, Nino Falotico, alla conferenza nazionale dei servizi in rete della Cisl che si è tenuta all'Auditorium Massimo di Roma.

La lunga crisi economica, con i conseguenti forti mutamenti del tessuto e dei bisogni sociali, impone una ridefinizione delle nostre strategie, proposte e azioni per dare una risposta ai nuovi bisogni emergenti sull'abitare. Aumentano la domanda e le tipologie di affitto, sopratutto per giovani coppie, single, studenti e stranieri; aumenta anche l'incidenza del costo delle locazioni sul reddito delle persone, ma persiste una carenza di offerta di alloggi in affitto, benché vi siano 7 milioni di case vuote, cui si aggiunge una scarsa offerta di edilizia sociale, da anni non più finanziata. Tant'è che anche la Commissione europea nell'aprile del 2017 ha emanato il cosiddetto "Pilastro dei Diritti Sociali" che impegna i governi ad assicurare un alloggio sociale e protezione dagli sfratti alle persone più vulnerabili e prive di risorse.

I dati Istat pubblicati in questi giorni ci dicono che nel 2017 abbiamo superato la soglia di 5 milioni di persone in povertà assoluta, stabilendo un nuovo triste record. Sempre nel 2017 si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie residenti; rispetto al 2016 la povertà assoluta cresce in termini sia di famiglie sia di individui. L’incidenza della povertà assoluta è pari al 6,9% per le famiglie (dal 6,3% nel 2016) e all’8,4% per gli individui (dal 7,9%). Anche la povertà relativa cresce rispetto al 2016. Nel 2017 riguarda 3 milioni e 171 mila famiglie residenti (12,3%, contro 10,6% nel 2016), e 9 milioni e 368 mila individui (15,6% contro 14,0% dell’anno precedente). In questo scenario la domanda che dobbiamo porci è: cosa cambia per il sindacato e in particolare per il sindacato degli inquilini?.

Dobbiamo essere consapevoli che abitare 'la Cisl che unisce' significa non fermarsi a ciò che abbiamo fatto ma immaginare, ogni giorno, quello che c’è ancora da fare per ricucire la società italiana. E dobbiamo farlo con i nostri valori, rafforzando i nostri presidi territoriali a contatto con le periferie esistenziali e i nostri presidi tematici su lavoro, fisco, welfare e, dentro il welfare, la CASA. Quindi, alla domanda cosa cambia per il sindacato, io credo che, se ci immergiamo nei nostri valori originari, non cambia nulla.

Nel mondo c’è un sacco di gente che si dà da fare, tra cui il sindacato che sta pienamente dentro la crisi: quante vertenze, tutti i giorni, quante manifestazioni per i poveri e chi perde il lavoro. Paradossalmente in questa crisi drammatica abbiamo più chance di prima. A tal riguardo, mi permetto di ribadire che il nostro punto fermo nell’attraversare il momento attuale è che vogliamo innanzitutto continuare ad essere un SINDACATO DEGLI INQUILINI AL 100%, orgogliosI e gelosi di questa rappresentanza politica, contrattuale, vicini ai più poveri, agli ultimi, che non possono permettersi di comprare una casa.

Tuttavia siamo anche consapevoli del principio 'primum vivere' e che se non si vive è difficile rappresentare. Pertanto, come segreteria, diciamo con passione: avanti tutta sulle politiche, avanti tutta sui servizi, coniugando in un'unica simbiosi questo nostro essere. Abitare il futuro – per citare lo slogan del nostro ultimo consiglio generale - significa attrezzarsi per servire i bisogni abitativi emergenti; significa aggiornare la nostra capacità di leggere i mutamenti sociali che ruotano intorno al bene casa; significa cogliere le opportunità offerte dai nuovi modi di abitare.

Sappiamo che l’Italia è notoriamente un paese di proprietari, ma nelle pieghe della società italiana stanno emergendo in maniera forte nuove tendenze legate ai cambiamenti degli stili di vita, in particolare tra le nuove generazioni. Voglio segnalare alla vostra attenzione che da una recente indagine dell’Osservatorio delle locazioni immobiliari di immobiliare.it e mioaffitto.it emerge un’inversione di tendenza significativa per quanto riguarda il mercato degli affitti. Oggi il 77% delle famiglie è proprietario della casa in cui abita, ma rispetto al 2017 abbiamo una crescita del 3% della domanda di case in affitto, un dato che nei prossimi anni è destinato ad aumentare, in linea con le tendenze che si sono consolidate da tempo in altre nazioni europee, dove si preferisce avere meno proprietà, più locazioni e più previdenza integrativa.

