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COMUNICATO STAMPA |
Roma, 17 luglio 2008
Alla Camera dei Deputati è
iniziata l’analisi della manovra economica sulla quale quasi certamente il
Governo chiederà l’approvazione con il voto di fiducia. Il contenuto del
provvedimento relativo alle politiche abitative, se non profondamente
modificato, produrrà un effetto devastante sulle famiglie che versano in grave
difficoltà economica e sono in attesa di poter accedere ad una casa in affitto a
basso costo.
Non assegna risorse: dopo l’enorme spreco di denaro dovuto
all’annullamento dell’ICI, per la realizzazione del piano casa non viene
stanziato nemmeno un centesimo di finanziamento, le uniche risorse messe in
campo deriveranno dalla dismissione del patrimonio abitativo gestito dagli ex
IACP oltre alla speranza di investimenti privati.
Demolisce il servizio abitativo pubblico: la decisione di dismettere
l’intero patrimonio abitativo pubblico, priva il Paese di un servizio già
gravemente insufficiente quale quello della casa pubblica. Tra l’altro in
contraddizione con la relazione di illustrazione del disegno di legge presentata
dal governo, in cui si denuncia l’enorme gap tra la dotazione di case popolari
dell’Italia e quella dei restanti paesi europei.
È costituzionalmente illegittimo: in quanto espropria regioni e comuni
della competenza esclusiva in materia di Edilizia Residenziale Sociale e di
politiche di governo del territorio, più volte confermato dalla Corte
Costituzionale.
È strategicamente sbagliato: il Piano si propone di realizzare quasi
esclusivamente alloggi da mettere in vendita e non tiene in considerazione che
le fasce sociali a cui si rivolge non hanno nessuna possibilità di accesso al
mercato del credito, visto l’alto costo del denaro e l’incapacità delle famiglie
di offrire agli istituti di credito le necessarie garanzie per l’accensione di
un mutuo. Il Piano non prevede riserve di alloggi destinati alla locazione
permanente, mentre tutti gli analisti ritengono quella dell’offerta in affitto
sociale e sostenibile la vera necessità del mercato abitativo nel nostro Paese.
È razzista: il provvedimento esclude dall’accesso agli alloggi realizzati
dal Piano e dal diritto al Fondo Sostegno all’Affitto i cittadini stranieri con
un periodo di residenza in Italia inferiore a 10 anni e sotto i 5 anni nelle
regioni che indiranno i bandi. Come tutte le espressioni razziste, oltre ad
essere incivili sono anche stupide. Escludere milioni di persone da un diritto
di cittadinanza e di integrazione vera, nel caso specifico, significa non
permettere al mercato l’opportunità di intercettare risorse derivanti da una
importante quota di percettori di reddito.
Guido Piran, Segretario Generale del sindacato inquilini promosso dalla CISL,
si appella a tutti i gruppi parlamentari, alle rappresentanze sociali, alle
associazioni del volontariato sociale, in particolare a quelle che agiscono in
difesa dei più poveri e degli stranieri in difficoltà, affinché facciano sentire
la propria voce per modificare l’impostazione del Piano casa e impedire
l’ulteriore proliferazione di norme xenofobe nella legislazione italiana.
“Il SICET”, continua Piran, “si farà parte attiva nella predisposizione di
proposte di riordino della normativa sulle politiche abitative, per dare reali
opportunità abitative alle famiglie disagiate, agli anziani e ai giovani e per
contribuire in modo corretto allo sviluppo economico del Paese”.