COMUNICATO STAMPA

 

Roma, 4 febbraio 2014

MODENA: NO SINDACATI INQUILINI AUMENTO IMU CANONI CONCORDATI

Modena 13 febbraio 2014. «Così si cancella un prezioso strumento sociale». Per questo i sindacati degli inquilini Sunia-Cgil, Sicet-Cisl e Uniat-Uil esprimono netta contrarietà all’ipotesi dell’amministrazione comunale di Modena di aumentare l’aliquota Imu sugli affitti a canone concordato, che dovrebbe passare dal 4,6 al 7,2 per mille. I sindacati temono che, a causa di questo aumento di tassazione, ai proprietari di alloggi non convenga più affittare con il regime calmierato, preferendo invece il canone libero, che in pratica vuol dire un costo più alto per l’inquilino. «Dobbiamo assistere per l’ennesima volta a una fiscalità locale iniqua che va contro le conquiste che abbiamo ottenute con le ultime manovre del governo – affermano i segretari provinciali del Sunia Antonietta Mencarelli, del Sicet Eugenia Cella e dell’Uniat Cristina Ferrero - Nell’autunno 2013 il governo ha dovuto prendere atto della necessità di creare un fondo per la morosità incolpevole per sostenere gli inquilini che non riescono a pagare l’affitto a causa della perdita di lavoro e della crisi economica. Inoltre sono state aumentate le risorse per il fondo sociale di sostegno all’affitto, che negli ultimi anni si erano quasi azzerate. Aver ottenuto a livello nazionale questi sostegni, ancorché insufficienti, significa che lo Stato riconosce la gravità della situazione per le famiglie in affitto. Ci aspettavamo la stessa attenzione e sensibilità anche a livello locale. Negli anni scorsi avevamo ottenuto aliquote Ici-Imu agevolate sui canoni concordati, con l’impegno dell’amministrazione comunale di Modena di mantenerle e rafforzarle nel tempo. Un contratto di affitto dura 3+2 anni, quindi i proprietari hanno fatto affidamento per questo arco di tempo sul mantenimento di aliquote agevolate, accontentandosi di canoni più bassi. L’aumento delle aliquote Imu sui concordati rischia a questo punto di spingere i proprietari ad affittare a canone libero, penalizzando così gli affitti calmierati per le famiglie e per gli studenti universitari». Sunia-Sicet-Uniat ritengono inaccettabile scaricare, anche parzialmente, i costi dell’Imu sugli inquilini e chiedono al Comune di Modena di cambiare rotta trovando risorse per sostenere i canoni concordati, per esempio attraverso la lotta all’evasione fiscale, che nel settore immobiliare è ancora elevata. «In un momento di grave crisi economica e sociale – aggiungono Mencarelli, Cella e Ferrero - appare irresponsabile penalizzare uno strumento di politica abitativa frutto di un accordo territoriale a forte valenza sociale che ha dato positivi riscontri proprio nella nostra città». Anzi, i sindacati degli inquilini chiedono di rivedere gli attuali accordi territoriali sui canoni concordati, sottoscritti nel Comune di Modena nel 2008, cioè prima dello scoppio della crisi economica. «In questi anni la situazione è cambiata e anche la capacità delle famiglie di sostenere i costi degli affitti. Non è un caso che si registri l’aumento della morosità incolpevole, con 2.774 sfratti nel 2013. Vi è, perciò, - spiegano Sunia-Sicet-Uniat - l’urgenza di revisione dei patti territoriali per abbassare gli importi degli affitti e adeguarli ai redditi attuali delle molte famiglie con componenti rimasti senza lavoro, finiti in cassa integrazione, precari ecc». Sono mesi che i sindacati inquilini modenesi chiedono alle associazioni dei proprietari co-firmatarie degli accordi (Asppi, Ape-Confedilizia, Uppi) di riformulare le tabelle per abbassare i canoni, ma i solleciti non sono stati finora accolti. «Succede addirittura che singoli proprietari di alloggi dati in locazione riducano il canone per andare incontro alle esigenze del proprio inquilino. Da notare che nella vicina provincia di Bologna i patti territoriali sono stati rinnovati con una riduzione dei canoni fino al 15 per cento rispetto al 2008. Pertanto – concludono i segretari provinciali del Sunia Antonietta Mencarelli, del Sicet Eugenia Cella e dell’Uniat Cristina Ferrero - non è più procrastinabile una risposta da parte delle associazioni».


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