Riassumo per punti le principali tendenze in corso nel mercato delle locazioni:

1. continua a crescere il mercato degli affitti in Italia: secondo i dati della FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari) nel 2017 si è registrato un aumento del 12% dei contratti di affitto rispetto all’anno precedente;
2. stando alle stime, la crescita delle locazioni risulta essere di oltre il 68% nell’arco temporale tra il 2007 ed il 2016;
3. secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate nel 2016 sono stati registrati 1.690.520 contratti di locazione, con una crescita del 15,26% rispetto al 2015;
4. si registra un boom degli affitti brevi: il portale Airbnb, ad esempio, ha visto crescere gli annunci dagli 8.126 del 2011 ai 354 mila del 2017, con un balzo del 54% solamente nell’ultimo anno;
5. nella media dei paesi europei il 16% degli immobili è sociale, mentre in Italia abbiamo solamente il 3,5% di case popolari; inoltre in Germania la maggior parte degli immobili è in locazione; il 60% nei Paesi Bassi.

Dall’analisi di questi dati, infatti, emerge che l’approccio alla locazione sta cambiando decisamente. Ad esempio, attualmente solo 9 giovani su 100 sono proprietari della casa dove vivono, a volte non per rinuncia ma in ragione della maggiore mobilità per studiare o per lavorare.

I dati di tendenza ci dicono che aumentano le locazioni e diminuisce l'acquisto in proprietà. Alla luce di tutto ciò, è facile intuire che davanti a noi c’è un potenziale di rappresentanza da coltivare. Ecco perché le nostre attenzioni dovranno essere sempre più orientate a favorire l’accesso alla locazione a canoni sostenibili, con meccanismi fiscali di detrazione e altro, come la cedolare secca, che incentivino da un lato i proprietari, ma dall’altro anche gli inquilini, finora considerati invisibili.

Come si può spiegare questo mutamento culturale in corso? Noi pensiamo che la crescita del mercato dell’affitto sia un fenomeno multi-dimensionale e dipenda perciò da una molteplicità di ragioni. Alla luce di tutto ciò dobbiamo pensare a nuove politiche da adottare:

1. penso alla difficoltà delle famiglie ad accedere ad un mutuo;
2. all’evoluzione sociale e culturale degli italiani nei confronti della locazione;
3. la maggiore adattabilità del mercato della locazione alla crescente mobilità sul territorio degli italiani per ragioni di vita, di studio, familiari e lavorative;
4. penso alla necessità della maggiore diffusione dell’affitto concordato con il ricorso della cedolare secca al 10% che assicura un maggiore sostegno fiscale anche gli inquilini.

Eppure, l’Italia vive una situazione paradossale: è possibile che con 7 milioni di abitazioni vuote non si riesca a dare un risposta strutturale al disagio abitativo?

Abbiamo denunciato più volte l’assenza da decenni di una politica strutturale sull’abitare. E in questi mesi siamo passati all’azione. Come sapete, nell’autunno scorso abbiamo illustrato a Palazzo Chigi un documento sottoscritto insieme a Federcasa e agli altri sindacati degli inquilini: si tratta di un’alleanza sociale su obiettivi comuni che è nostra intenzione estendere agli altri attori della filiera abitativa: Anci, Conferenza Stato-Regioni e Governo.

L’obiettivo è affrontare e risolvere il disagio abitativo con un approccio condiviso e convergente.

In questi anni, mentre nel paese si consumava una pesante crisi economica e sociale, il Sicet insieme alla Cisl ha proposto un mix di interventi strutturali, emergenziali e fiscali. Ma dobbiamo dire con franchezza che il tema della casa è stato sostanzialmente sfrattato dai programmi dei partiti. Per i partiti non c’è casa. Infatti, secondo una recente indagine del sito lavoce.info, solo in 9 programmi elettorali su 35 si è accennato al tema della casa e in modo assolutamente generico, con timide attenzioni che strizzano l’occhio al ceto medio, a fronte di una cecità totale verso la grande area delle nuove povertà, ovvero a chi non ha soldi per comprare casa.

