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Roma, 7 marzo 2012

Riforma del Condominio
 
articolo Sicet pubblicato sul quotidiano Avvenire

Gli ultimi anni di crisi economica hanno aumentato il disagio e la povertà per le famiglie italiane che vivono in affitto. Lo certifica la Banca d’Italia. Una situazione critica, che coinvolge quasi 5 milioni di famiglie. Gli ultimi provvedimenti del Governo: l’articolazione dell’IMU e l’IVA sui contratti di locazioni a canone sociale, prevista dal decreto liberalizzazioni, porteranno ulteriori peggioramenti alle già precarie condizioni di molti nuclei famigliari.
La recente indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane ha delineato chiaramente le difficoltà economiche e il preoccupante aumento della povertà che colpisce oltre il 14% dei cittadini del nostro Paese. Fattori determinanti sono la diminuzione del reddito e l’aumento dell’indebitamento, quasi il 30% di famiglie per vivere devono chiedere danaro a prestito. La Banca d’Italia aggiorna il quadro delle abitazioni, il 68,4% dei nuclei vive in case di proprietà, il 21,1% in affitto. Qualche dubbio potrebbe venire dal restante 10,5% delle famiglie che vivrebbe in alloggi ad uso gratuito, usufrutto, comodato e riscatto. Ci pare molto dilatata questa quota con dei titoli di utilizzo degli alloggi in cui potrebbero annidarsi locazioni non proprio ortodosse. La norma le definisce: “simulate” che fingono un uso senza corrispettivo, che però in realtà viene pagato. Le famiglie in affitto hanno redditi più bassi di quelle in proprietà. Almeno il 30% in meno, il capofamiglia è più giovane e per il 65% è nato all’estero o ha la cittadinanza non italiana. La situazione reddituale più bassa delle famiglie in affitto determina anche una altra conseguenza, quella di vivere in alloggi più piccoli di quelli in proprietà: 74 mq contro i 115 mq. Così come il valore degli immobili locati è del 42% inferiore a quelli in proprietà 151.202 euro contro 258.900. Banca d’Italia stima un rendimento delle locazioni pari al 2,9% sull’investimento, mediamente 4.500 euro all’anno con un aumento del 10% sulla precedente rilevazione del 2008. Per acquistare un’abitazione, qualora riuscissero nell’impresa titanica con mutui su più generazioni, gli inquilini dovranno destinare oltre 11 anni dell’intero reddito: più 74% rispetto al 2000. Utilizzando come parametro del grave disagio economico un canone o un mutuo superiore al 30% del reddito delle famiglie, risulta che il 31% dei nuclei in affitto ricade nell’area di difficoltà. Mentre è in questa situazione il 3% delle famiglie che ha stipulato un mutuo. Il fenomeno del sovraffollamento riguarda gli inquilini per il 22,6% e i proprietari per il 7,1%. Tale indicatore sale al 34% per gli stranieri. Ora con una analisi di questo tipo, effettuata dalla Banca d’Italia, ci si aspetterebbe dal Governo degli interventi che potessero alleggerire la pressione sugli inquilini. Investimenti in nuovi alloggi pubblici, sostegno ai redditi e vantaggio fiscale ai contratti con canoni contenuti. Purtroppo nulla di questo. La nuova imposta municipale sulle abitazioni nella norma sperimentale dal 2012 prevede per gli alloggi in affitto, oltre all’aumento dei coefficienti moltiplicativi delle rendite del 60%, una aliquota di base del 7,6% riducibile sino al 4% dal comune. Questa articolazione oltre ad innalzare la pressione fiscale sulle locazioni discrimina quelle ad affitto agevolato, parificandole a quelle a canone libero. Risultato: nessuna differenziazione tra i due regimi contrattuali e spostamento dei contratti sul mercato libero con crescita degli affitti. Ma l’IMU porterà difficoltà anche all’edilizia pubblica, gli Enti Gestori (ex IACP) precedentemente esentati dall’ICI con l’attuale norma si ritroveranno a dover pagare l’IMU. Con conseguenze nefaste sui bilanci degli Enti. Ultima perla è nel decreto liberalizzazioni. Infatti con il decreto ritorna l’IVA sulle locazioni pubbliche applicando l’aliquota del 10%. Quindi un aumento degli affitti per gli inquilini con redditi bassi, si tratta di anziani pensionati, famiglie monoreddito, persone in difficoltà economica. Una norma che deve essere cambiata nel percorso di conversione in legge, il SICET è già intervenuto sul Parlamento proponendo una modifica della norma.


Sito Internet: www.sicet.it e-mail: sicet@sicet.it

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