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COMUNICATO STAMPA |
Roma, 7 luglio 2008
Gli articoli 11 e 13 della
manovra economica del Governo contengono le misure definite: “Piano casa”.
Il Piano prevede la realizzazione di programmi regionali. di edilizia
(cosiddetta) sociale,da attuarsi con accordi di proget-financing tra regioni e
privati, definendo:
Il SICET e gli altri sindacati degli inquilini hanno fortemente contestato il Piano governativo, specificando che le critiche derivano specificatamente dai seguenti motivi:
In pratica il ministro Tremonti cerca di mantenere inalterata la sua fama di
inventore della finanza creativa e ci propina una scopiazzatura disordinata di
programmi regionali, in particolare della Lombardia, con l’obiettivo dichiarato
di marcare una qualche differenza col precedente Governo.
La questione delle risorse è il problema centrale
Si prendono i soldi stanziati nella finanziaria per il 2007, quelli del
programma per l’emergenza abitativa concordati al Tavolo di concertazione
nazionale sulla politica abitativa, quelli della finanziaria per il 2008 per
costituire una società a cui conferire il patrimonio del demanio militare,
quelli dei contratti di quartiere, in tutto fanno circa 980 milioni di euro e si
cambia modo di spenderli. Non si aggiunge un centesimo di soldi freschi.
I programmi da cui si distolgono le risorse sono per circa il 70 % destinati a
edilizia sovvenzionata, per il passaggio da casa a casa gli sfrattati, attaverso
progetti di recupero, completamento, ristrutturazione di 12.500 alloggi di
proprietà dei comuni o degli ex IACP; l’altro 30% circa sono destinati a
programmi di recupero e di rigenerazione urbana di quartieri in crisi, gli
alloggi derivanti da questi programmi sarebbero stati resi disponibili per
famiglie escluse dalle graduatorie di edilizia residenziale pubblica e affittate
a un canone sostenibile da definire a livello regionale.
Il Piano di Tremonti si propone di realizzare alloggi in affitto a varie entità
di canone da definire non si sa come, il 40% del realizzato sarà proposto in
vendita, non si capisce a quale prezzo.
Ci sono forti dubbi di illegittimità costituzionale del provvedimento, nel senso
che la Corte Costituzionale ha già emesso numerose sentenze di illegittimità nei
confronti di norme simili a quelle che ci troviamo di fronte. In particolare il
contenuto dell’articolo 13 sulla dismissione del patrimonio abitativo delle
regioni è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza 94/07 della Corte.
L’illegittimità non si ferma alla vendita degli alloggi pubblici, ma interviene
anche sulle norme urbanistiche di competenza dei comuni.
Il SICET e gli altri sindacati degli inquilini sta svolgendo una fitta attività
di incontri a tutti i livelli istituzionali, in particolare a livello
parlamentare allo scopo di far modificare il provvedimento del governo.
In particolare il prossimo 15 Luglio ci sarà l’autoconvocazione del tavolo di
concertazione nazionale sulle politiche abitative a cui hanno dato la loro
adesione le confederazioni CGIL CISL UIL, l’associazione dei comuni, le regioni,
Confservizi, Federcasa, le centrali cooperative e molti altri soggetti
interessati.
L’obiettivo dei promotori è di far capire ai ministri interessati Sacconi e
Matteoli che occorre cambiare strada, soprattutto che si riprenda il tavolo di
concertazione e da lì si riparta.