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Casa e fisco, per il Sicet Cisl la «cedolare secca» sugli affitti aumenta le disuguaglianze sociali

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Il Sicet Cisl conferma il suo giudizio negativo sulla cosiddetta «cedolare secca» dopo la pubblicazione da parte del Mef della relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva nel 2022, recepita dal Governo e inserita a corredo della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Il regime di tassazione agevolata dei canoni di locazione, introdotto nel 2011, è infatti una delle policy finita sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici del dipartimento finanze per «verificarne gli impatti sulla tax compliance, sul gettito fiscale e sulla distribuzione del reddito disponibile». Il regime della cedolare secca prevede due aliquote: un’aliquota standard al 21% ed un’aliquota ridotta per gli immobili residenziali a canone concordato che oggi è pari al 10%.

Stando a quanto riportato nella relazione del Mef anche nel settore delle locazioni si osserva una continua diminuzione dell’evasione fiscale che viene spiegata sostanzialmente come un beneficio prodotto dal riconoscimento della flat tax sugli affitti. Viene però subito precisato che questo «effetto emersione» determinato dalla cedolare secca «non è stato sufficiente ad assicurare la copertura delle minori entrate derivanti dalla riduzione dell’imposizione e ha avuto effetti regressivi in termini di distribuzione del reddito, nella misura in cui il risparmio in termini di imposizione fiscale beneficia soprattutto i contribuenti più ricchi».

«Se raffrontiamo i dati sull’evasione fiscale nel settore delle locazioni nel periodo 2015-2019 – spiega il segretario generale del Sicet Cisl Fabrizio Esposito – risulta un recupero di gettito di 724 milioni di euro, mentre il risparmio fiscale conseguito dai contribuenti che hanno scelto la tassa piatta sugli affitti è decisamente più ampio. Nel solo 2021 si calcola che la perdita di gettito per le casse dello Stato ammonterebbe ad oltre un miliardo e mezzo di euro. E non è un caso se anche la Corte dei conti abbia sollevato delle perplessità sulla effettiva efficacia della misura e sul rischio che la cedolare secca si risolva in una mera agevolazione della proprietà immobiliare a scapito dell’erario».


In altre parole, la tassa piatta sugli affitti, oltre a sottrarre risorse al bilancio pubblico, risorse che potrebbero essere impiegate per rafforzare le politiche pubbliche per l’abitare, favorisce l’aumento delle disuguaglianze sociali tra proprietari e inquilini. Per questo il Sicet Cisl ha più volte sollecitato di rivedere la cedolare secca, almeno sui contratti liberi poiché – osserva Esposito – «non prevedendo alcun trattamento migliorativo in favore dell’inquilino, costituisce una premialità difficilmente giustificabile in linea di principio. Pertanto non possiamo che confermare la nostra richiesta di abolizione della cedolare secca sui contratti liberi o quanto meno il suo innalzamento per favorire una maggiore diffusione dei contratti concordati».