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Roma, 23 aprile 2008
Il BUSILLIS “ICI”
Dalla
trovata elettorale di Berlusconi in chiusura della campagna elettorale del 2006
è iniziata una rincorsa tra le forze politiche all’insegna dello slogan: ”meno
ICI per tutti”; contemporaneamente si è ampliata la platea dei sostenitori del
federalismo fiscale. Giudicando le due proposte in netta ed evidente
contraddizione con la mia personale idea di giustizia fiscale e di federalismo,
mi permetto, molto sommessamente, di spiegarne i motivi.
Il concetto di giustizia fiscale, pur essendo una definizione molto complicata e
sintetizzata dalla cultura corrente nell’idea che le tasse giuste sono quelle
che non si pagano, trova nella carta costituzionale (Art. 53) l’indirizzo chiaro
e concreto: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche nella
ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a
criteri di progressività”.
La concezione teorica dell’imposta comunale sugli immobili (ICI) risponde in
modo esemplare al dettato costituzionale, essendo calcolata sul valore della
rendita catastale dell’immobile, determinata in funzione di parametri oggettivi
e soggettivi in relazione al bene posseduto. Sempre in linea teorica, la
progressività è garantita anche dal fatto che i comuni hanno calibrato le
aliquote, più alte o più basse, a secondo dell’uso degli immobili (prima casa di
abitazione, concessa in locazione, concessa in uso a famigliari, a disposizione,
usi diversi dall’abitativo, ecc.). La medesima logica è confermata dal sistema
di detrazioni per particolari categorie sociali, opportunamente sostenuto dalla
contrattazione sindacale locale promossa dalle federazioni dei pensionati.
Altra particolarità dell’ICI è quella di permettere agli Enti locali l’effettivo
controllo sull’attività edilizia nel territorio non solo le nuove costruzioni,
ma anche le ristrutturazioni, l’ampliamento e la dotazione di nuovi servizi alle
abitazioni, possono determinare un cambiamento della classe o della categoria
catastale, modificando conseguentemente i parametri sui quali si calcola
l’imposta.
Ma non è finita, il meccanismo è tale da indurre un forte coinvolgimento del
contribuente sia nella fase applicativa, sia nel sistema di riscossione. Di
quella applicativa abbiamo già detto, in merito alle modalità di esazione:
l’utilizzo del bollettino postale o bancario distinto da altre imposte, porta,
giocoforza, le persone alla consapevolezza di quanto si paga e a chi si paga.
Insomma l’ICI è una tassa a forte contenuto di “prossimità” nei confronti
dell’Ente decisore, e induce nel contribuente anche una qualche tendenza a
verificarne la destinazione e le modalità di spesa.
Del tutto diverso è il giudizio sulle addizionali IRPEF comunali e regionali.
• il Comune e la Regione decidono l’introduzione e l’entità, ma non hanno
facoltà di controllo sulla base imponibile;
• è soggetta a forme di riscossione centralizzata, i detentori di reddito fisso,
stipendiati o pensionati, hanno il prelievo alla fonte, i lavoratori autonomi
invece sono tassati sulla base di quanto volontariamente dichiarano;
• nella maggior parte dei casi l’aliquota è unica, senza alcuna progressività;
• il sistema di esazione è inglobato nella dichiarazione dei redditi e quindi
non favorisce la coscienza di quanto e a chi si paga (entra nel calderone delle
tasse “romane”).
Esattamente l’opposto del concetto di giustizia fiscale e di federalismo.
Il SICET aveva proposto al Governo uscente un intervento ragionato sull’ICI:
- Esentare le famiglie che si sono caricate il mutuo per l’acquisto della prima
casa (essendo una tassa sul possesso, fino all’estinzione del mutuo il vero
possessore è la banca);
- Esentare gli Enti gestori dell’edilizia pubblica;
- Utilizzare l’ICI per favorire la stipula di contratti di locazione a canone
concordato.
Nella legge finanziaria si è usata la logica della detrazione generalizzata,
salvaguardando la progressività fino alla cancellazione totale dell’imposta per
le case più piccole e di minor valore.
L’operazione annunciata dal “Premier in pectore”, al contrario, si propone
l’abolizione dell’imposta su tutte le prime case d’abitazione, quindi risparmia
di più chi risiede in case di valore maggiore.
Molto sommessamente.