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COMUNICATO STAMPA |
Roma, 27 giugno 2008
Il programma di governo per la casa prevede la cancellazione dei progetti definiti
dalla precedente legislatura e già in fase attuativa, per usarne le risorse in modo
differente.
In pratica gli stanziamenti previsti dalle due Finanziarie del governo Prodi sono
abrogati e indirizzati ad un piano che prevede quasi esclusivamente iniziative in
partenariato tra pubblico e privato, non risultando chiaro se ad affitto permanente
o anche in proprietà.
Si tratta di un arretramento del metodo concertativo considerato che quanto sopra,
era già stato concordato al Tavolo di concertazione nazionale sulle politiche abitative.
Inoltre il decreto prevede l’alienazione generalizzata del patrimonio degli ex IACP,
ciò significa che se fosse venduto tutto l’attuale patrimonio, pari a circa 950.000
alloggi, con le modalità previste dal piano governativo, il ricavato potrebbe produrre
circa 130-150.000 nuovi alloggi.
Infatti i prezzi saranno commisurati al canone di locazione calcolato sulla base
delle condizioni economiche degli inquilini, quindi si tratta di una vera svendita,
e le regioni potranno affidare le operazioni di vendita a società esterne.
Le risorse derivanti dalla dismissione (mediamente un quinto del valore catastale
degli immobili) saranno destinate al reinvestimento in edilizia sociale.
“A parere del Sicet,”- continua Piran – “ fermo restando la normativa, gli stanziamenti
e le destinazioni già definite, è importante che il Piano casa individui sin da
subito il fabbisogno abitativo a livello nazionale, allo scopo di ampliare l’offerta
di abitazioni a canone sociale e a canone moderato, inoltre le iniziative di partenariato
pubblico/privato dovranno essere aggiuntive e non sostitutive del patrimonio abitativo
pubblico esistente.”
In conclusione, per una politica abitativa seria e di risposta reale ai problemi
ancora aperti, il Sicet chiede al Governo:
“A proposito di quest’ultimo punto” – aggiunge Piran- “Il Sicet concorda con la proposta della CISL di modificare il paniere dei prezzi al consumo delle famiglie degli operai e degli impiegati, dando maggior peso ai costi degli affitti e dei mutui per la prima casa.”