Anche nel contratto del “governo del cambiamento” il tema dell’abitare è ridotto a poche, sporadiche e molto vaghe citazioni: a parte un accenno al tema delle occupazioni abusive e un generico richiamo al rilancio del patrimonio edilizio esistente, non c’è neanche una riga su sfratti, disagio abitativo ed edilizia popolare

Va invece salutata molto positivamente l’approvazione della legge n. 4/2018. Le nuove norme stabiliscono che in caso di condanna per reati consumati o tentati contro la famiglia o contro la persona, il condannato decade dall’assegnazione dell’alloggio popolare e il diritto di abitazione passa ai familiari superstiti. A nostro parere si tratta di una norma di civiltà che sana una palese ingiustizia, mira a tutelare gli orfani e i coniugi superstiti, vittime di violenze e reati domestici che fino ad oggi pativano anche la beffa che il reo restava nella casa di famiglia e le vittime venivano allontanate in strutture protette.

Come Sicet, abbiamo costituito uno specifico gruppo di lavoro in vista della Conferenza nazionale sui servizi e, lavorando a braccetto con la Cisl, abbiamo fatto un interessante e utile lavoro di “envisioning”, abbiamo cioè ragionato su noi stessi: cosa siamo, cosa facciamo, dove vogliamo andare.

Siamo un’associazione sindacale che associa oltre 70.000 inquilini, non solo lavoratori dipendenti, ma anche artigiani, liberi professionisti, disoccupati etc. La maggior parte non è scritta alla Cisl, ma incontrano il mondo della Cisl e dei suoi servizi tramite l’interfaccia del Sicet. Nel 2016 sono state quasi 68.000 le persone che sono entrate in contatto con la Cisl tramite il Sicet. Sono persone che si associano non perché lavoratori dipendenti ma segnatamente per lo status di inquilino o aspirante tale.

Cosa facciamo? Rispondo con i dati preziosi della mappatura che la Confederazione ha voluto organizzare puntualmente sul territorio nazionale.

Siamo presenti stabilmente in 156 sedi; solo una è di proprietà, mentre 40 sono in locazione e 69 in comodato gratuito. In tutta Italia facciamo 333 recapiti; abbiamo 36 dipendenti diretti Sicet, compresa la struttura nazionale; 20 sono i comandati con oneri a carico delle strutture territoriali con un sostegno finanziario di circa 300 mila euro. I collaboratori volontari sono tanti: 254 di cui 145 pensionati (il 70% del totale).

Facciamo 7.700 contratti di Locazione. Siamo presenti in 212 Commissioni di Edilizia economica e popolare, dove presentiamo oltre 4.500 domande di prestazioni. Siamo presenti in 52 osservatori territoriali sull’abitare.

Il nostro costo medio tessera annuo è di 30 euro.

Tutto ciò fa capire che non siamo delle portaerei come Inas e Caf ma una piccola fregata che è strutturata in particolare sul volontariato, spesso di pensionati, dove la presenza di un lavoratore dipendente è un’eccezione. Pertanto, in tante piccole strutture l'operatore polifunzionale è già una realtà che probabilmente si svilupperà.

Se cosi è, questa figura necessita di essere regolamentata per garantire il rispetto delle diverse identità e autonomie statutarie, facendo ''patti chiari" sulla base della volontarietà di ogni struttura. In progress si potranno determinare sperimentazioni che a mio parere avranno successo appunto se regolamentate, evitando situazioni di "asso piglia tutto".

Per quanto riguarda l'annunciata idea di costituire un fondo unico nazionale finanziato dalle nuove iscrizioni, spero di essere chiaro e la metto in questi termini: noi pensiamo e auspichiamo che si possa realizzare una "tessera unitaria" più che "un'unica tessera", nel senso di risolvere l’esigenza di dare continuità al rispetto della rappresentanza statutaria delle strutture.

Questa tessera dovrebbe, a nostro parere, erogare delle prestazioni di base, gratuite a tutti gli iscritti della Cisl, e delle prestazioni più complesse di natura vertenziale-specialistica, il cui contributo di partecipazione andrebbe definito sulla base di un unico indirizzo nazionale, ma attraverso convenzioni territoriali articolate in ragione delle significative differenze tra i vari territori.

Ricordo che da noi, vi sono prestazioni che tra Nord e Sud differiscono fino al 70%.

