![]() |
NEWS |
Roma, 27 maggio 2009
Vi parliamo di casa
Intervento del Segretario Generale Sicet, Guido Piran, al XVI Congresso Nazionale Cisl
Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese ci sono troppe case senza persone
e troppe persone senza casa.
In Italia ci sono 380.000 abitazioni costruite negli ultimi 3 anni, o
attualmente in costruzione, che sono o resteranno vuote.
Coerentemente il governo fa un decreto per ingrandire le case grandi e poco
abitate.
Vi parliamo di casa perché dall’ultimo congresso confederale ad oggi in Italia
sono state richieste 444.706 esecuzioni di sfratto e 187.378 famiglie sono state
sloggiate.
In Italia 2.700.000 famiglie sono in difficoltà abitativa e 1.000.000 di
famiglie sono in grave emergenza alloggiativa.
Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese chi perde la casa prima ha già perso
qualcos’altro: il lavoro, la salute, la famiglia……..
E, perdendo la casa perde altri diritti: come il diritto all’energia, all’acqua,
all’informatica, alla privacy……
Vi parliamo di casa perché in Europa la prima ragione di esclusione sociale è la
povertà abitativa.
E in Italia, da 10 anni non si stanziano risorse pubbliche per la politica
abitativa.
Nel nostro Paese, dove c’è il lavoro non ci sono le case a prezzo compatibile
con i redditi dei lavoratori, che per trovare lavoro devono lasciare la loro
casa.
Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese le famiglie che si separano non
trovano case a prezzi accessibili, allo stesso modo non trovano case a prezzi
sostenibili i giovani che la famiglia la vogliono costituire.
Vi parliamo di casa perché i lavoratori stranieri immigrati in Italia per avere
il permesso di soggiorno devono avere una casa, e per avere una casa devono
avere il permesso di soggiorno, quale per primo?
Il governo ha fatto il piano casa ponendo tra i destinatari gli immigrati
stranieri, però fino a quando non avranno dieci anni di anzianità di residenza
in Italia non ne potranno usufruire. E mentre non possono comprare o affittare
una casa del Piano, per dieci anni non potranno nemmeno partecipare ai bandi del
fondo sostegno all’affitto.
La maggioranza di Governo ha anche definito il reato di immigrazione
clandestina. E manda in galera chi lucra affittando la casa ai clandestini.
Se un cittadino straniero perde il lavoro, o gli scade il permesso di soggiorno,
il padrone o lo scaccia di casa o rischia l’arresto.
Vi parliamo di casa perché le città sono sempre più periferie infinite, lontane
dal centro cittadino, dai servizi pubblici, dai centri decisionali.
E sono invivibili sia per gli anziani, sia per i bambini; sia per i giovani, sia
per le famiglie.
Il Presidente del Consiglio dice che vuole fare le “new town” sull’esempio di
Milano 2. Avete provato ad andare a Milano 2 con i mezzi pubblici? Qualcuno
dovrebbe dire a Berlusconi che non tutti gli anziani come lui hanno la macchina
con l’autista privato.
Vi parliamo volentieri di casa perché la piattaforma del SICET si incastona
perfettamente nella relazione di Bonanni.
Le nostre richieste:
“La riforma della legge sulle locazioni private, riservando all’abitazione
principale un unico regime contrattuale basato sugli accordi territoriali tra
organizzazioni della proprietà e sindacati degli inquilini su tutto il
territorio nazionale.
Questa forma contrattuale deve essere sostenuta da premialità fiscali a favore
del proprietario e dell’inquilino.
La legge dovrà inoltre prevedere un dispositivo per la graduazione e
programmazione locale della concessione della forza pubblica su tutti i
provvedimenti di sfratto.
Aumento della dotazione annua del fondo di sostegno all’affitto fino a 500
milioni di euro.
Una legge quadro nazionale sul welfare abitativo che stabilisca l’esigibilità
del diritto all’alloggio nei confronti della Pubblica Amministrazione da parte
delle famiglie cui sono accertate le condizioni per l’accesso. Il diritto deve
essere assicurato in condizioni di vivibilità ambientali e urbana ad un costo
del pubblico servizio proporzionato ai mezzi del nucleo famigliare.
La legge quadro dovrà riferirsi ai livelli essenziali delle prestazioni in
materia di welfare abitativo per promuovere e garantire la convergenza delle
legislazioni regionali su criteri d’accesso e standard di servizio dell’offerta
abitativa pubblica uniformi in tutto il territorio nazionale. I finanziamenti
saranno definiti in relazione ai “fabbisogni standard” come previsto dalla
riforma del federalismo fiscale.
Una legge urbanistica nazionale d’indirizzo in materia di governo del
territorio, che regoli la politica dei servizi e dello sviluppo locale,
salvaguardi la sostenibilità urbana egli usi pubblici del suolo, organizzi
politiche integrate sulle periferie e le aree urbane in crisi e introduca
modelli partecipativi di progettazione urbanistica”.
In conclusione:
vi abbiamo parlato di casa perché la crisi ha messo allo scoperto tematiche
sociali che l’ubriacatura liberista degli ultimi 15 anni aveva tenuto nascosto.
La povertà, la vulnerabilità sociale, l’esclusione, il razzismo, salgono agli
onori delle cronache solo quando la Caritas presenta i suoi rapporti periodici.
Il SICET ne è testimone quotidiano nella sua opera di sensore sociale, vivendo
quotidianamente tra i quartieri delle periferie urbane in crisi.
I valori ricordati dal Segretario Generale a conclusione della relazione al
Congresso sono gli stessi a cui si riferisce il SICET nella sua azione di tutela
e di contrattazione dei miglioramenti delle condizioni di vita dei portatori dei
bisogni abitativi.
Infine, proponiamo alla segreteria confederale che sarà votata sabato di
ricorrere al giudice delle leggi per far annullare le norme xenofobe che
impediscono ai cittadini e ai lavoratori stranieri extracomunitari l’accesso al
welfare abitativo. Bonanni ha detto che il welfare deve essere universalmente
disponibile, dimostriamo concretamente la nostra coerenza.