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COMUNICATO STAMPA |
Roma, 31 maggio 2013
Ieri e oggi a
Riccione “Costruire una rete per il diritto alla casa”,
7° Congresso nazionale del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl
Ieri nella tavola rotonda il confronto tra i modelli di offerta abitativa
pubblica in Europa
Il segretario Piran: «Casa e città possono essere il volano della ripresa
economica»
Oggi la votazione degli organismi dirigenti e dei documenti finali
Si è aperto ieri pomeriggio a Riccione il 7°
Congresso nazionale del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl. Il congresso,
intitolato “Costruire una rete per il diritto alla casa”, si concluderà oggi
alle 17.
In primo piano, sottolineata da tutti i relatori, la drammatica situazione
italiana, con l’emergenza abitativa, la mancanza di investimenti per gli affitti
a prezzo calmierato e la progressiva eliminazione della protezione per i ceti
più deboli riguardo la casa.
La tavola rotonda che ha inaugurato il congresso, “Offerta abitativa pubblica in
Europa: modelli a confronto”, ha preso il via con la relazione di Massimo
Petterlin, segretario nazionale Sicet e componente del Board of IUT, che ha
sottolineato come siano 15 milioni gli italiani che si trovano in situazione di
disagio economico e abitativo.
Un problema non solo italiano, che riguarda gran parte dell’Europa mediterranea
e dei Paesi dell’Est.
Confrontando la situazione italiana con quella di Paesi come la Germania e la
Francia, si nota come in queste nazioni la spesa per il welfare sia notevolmente
più alta rispetto a quella del nostro paese: 262 mila euro pro capite in
Francia, 184 mila in Germania, solo 6 mila in Italia. Ricordando che nella spesa
per il welfare è compresa quella per casa, disoccupazione, povertà, previdenza,
sanità, infanzia, ecc. (fonte Cergas-Bocconi).
Esaminando in particolare lo stato dell’housing sociale in Europa, su una media
del 2,3%, l’Italia spende lo 0,1, a fronte del 2,2 di Germania e Grecia, del 2,7
della Francia e del 5,6 del Regno Unito.
Altri dati mostrano come in Italia (situazione condivisa da Belgio e Irlanda) vi
siano molte case di proprietà, e la spesa per l’affitto pubblico sia molto
debole, dato che incide tra lo 0,2 e l’1% sul Pil.
Molto interessanti ed efficaci gli esempi di sinergie in alcuni paesi europei.
In Austria, ad esempio, a Vienna in particolare, una legge nazionale impone ai
costruttori che il 30% del costruito sia destinato all’edilizia sociale.
Per quanto riguarda l’Olanda, è assai significativo che l’art. 22 della
Costituzione di questo paese indichi il “diritto ad abitazioni adeguate”. Da
segnalare che in Olanda il 75% delle abitazioni è in locazione, di cui il 32%
locazione pubblica. La realizzazione e l’assegnazione degli alloggi in affitto a
prezzi accessibili non è in mano allo Stato, ma è affidata ad associazioni e
fondazioni.
Oltre a Petterlin, alla tavola rotonda hanno partecipato Emidio Ettore Isacchini
(presidente nazionale Federcasa), Daniele Barbieri (segretario generale Sunia),
Augusto Pascucci (presidente Uniat Uil).
Al termine della tavola rotonda, il microfono è passato a Guido Piran,
segretario generale Sicet, che nella sua relazione ha evidenziato come sia
necessario «un piano che coniughi coesione sociale, economica e territoriale a
partire dall’edilizia residenziale pubblica, dalla riqualificazione delle città,
dalla salvaguardia del paesaggio naturale e urbano, dall’efficienza energetica,
dalla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio urbanistico e abitativo
nelle aree a rischio sismico e idrogeologico». Fondamentale anche «una legge
quadro per il welfare abitativo».
Piran ha sottolineato come casa e città possano essere il volano per il rilancio
dell’economia e del Paese, ma solo «se cambia la prospettiva delle politiche
d’investimento e dell’offerta». Sono dunque necessari «massicci investimenti nei
piani di edilizia pubblica», con una «sensibile riduzione dei livelli di rendita
e di profittabilità».
A fronte della mancanza di risorse, il segretario generale del Sicet rileva che
«Il settore delle costruzioni potrebbe trovare la liquidità necessaria tramite
l’immissione sul mercato del social housing della produzione invenduta, anche se
a prezzi notevolmente ridimensionati rispetto alle pretese iniziali. Il governo
interverrebbe sulle banche creditrici con qualche misura per facilitare
l’operazione. Recuperata almeno in parte la liquidità, agli operatori non resta
che spostare la filiera produttiva su offerte abitative accessibili alle
disponibilità economiche attuali, sulla riqualificazione urbanistica, edilizia
ed energetica dell’esistente e sulla rigenerazione urbana».
Va inoltre previsto un «fondo permanente per le politiche abitative», mentre
«un’ulteriore fonte di finanziamento dovrebbe provenire dalla Cassa depositi e
prestiti quale finanziatore a tassi agevolati di progetti speciali realizzati da
operatori no profit, enti pubblici, gestori di Erp che prevedano rilevanti quote
di alloggi pubblici a canone sociale».
Il Congresso nazionale del Sicet prevede oggi la votazione degli organismi
dirigenti e dei documenti finali.