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Roma, 2 luglio 2010
Una casa di qualità
a un prezzo ragionevole?
Trovarla in città è una missione impossibile
Articolo Sicet pubblicato dal quotidiano Avvenire
Trovare una casa di qualità ad un prezzo ragionevole. Sicuramente una missione
impossibile in Italia ma anche in tante città europee. Questo è il risultato del
recente sondaggio Euro Barometro sulla qualità della vita in 75 città della
Comunità Europea. La ricerca promossa dalle politiche regionali della
Commissione, ha interrogato 37.500 cittadini sulla percezione della qualità di
vita. Il giudizio complessivo è buono, con alcune zone d’ombra, che riguardano
la difficoltà di trovare lavoro e un alloggio a valori sostenibili. In molte
città siamo di fronte ad una polarizzazione sociale, in cui con la crisi, la
maggior parte delle persone ritengono reale lo spettro della povertà. Sul
disagio abitativo, il primato della percezione dell’impossibilità di reperire un
alloggio di qualità ad un prezzo accessibile, spetta a Parigi con il 96% degli
intervistati. Subito dopo viene Roma, con l’88%. Le città italiane, oltre la
capitale sono: Bologna, Verona, Torino e Napoli collocate nella parte alta della
percezione della difficoltà, con il capoluogo dell’Emilia Romagna al 7° posto.
Mentre Palermo, diversamente dalle altre, risulta al centro della classifica con
il 56% degli intervistati. Nelle grandi capitali europee questa difficoltà è
comune, sono ai primi posti nell’ordine Amsterdam, Lisbona, Helsinki, Londra,
Stoccolma, Copenaghen, Varsavia e Bruxelles. Al contrario, in molte città
tedesche, tra cui la capitale Berlino, la ricerca di un alloggio a prezzi
ragionevoli non rappresenta un grande problema.
Un indicatore specifico del disagio abitativo italiano è la situazione degli
sfratti. I dati provvisori 2009, contenuti dall’ultimo rapporto del Ministero
dell’Interno, segnalano l’aumento dei provvedimenti emessi del 17,58 sull’anno
precedente, oltre 61mila. Questi numeri, a parere del SICET, in realtà sono
molto più alti, mancando nell’analisi i dati di numerose città. Dal documento
emerge con chiarezza l’aumento della difficoltà nel pagamento degli affitti, lo
testimoniano i quasi 52mila sfratti per morosità. Le richieste di esecuzione
sono state quasi 120mila e le esecuzioni 28mila, con una crescita del 10% sul
2008. Alla Lombardia il triste primato:+ 46% gli sfratti eseguiti con la forza
pubblica. Emergenza anche in Puglia + 47 %; Calabria +77%; Sardegna +58%. Tra le
città: Vicenza 1.082 provvedimenti emessi + 37%; Novara + 74% con 834; Firenze
+104% con quasi 3000. Roma con 25 mila sfratti. Ascoli Piceno 1600 +61%. Questo
quadro statistico delinea la necessità di un insieme di interventi immediati ai
vari livelli della competenza politica. Le risorse statali per l’emergenza
stanziate a fine 2009, a favore di regioni, comuni e enti gestori dell’edilizia
pubblica devono concretizzarsi in una nuova offerta abitativa, prima del termine
della proroga sugli sfratti, di fine anno. Questo intervento deve essere
accompagnato anche dalla linea di intervento sull’edilizia sovvenzionata
contenuta nel recente provvedimento di ripartizione alle regioni di 377milioni
di euro pubblicato sulla GU il 6 maggio. Servono poi misure locali che possano
mitigare gli effetti degli sfratti per morosità, attraverso l’impegno sinergico
di tutti i soggetti. Un esempio di buone pratiche è costituito dal protocollo di
intesa promosso dalla Prefettura di Bologna tra enti locali, associazioni dei
proprietari, organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli inquilini, istituti
di credito e fondazioni bancarie per la sospensione delle procedure di sfratto a
causa di morosità. Il meccanismo prevede che a fronte del pagamento da parte
dell’inquilino dell’80% del canone originario di locazione, le parti possono
convenire la sospensione degli sfratti per morosità, e l’inquilino può fruire di
un finanziamento agevolato del 30% del canone originario da restituire in 48
mensilità. Questo sarà garantito da un fondo di circa € 750.000,00, versato
dalla regione e dalle fondazioni bancarie.
Il disagio abitativo si deve ridurre anche attraverso una necessaria riforma
della legge sulle locazioni private, che con un unico canale contrattuale
concordato, riporti i canoni a valori accessibili per gli inquilini. Questo può
essere favorito anche attraverso una diversa tassazione, con una aliquota fissa,
dei redditi da locazione. Se si vuole concretamente limitare l’evasione fiscale
nel settore, la cedolare secca deve essere accompagnata da un meccanismo
virtuoso, che apra un serio conflitto tra gli interessi. L’unica strada è quella
di introdurre un sistema di detrazioni fiscali più convenienti delle attuali a
favore dell’inquilino, con aliquota analoga a quella applicata ai mutui. La
manovra economica del governo reintroduce la tracciabilità dei pagamenti oltre i
5.000 euro, è necessario allargare tale normativa alla totalità dei canoni di
locazione. Destinando le risorse così recuperate alle politiche abitative
pubbliche. Potremmo così invertire la tendenza all’aumento del disagio rilevata
dalla UE.