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Roma, 3 febbraio 2012
IMU E IVA:
cresce il caro affitti per gli Inquilini
articolo Sicet pubblicato su quotidiano Avvenire
Gli ultimi anni di crisi economica hanno aumentato il disagio e la povertà per
le famiglie italiane che vivono in affitto. Lo certifica la Banca d’Italia. Una
situazione critica, che coinvolge quasi 5 milioni di famiglie. Gli ultimi
provvedimenti del Governo: l’articolazione dell’IMU e l’IVA sui contratti di
locazioni a canone sociale, prevista dal decreto liberalizzazioni, porteranno
ulteriori peggioramenti alle già precarie condizioni di molti nuclei famigliari.
La recente indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane ha
delineato chiaramente le difficoltà economiche e il preoccupante aumento della
povertà che colpisce oltre il 14% dei cittadini del nostro Paese. Fattori
determinanti sono la diminuzione del reddito e l’aumento dell’indebitamento,
quasi il 30% di famiglie per vivere devono chiedere danaro a prestito. La Banca
d’Italia aggiorna il quadro delle abitazioni, il 68,4% dei nuclei vive in case
di proprietà, il 21,1% in affitto. Qualche dubbio potrebbe venire dal restante
10,5% delle famiglie che vivrebbe in alloggi ad uso gratuito, usufrutto,
comodato e riscatto. Ci pare molto dilatata questa quota con dei titoli di
utilizzo degli alloggi in cui potrebbero annidarsi locazioni non proprio
ortodosse. La norma le definisce: “simulate” che fingono un uso senza
corrispettivo, che però in realtà viene pagato. Le famiglie in affitto hanno
redditi più bassi di quelle in proprietà. Almeno il 30% in meno, il capofamiglia
è più giovane e per il 65% è nato all’estero o ha la cittadinanza non italiana.
La situazione reddituale più bassa delle famiglie in affitto determina anche una
altra conseguenza, quella di vivere in alloggi più piccoli di quelli in
proprietà: 74 mq contro i 115 mq. Così come il valore degli immobili locati è
del 42% inferiore a quelli in proprietà 151.202 euro contro 258.900. Banca
d’Italia stima un rendimento delle locazioni pari al 2,9% sull’investimento,
mediamente 4.500 euro all’anno con un aumento del 10% sulla precedente
rilevazione del 2008. Per acquistare un’abitazione, qualora riuscissero
nell’impresa titanica con mutui su più generazioni, gli inquilini dovranno
destinare oltre 11 anni dell’intero reddito: più 74% rispetto al 2000.
Utilizzando come parametro del grave disagio economico un canone o un mutuo
superiore al 30% del reddito delle famiglie, risulta che il 31% dei nuclei in
affitto ricade nell’area di difficoltà. Mentre è in questa situazione il 3%
delle famiglie che ha stipulato un mutuo. Il fenomeno del sovraffollamento
riguarda gli inquilini per il 22,6% e i proprietari per il 7,1%. Tale indicatore
sale al 34% per gli stranieri. Ora con una analisi di questo tipo, effettuata
dalla Banca d’Italia, ci si aspetterebbe dal Governo degli interventi che
potessero alleggerire la pressione sugli inquilini. Investimenti in nuovi
alloggi pubblici, sostegno ai redditi e vantaggio fiscale ai contratti con
canoni contenuti. Purtroppo nulla di questo. La nuova imposta municipale sulle
abitazioni nella norma sperimentale dal 2012 prevede per gli alloggi in affitto,
oltre all’aumento dei coefficienti moltiplicativi delle rendite del 60%, una
aliquota di base del 7,6% riducibile sino al 4% dal comune. Questa articolazione
oltre ad innalzare la pressione fiscale sulle locazioni discrimina quelle ad
affitto agevolato, parificandole a quelle a canone libero. Risultato: nessuna
differenziazione tra i due regimi contrattuali e spostamento dei contratti sul
mercato libero con crescita degli affitti. Ma l’IMU porterà difficoltà anche
all’edilizia pubblica, gli Enti Gestori (ex IACP) precedentemente esentati
dall’ICI con l’attuale norma si ritroveranno a dover pagare l’IMU. Con
conseguenze nefaste sui bilanci degli Enti. Ultima perla è nel decreto
liberalizzazioni. Infatti con il decreto ritorna l’IVA sulle locazioni pubbliche
applicando l’aliquota del 10%. Quindi un aumento degli affitti per gli inquilini
con redditi bassi, si tratta di anziani pensionati, famiglie monoreddito,
persone in difficoltà economica. Una norma che deve essere cambiata nel percorso
di conversione in legge, il SICET è già intervenuto sul Parlamento proponendo
una modifica della norma.