L'altro aspetto centrale della questione, collegato a quanto detto prima – ovvero "la questione" – è che il Sicet, e tramite esso la stessa Cisl, per continuare ad essere rappresentativo nelle diverse sedi istituzionali, sia di governo centrale (vedi la legge 431/98) relativa ai contratti di locazione, sia di governi regionali (vedi la composizione delle commissioni di edilizia residenziale pubblica e popolare), deve avere una sua struttura associativa forte e democratica con una rappresentatività misurabile.

Insomma, per avere accesso e rappresentare gli inquilini a questi tavoli, devi essere un sindacato rappresentativo.

Pertanto, apprezziamo e siamo molto grati ad Annamaria Furlan e alla sua segreteria per il grande e importante impegno nel ridefinire e riorganizzare il sistema integrato dei servizi della Cisl e per le attenzioni positive rivolte al Sicet, e siamo fiduciosi e certi che continueranno a raccogliere e a tenere conto delle nostre osservazioni anche in futuro.

Avviandomi a concludere, voglio rispondere all’ultima delle domande: dove vogliamo andare.

Noi ci presentiamo a questa conferenza, quindi a voi, non con il capello in mano ma secondo il detto: "aiutati che Dio ti aiuta". Pertanto, sintetizzando al massimo, pensiamo che sia necessario realizzare contemporaneamente tre cose:

1. la Confederazione ad ogni livello confermi e incrementi il sostegno al Sicet nelle forme che si stanno evolvendo con questa conferenza;
2. il Sicet a sua volta si impegna con politiche e servizi rinnovati a perseguire l’obiettivo dell’autosufficienza economica, in linea con quanto assunto nella Convenzione con la Cisl del 30 dicembre 1997;
3. partendo dal fatto che dei 70.000 iscritti totali, circa 30.000 sono concentrati in 3 grandi città (Milano, Napoli e Torino) - da qui l’acronimo MI.NA.TO. - proponiamo un progetto “Giovani Sicet” che potrebbe chiamarsi BO.FI.GE.RO.PA., acronimo delle città di Bologna, Firenze, Genova, Roma e Palermo, vale a dire i centri urbani a più alto potenziale di incremento degli iscritti, il tutto magari con il sostegno della Cisl e della Fnp, nell’ambito dell’annunciata volontà di sostenere “progetti giovani” pluriennali finalizzati all’incremento del proselitismo.

Auspichiamo e chiediamo, inoltre, che la Conferenza dei servizi faccia chiarezza, superando la sovrapposizione dei ruoli ovvero l’invasione di campo tra “consorelle”, quali il Caf e l’Adiconsum, con addirittura casi di sottoscrizione di contratti di locazione non legittimi, la cui pericolosità abbiamo segnalato con una specifica nota circolare.

Il Sicet conferma la positività della Convenzione del 1997 e chiede la reciproca e completa attuazione della stessa. A tal riguardo, abbiamo avviato le procedure per alleggerire la convenzione che diede origine - con le Acli - al Sicet da qualche orpello statutario antistorico e non più attuale.

Proponiamo, come già accade in molte regioni, che si possa emanare un unico indirizzo nazionale sulla materia dei contratti di locazione e sulla registrazione degli stessi. In tal senso, con la regia della Cisl confederale, ci stiamo confrontando col Caf nazionale per trovare una soluzione condivisa.

Pensiamo, inoltre, ad un’APE certificata (Attestazione di prestazione energetica) sempre più standardizzata e a tariffe sociali concordate a favore degli iscritti, mentre stiamo riflettendo e lavorando unitariamente per verificare le possibilità dell’istituzione di un ente bilaterale con risorse definite nella fase di contrattazione, in particolare sul pubblico.

Riteniamo, inoltre, che occorra approfondire e valorizzare alcune buone prassi. Pensiamo che vada rafforzata la capacità di lavorare in rete su progetti mirati con la galassia della Cisl: dalla Fnp alla Filca, dall’Anolf per assistere gli immigrati alla Cisl Università per gli studenti fuori sede.

Cari amici, concludo ringraziando tutti voi e tutti i nostri dirigenti, uno per uno, a tutti i livelli, uomini e donne che con il loro lavoro quotidiano - siamo convinti - continueranno ad essere i veri attori di questa rigenerazione non solo organizzativa, ma soprattutto di passione e di voglia di stare sempre più al servizio di quelle periferie esistenziali - per dirla con Papa Francesco - nelle quali noi, il SICET, la Cisl, siamo da sempre immersi.