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COMUNICATO STAMPA |
Roma, 9 marzo 2009
In merito alle dichiarazioni del Presidente del
Consiglio sulla proposta di Piano Casa in discussione nel Consiglio dei
Ministri, il SICET ribadisce il giudizio fortemente negativo precedentemente
espresso. In realtà quanto dichiarato dall’On. Berlusconi non c’entra
assolutamente niente con un qualsivoglia Piano Casa, come risulta assolutamente
inadatto il parallelo con il Piano Fanfani.
In un Paese, l’Italia, fanalino di coda tra i paesi europei per la spesa sociale
in materia abitativa, con circa 54.000 famiglie sfrattate nel 2008, a cui si
aggiungono 117.000 richieste di esecuzione degli sfratti decretati negli anni
precedenti, con oltre 650.000 famiglie utilmente posizionate nelle graduatorie
comunali per le case popolari il cui reddito annuo è inferiore a €. 14.000, il
Governo propone un Piano Casa che non affronta neanche lontanamente il bisogno e
la difficoltà abitativa.
Non l’affronta dal lato dell’emergenza, distogliendo le risorse già
precedentemente impegnate a favore degli sfrattati.
Non l’affronta dal lato della programmazione e degli investimenti, ignorando il
problema abitativo nei provvedimenti anticrisi.
Non l’affronta dal lato delle politiche giovanili e delle politiche attive del
lavoro, scordandosi di intervenire per ridurre il caro affitti e per favorire la
mobilità territoriale.
Non propone una legge sulle locazioni private per abbassare il prezzo degli
affitti e scongiurare gli sfratti per morosità, al contrario riduce la dotazione
del Fondo sostegno all’affitto dell’anno in corso e lo ridurrà ulteriormente nei
prossimi anni.
Il Piano del Governo finanzia la produzione di case da mettere in vendita, che
andranno ad aggiungersi alle circa 350.000 abitazioni, già costruite e in via di
costruzione, rimaste ancora invendute.
Il SICET chiede un Piano Casa vero, che serva a risolvere la povertà abitativa
che assilla il nostro Paese, che recuperi al vivere civile le periferie in crisi
delle grandi aree metropolitane, che dia opportunità e fiducia ai giovani
favorendone l’emancipazione dalle famiglie d’origine.
Solo un grande progetto concertato con Regioni, Comuni e parti sociali, in cui
si riconosca a ciascuno il diritto all’abitare a costi sostenibili, potrà
costituire un formidabile impulso allo sviluppo e all’uscita dalla crisi.