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Agenzia delle Entrate: obbligatoria l'attestazione dei contratti concordati

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Con la Risoluzione 31/E del 20 aprile l’Agenzia delle Entrate ha confermato l’obbligatorietà ai fini fiscali dell’attestazione dei contratti concordati ma permangono intatti i dubbi sulla legittimità costituzionale della norma. Secondo il Sicet la disposizione di fatto rende obbligatoria l’iscrizione ad uno dei sindacati del settore violando l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di associazione; la norma pare poi illegittima sotto altri profili riconducibili agli articoli 3 e 23 della Costituzione. Ragioni in gran parte analoghe a quelle che negli anni '90 furono sollevate rispetto all’obbligatorietà dell’assistenza dei sindacati degli inquilini e della proprietà immobiliare per la stipula dei contratti di locazione con “patti in deroga” e successivamente dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.

Ma al di là delle argomentazioni giuridiche il Sicet intende ribadire la propria contrarietà rispetto ad una confusione di ruoli che rischia di delegittimare gli stessi sindacati dinanzi ai cittadini. Infatti se da un lato sussiste l’esigenza di trovare un più efficace meccanismo di controllo dei contratti di locazione a cui si ricollegano sostanziosi sgravi fiscali, dall’altro è necessario individuare soluzioni che non costringano i cittadini ad associarsi ai sindacati. Pertanto il Sicet ha già indicato come unica possibile soluzione l’assunzione da parte dello Stato degli oneri relativi all’attività di attestazione dei contratti non assistiti, analogamente a quanto già accade in alcune realtà locali dove i Comuni hanno delegato le organizzazioni sindacali alla verifica dei contratti concordati ai fini della concessione dei relativi sgravi IMU.

Vero è che la possibilità per i cittadini di beneficiare di questi sgravi fiscali discende proprio da una corposa attività di contrattazione sindacale che si articola dal livello nazionale a quello comunale. Tuttavia per il Sicet è prioritario evitare qualsiasi tipo di confusione che possa alimentare sospetti e polemiche rispetto alla trasparenza e alla reale rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Ben vengano le adesioni alle organizzazioni sindacali purché motivate da una libera scelta, meglio ancora se accompagnata dal convincimento di dover sostenere le associazioni che promuovono la diffusione di contratti di locazione privi di clausole eccessivamente gravose e più compatibili con i redditi delle famiglie. D’altra parte va ricordato che gli stessi contratti concordati costituiscono uno strumento valido per stimolare il mercato immobiliare, che è in una fase congiunturale ancora delicata, favorendo l’incrocio dell’offerta con la domanda delle famiglie che conservano ancora una certa capacità di spesa.

In altre parole non si tratta di una misura efficace per risolvere l’attuale emergenza abitativa o che comunque dal nostro punto di vista può essere considerata di importanza strategica. Stante l’impoverimento di una larga fascia di popolazione e la cronica carenza di alloggi a canone sociale secondo il Sicet è urgente piuttosto un programma di interventi molto consistente finalizzato all’ampliamento dello stock di edilizia residenziale pubblica e al recupero delle periferie degradate e al Programma di recupero dei 24.000 alloggi Erp – Edilizia Residenziale Pubblica prevista dal DL 47/14. Pertanto nel confermare tutti i dubbi sulla legittimità costituzionale della norma che prevede l’obbligatorietà dell’attestazione dei contratti concordati, riteniamo opportuno porre l’accento sulla necessità di un ritorno alle politiche abitative volte a garantire l’inclusione sociale e che, a conti fatti, costituiscono uno strumento essenziale per la lotta alla povertà di cui giustamente tanto si parla.