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Roma, 6 maggio 2016
I PARADOSSI DELLA SICILIA SENZA CASA
Abitazioni chiuse (131 mila), cementificazione pari al 60%
del territorio regionale. E disagio abitativo alle stelle, con 3.176 sfratti per
morosità incolpevole. Focus per “un modello sostenibile di politica abitativa” e
sul progetto Housing First
Comunicato Stampa Usr Cisl Sicilia
La Sicilia del mattone
brancola, appesa a un paradosso. Da un lato conta 131 mila case chiuse perché
cadenti, in rovina o semplicemente non abitate. In pratica il 17% del totale
nazionale. Dall’altro registra il difficile accesso alla casa, specialmente
delle fasce più deboli di popolazione. Nell’Isola è quasi un quarto dei
siciliani a non avere casa di proprietà. Nonostante che quasi il 60% del
territorio regionale sia cementificato: uno dei dati più alti a livello
nazionale. E quanto agli sfratti, la stragrande maggioranza di quelli notificati
sono conseguenza di morosità incolpevole. Solo l’anno scorso, su 4.152 sfratti
eseguiti in Sicilia, l’85% è stato causato da morosità e il 90% delle 3.530
esecuzioni forzate (3.176), sono state il risultato di morosità incolpevole. A
segnalare la crisi della casa in Sicilia, “tanto sul fronte del consumo di suolo
quanto su quello del disagio abitativo”, Cisl regionale e Sicet (il sindacato
inquilini) che, assieme a Caritas e Fiopsd, la federazione italiana degli
Organismi senza dimora, hanno organizzato a Palermo un focus dal tema 'Abitare è
vivere'. Vi hanno preso parte Rosanna Laplaca della segreteria regionale Cisl,
che ha tirato le conclusioni; Santo Ferro, segretario del Sicet Sicilia; Guido
Piran, segretario generale nazionale Sicet. Il delegato regionale della Caritas,
don Vincenzo Cosentino e Domenico Leggio, vicepresidente nazionale Fiopsd.
Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara e delegato Cesi per le politiche
della casa, ha inviato un messaggio.
L’OSSERVATORIO E LE 80 MILA CASE POPOLARI. Il meeting è arrivato a poche
settimane dalla presentazione a Roma del rapporto congiunto Caritas, Cisl e
Sicet, 'Un difficile abitare', sul livello critico raggiunto nel Paese dal
problema casa. È stato pure l’occasione per illustrare, anche attraverso un
video, il progetto Housing First Sicilia, lanciato dalla Caritas regionale, due
anni fa. Per la Cisl, ha inteso “indicare alle istituzioni, attraverso un
pacchetto di proposte, un modello innovativo e sostenibile di politica per la
casa, che prenda le mosse – ha insistito il sindacato guidato in Sicilia da
Mimmo Milazzo - dall’istituzione dell’Osservatorio della condizione abitativa,
previsto dalla legge 431/1998”. Il disagio sociale legato alla casa ha superato
la soglia dell’emergenza, ha sostenuto la Cisl. E questo vale specialmente per
l’edilizia residenziale pubblica che, secondo il sindacato, versa in una
“situazione preagonica”. Negli uffici casa dei 390 Comuni siciliani, segnalano
Cisl e Sicet, giacciono 50 mila istanze di partecipazione ai bandi per alloggi
sociali. Ma quelle accolte, e dunque gli alloggi assegnati nel biennio 2014-2015
(ultimi dati disponibili), sono appena 500, l’1%. E di questi 500, 300
riguardano alloggi sequestrati alla mafia. Così, da un lato si sperimenta
l’eccesso di cemento; dall’altro viene in luce il cattivo stato di conservazione
nell’Isola del patrimonio edilizio (quasi una casa su tre è in condizioni
pessime). Dall’altro ancora, è la denuncia di Cisl e Sicet, emerge “l’esclusione
sociale dalla casa, di molte persone, famiglie, pensionati, disoccupati, giovani
coppie e immigrati”. Per restare all’edilizia residenziale pubblica, il
patrimonio gestito da Comuni e Iacp, ad oggi in Sicilia è di circa 80 mila
abitazioni di cui appena 18 mila sono state riscattate negli anni, dagli
assegnatari. Ben 16.700 alloggi invece, il 27%, sono case occupate abusivamente.
LE PROPOSTE CISL-SICET. Da qui il ventaglio di proposte al Governo
regionale e a quello nazionale, illustrato oggi dal sindacato, per voce di
Laplaca. La Cisl chiede “un tavolo interassessoriale con la partecipazione delle
parti sociali e, assieme, la convocazione del tavolo nazionale per la politica
della casa istituito con l’articolo 4 della legge 9 del 2007”. Alla luce del
fallimento del piano nazionale di edilizia abitativa, considera “necessario il
differimento di un anno dei provvedimenti esecutivi degli sfratti, allargando la
tutela anche alla morosità incolpevole”. E insiste per la creazione di Agenzie
locali per la casa. Al riguardo, suggerisce la ricognizione di tutte le risorse
disponibili, regionali e nazionali, a tutela delle famiglie in emergenza
abitativa. Inoltre, sollecita il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica
“mediante un programma pluriennale e, nell'immediato, attraverso un piano di
recupero e riqualificazione di alloggi non utilizzabili”. Ancora, indica la
strada dell’istituzione di una posta ad hoc nel bilancio della Regione. E chiede
la riforma del regime delle locazioni, il sostegno al reddito delle famiglie più
deboli e la tracciabilità dei canoni di locazione. Con Ferro, invita governo
regionale e Ars ad approvare una legge-quadro per l’edilizia residenziale
pubblica e a varare la riforma degli Iacp: “siamo l’unica regione d’Italia a non
averlo fatto”.
MOGAVERO E L'HOUSING FIRST. Quanto al progetto Housing First, che ha
coinvolto le diciotto diocesi dell’Isola, ha offerto a senza casa, immigrati,
disoccupati, persino a padri separati, oltre cinquanta alloggi, tra singoli e
condivisi, permettendo, hanno raccontato Cosentino e Leggio, il “reale
inserimento abitativo di oltre 200 persone”. Inoltre, con tredici
sperimentazioni in corso, la Sicilia è la regione d’Italia con il maggior numero
di tetti a disposizione di chi ha bisogno. Una pratica di contrasto alla
marginalità, che ha raccolto il plauso di Mogavero. Il progetto Housing First,
ha scritto il presule, da’ valore alla cultura dell’accoglienza e del rispetto
dell'altro. Ed è “un'esperienza che potrebbe definirsi pilota nel passaggio da
una strategia dell'emergenza a una progettualità della convivenza costruttiva”.
IL DATO NAZIONALE. Per Piran, “l’accessibilità alla casa è il più
autentico paradigma di sviluppo”. Fino ai primi anni Duemila, in Italia, ha
ricordato, il numero degli sfratti era assai basso e per lo più si trattava di
sfratti per finita locazione. A partire dal 2006, è esploso il fenomeno delle
esecuzioni per morosità. Così, negli ultimi dieci anni, più di mezzo milione di
famiglie s’è ritrovato senza casa. “Numeri da esodo”, ha tuonato, ripetendo che
“il Paese avrebbe bisogno di un numero di case popolari doppio rispetto alle 800
mila che attualmente ci sono”. Ancora, che “la politica per la casa, della
riorganizzazione delle città e della riqualificazione dei quartieri, dovrebbe
essere assunta come fondamentale strumento di politica economica e di coesione
sociale”.
Umberto Ginestra